giovedì 29 dicembre 2011

ogni promessa è debito

Ed eccomi qui, nell’amena Val Polenta (credo si chiami così, ma non sono proprio sicuro, questi posti si assomigliano un po’ tutti), sdraiato sul letto della mia cameretta d’albergo, con il computer appoggiato sulla pancia che emette lugubri borbottii causati probabilmente dalla cena con gli strozzapreti al fieno di malga d’altura, lo stesso di cui sono ghiotte le mucche che pascolano placidamente nei dintorni.
E che placidamente lo restituiscono alla terra nelle forme mostruose che tutti conosciamo e che anche qui costellano gli ameni pendii, in un virtuoso ciclo naturale in cui nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, in peggio.
Consapevole del fatto di non essere dotato del particolare apparato digerente dei bovini, né degli enzimi adatti a trasformare la cellulosa del foraggio in zuccheri o roba più semplice, già la vedo male. E non oso pensare ai prossimi giorni.  
Ma da persona seria che onora le promesse tengo duro, e non appena riuscirò ad appropriarmi della chiavetta internet che mi è stata sequestrata dall’essere qui a fianco che sta taggando a tutta manetta la copertina pubblicata ieri, metterò sul blog il tanto tormentato calendario 2012 dei dannati del beach tennis.

Ecco, finalmente il momento è arrivato… e se sta maledetta connessione si decide a partire… magari entro la notte…

Alè, fatto! Anche stavolta è andata. Ecco finalmente qui il

calendario 2012

de “i dannati del beach tennis”.

Potete come al solito guardarlo, copiarlo, stamparlo o, molto più semplicemente, ignorarlo.

Ma comunque decidiate, buon anno a tutti.

martedì 27 dicembre 2011

trailer

Siccome non mi decido mai a concludere le cose (come ben saprà chi gioca a beach tennis con me, e anche chi condivide altre esperienze… Ma ci si deve rassegnare, questa è la caratteristica di noi inguaribili sognatori), eccovi stasera l’anteprima del calendario 2012 dei dannati del beach tennis.
Con immagini rigorosamente in bianco e nero (ce la passiamo male e quindi occorre essere austeri), il tema del calendario è: i miti del nostro tempo.
E nella copertina che pubblico riconoscerete una nutrita schiera di miti del nostro tempo che, vedendosi ivi raffigurati, saranno orgogliosi e felici come bovini che si rotolano nel letame.


Gli assenti non si lamentino: saranno sfuggiti agli obiettivi delle nostre macchinette fotografiche per colpe solo e soltanto loro, la prossima estate siano più presenti e più protagonisti e le cose forse cambieranno.

Gli altri miti del nostro tempo li troverete nelle pagine interne del calendario, non appena risolverò i drammi interiori che mi dilaniano (la capacità di scegliere non è decisamente il mio forte).
Forse già da domani sera, se la chiavetta internet che mi porterò dietro mi consentirà di comunicare efficacemente con il web.
Perché domani si parte per la montagna, luogo in cui notoriamente io mi ritrovo come un pesce fuor d’acqua, un pollo nel giardino di casa Amadori, un pinguino all’equatore, un gorilla al polo nord.

venerdì 23 dicembre 2011

piccoli accorgimenti per ovviare all’inesistenza di Babbo Natale

Premesso che il tradizionale calendario (c’è anche quest’anno, che sarà anche l’ultimo, almeno secondo i Maya, popolo con una gran testa ma notoriamente privo di collo) lo pubblicherò tra qualche giorno, e cioè non appena mein doktor libererà mie braccia imprigionate da camicia bianca con lunghe maniche che si legano dietro la schiena, facendomi uscire da mia cameretta con pareti imbottite come trapunta invernale, devo darvi alcune notizie.

Brutte.

Prima notizia: le cose vanno come vanno, e cioè male.
Se l’anno scorso le renne comacchiesi - quelle dalle caratteristiche corna ritorte a forma di anguilla marinata -, volando nel cielo stellato sopra le nostre teste la notte di Natale, avevano sganciato di tutto tranne che doni, sappiate che quest’anno si sono alimentate con del foraggio molto ma molto più ricco di fibre: quindi vedete un po’ voi.

