giovedì 9 settembre 2010

infortuni di mezza estate

Un ferragosto costellato di infortuni.
Il primo è capitato a me. Uscito da una cena a casa di amici del Team, sono rocambolescamente riuscito a cadere in bici da fermo. Sembra facile, ma provateci.
Solo in tre, al mondo, siamo riusciti a farlo: io, Pippo e l’ispettore Clouseau.

 
gli altri due geni capaci di cotanta impresa;
loro però sono personaggi di pura fantasia...

In sostanza ero a cavallo della bici, di fianco al marciapiede, quando si è staccato dalla staffa il fanalino posteriore comprato dai cinesi, mia moglie lo ha raccolto da terra e me lo ha allungato, io mi sono divincolato per infilarlo nella borsa sotto il sellino, la ruota davanti della bici si è girata di 90 gradi ed io, con la mano occupata dal maledetto fanale e contorto come una biscia, ho clamorosamente mancato l’appoggio del piede sul cordolo e sono crollato schiantandomi sul selciato come una pera. 
Di testa.
E non sono ancora neanche tanto anziano. Pensate a cosa potrà succedere tra qualche anno...
Alla fine poi, niente di grave, solo un graffio sotto il sopracciglio, anche se sanguinavo come uno appena uscito da una vergine di Norimberga.
Beh, sinceramente proprio sobrio non ero, qualcosina avevo bevuto, ma non è questo il fatto, visto che poi in sella alla bicicletta sono riuscito a tornare a casa.
Anche agevolato dal fatto che a Spina – notoriamente progettata da un’urbanista ubriaco - non esiste un rettilineo, e che basta imbroccare per il verso giusto la prima curva che  poi le altre vengono da sé.
Se però la prima curva la sbagli, allora è un’ecatombe: il tuo percorso si trasforma in un videogame truculento dove ogni dieci secondi c’è uno schianto, in seguito al quale ti appare davanti agli occhi la scritta “Game over!

ritratto dell'architetto che ha disegnato 
il piano urbanistico del Lido di Spina

Quando sono arrivato a casa, le luci dello specchio del bagno mi hanno rivelato la cruda realtà.
Avevo un’ammaccatura sullo zigomo sinistro, sangue che sgorgava copioso dal sopracciglio ed un inquietante versamento sulla palpebra, che assomigliava ad una velatura di ombretto, inizialmente rosa, poi fucsia, violetto ed infine verdino. 
Molto pulp.
Se la metà destra del viso era la mia solita (e quindi di una bellezza imbarazzante), quella di sinistra era un curioso mix tra il volto di un pugile suonato e quello di una drag queen mal truccata.

...

Il giorno dopo, fin dal primo mattino mentre salivo in auto per tornare a Ferrara a recuperare un paio di occhiali di ricambio - visto che gli altri si erano allegramente fracassati - e per diversi giorni ancora, è stato un continuo giustificare l’accaduto a tutti quelli che incontrandomi esclamavano: “ARRRGHH! Ma cosa hai fatto?!?”, guardando prima me con l’espressione di chi si imbatte in Elephant man o in Quasimodo di Notre Dame de Paris, e poi mia moglie con una dolorosa espressione di solidale commiserazione.
All’ennesimo  resoconto sul triste accadimento mi sono rotto un po' le balle, e allora piano piano ho cominciato a infiorare la storia, a renderla più interessante, ambientandola in contesti più esotici…

Un po' di pazienza e vi farò sapere.

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