martedì 31 agosto 2010

agosto, blog mio non ti conosco...


Dopo tanto tempo, non solo fatico a ricordare come si accende il computer, ma le mie dita incespicano sulla tastiera in modo talmente maldestro che riesco a snocciolare sul monitor solamente parole incomprensibili ricche di k, x e w buttate lì alla rinfusa. Però adesso, a ferie finite, si riprende: ordine e rigore, oltre ad un surplus di lavoro per il correttore ortografico.

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La sera del primo giorno di ferie, dopo aver traslocato il contenuto di mezza casa di Ferrara in quella Spina, io e la mia signora decidiamo di andare a farci divorare dalle zanzare in una pizzeria all’aperto e lì incontriamo un'allegra combriccola, di cui fa parte anche uno dei transfughi desaparecidos del bagno Granchio che, vedendomi, mi chiede: “Allora, quand’è che aggiorniamo il blog?” Tergiverso, spiegando che sono in ferie, che il portatile è stato requisito da mia moglie e che le vacanze mi forniranno di sicuro gli stimoli e le idee necessarie per pubblicare nuove cose.

Il giorno dopo, mattinata appena decente e pomeriggio di pioggia. Per cui: pulizie generali.

Avevo appena finito di spiegare ad un gruppo di ragni, impugnando l’aspirapolvere turbociclonico acceso a manetta, il concetto filosofico del “trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato”, che un’automobile si ferma davanti al cancello di casa. Era una delle “tre migliori giocatrici degli ultimi 150 anni”. Dopo i saluti di rito, mi butta lì: “Ho dato un’occhiata, al blog … battiamo la fiacca, eh!”
Effettivamente battevo un po’ la fiacca, e con l’idea di continuare a batterla per ancora un po’ di tempo. In fin dei conti ero in ferie, e comunque aspettavo quasi che, rispetto alle mie pubblicazioni sul blog, almeno per una volta la domanda superasse l’offerta.

Ma adesso, dopo esserci ritemprati, siamo pronti a raccontare i rutilanti eventi di questo agosto: le donne, i cavalier, l’arme e gli amori, le singolar tenzoni, sangue e arena, birra e salsicce, drammatici infortuni e miracolose guarigioni, il "D-day", tutto - magari un po’ alla rinfusa – nei prossimi post. 

Nel frattempo pubblico queste due immagini, che mi sono state richieste da alcuni del gruppo dei “Dannati”, mi auguro per un loro utilizzo, se non proprio nobile, almeno per scopi non esasperatamente turpi.
La prima è l’immagine che è stata stampata sulle magliette, che è un po’ il compendio di un modo di pensare il beach tennis.


Ma occorre fare una premessa tecnica. Nel linguaggio dei fumetti, la “linea cinetica” è quel tratto disegnato che allude ad un movimento, creando un senso di dinamicità in un’immagine statica. Noterete che l’unica linea cinetica esistente nel disegno è quella, lieve, sotto la pallina lanciata in aria dal giocatore a sinistra. Per il resto tutto è fermo, immobile. Questo perché il nostro beach tennis privilegia l’aspetto estetico rispetto a quello agonistico, la grazia rispetto alla potenza, la bellezza rispetto alla velocità: si gioca non per vincere, ma per partecipare. Anche perché, per come giochiamo, non è che ci sia una gran speranza di vincere.


La seconda immagine, che è una bozza realizzata dopo che il primo disegno è stato velatamente accusato di maschilismo (per l’assenza delle giocatrici, ma si sa che noi beachtennisti siamo fondamentalmente dei misogini…), non solo ribadisce la nostra attenzione alle valenze estetiche del gioco, ma la trasmuta in pura contemplazione.
D’altra parte:
- che il team sia composto prevalentemente da individui contemplativi è evidente, basta guardare come osserviamo, immobili, le bizzarre parabole dei pallonetti che ci scavalcano o le ovattate traiettorie delle smorzate che non riusciamo a raggiungere;
- che il team sia composto prevalentemente da esteti è cosa universalmente nota,  un segno distintivo che non ha bisogno di essere continuamente ricordato…

due esteti del  Team.
Quando Magellano, esplorando  la Terra del Fuoco, vide per 
la prima volta i pinguini patagonici, li descrisse esattamente così