Seconda notizia: Babbo Natale non esiste.

Terza notizia: neanche la Befana.

Quindi facciamoci coraggio: ci siamo solo noi.
Che però di questi due personaggi sappiamo coglierne lo spirito. Dobbiamo riuscire quindi a riprogrammarci, guardare il futuro con occhi nuovi e da un diverso punto di vista, senza rimpianti, niente piagnistei, palla lunga e pedalare.
Cambia la scena, ma noi dannati (e non solo del beach tennis) siamo sempre gli stessi: voglio proprio vedere chi la spunterà alla fine!
E due sane racchettate, anche se maldestre come al solito, sono convinto che ci sappiano dare una bella mano.


Auguri, amici miei.

E tra qualche giorno sbirciate nel blog, che arriva il calendario.

giovedì 15 dicembre 2011

messaggi rassicuranti

Come dicevo qualche giorno fa, il passaggio è stato repentino, repentino e traumatico.
Troppo: da un giorno all’altro siamo passati dal nano Bagonghi al Rigor Montis.
Questo cambiamento ha lasciato tutti sbigottiti: e se l’Italia è attonita, l’Europa è addirittura spaventata.
L’Italia cialtrona del se po’ ‘ffa, la gretta arroganza del celodurismo, il paese della pizza, di Pulcinella e del mandolino, dov’è finita?  
Troppi sconvolgimenti. L’Italia e gli italiani non possono cambiare così di botto. 
C’è una reputazione, storicamente consolidata, da difendere.
E allora il nuovo premier – nelle opportune sedi – è stato costretto a fare un gesto rassicurante, ha dovuto dare un segnale di continuità…

… prima all’Italia…


… poi all’Europa.


E per tranquillizzare gli ultimi perplessi, il popolo, i mercati e quant'altro, et voilà, il colpo di teatro finale!


Ah, les italiens

...

Detto questo, per i reati – tipo vilipendio a chissacosa o altri a me ignoti – che mi verranno ascritti, qualcuno tenterà di formulare la sua richiesta di condanna: il rogo. Non è che ci sia per caso tra i lettori un avvocato bravo che, magari patteggiando, possa farmela cavare - che ne so -, con un paio di minuti nel microonde? 
Ma mi raccomando, un avvocato bravo: mica uno di quelli che d’estate calpestano inutilmente i campi da beach tennis tra il bagno Spina e il bagno Granchio!

sabato 10 dicembre 2011

una modestissima proposta (per uscire dalla crisi)

Non ho mica fatto in tempo!

Spero non pensiate che sia colpa mia, anche se avevo ipotizzato che il diciassettesimo post avrebbe potuto portare ulteriore sfiga.
Magari potevo essere più veloce a pubblicare il diciottesimo, forse sarebbe anche cambiato qualcosa, ma non credo.

Beh, siamo dunque alla stretta finale.
O meglio speriamo che questa sia davvero la stretta finale, perchè se come si vocifera questo non è che un primo passo, sarà davvero il caso di preoccuparsi sul serio.
Il governo dei tecnici ha fatto come temevo confusione, scambiando i bastoni molto piccoli con delle carote molto grosse. Ha cominciato a preparare l’albero di Natale e per prima cosa ha infilato subito il puntale. Le palle le metterà dopo, dicono.

Ero un po’ scettico, lo ammetto, e consapevole del fatto che se un malato chiama il medico questo poi gli ordina una medicina che in genere è amarissima. E anche un po’ impaurito dal nuovo premier, così austero ed algido.
D’altronde è noto come io, da buon beachtennista, ai monti - dovunque si trovino - preferisca di gran lunga il mare.
Così siamo passati da un circo cialtrone ai cavalieri dell’apocalisse, da Barnum a Bergman, da Stanlio e Ollio ad Amleto, e ci ritroviamo schiavi di una moneta, dei mercati, delle borse, dei titoli, dello spread, delle agenzie di rating che ci gufano contro e di chi più ne ha più ne metta, ma con la precisa sensazione che nonostante tutto la colpa non sia proprio nostra… Io perlomeno non mi sento di aver fatto nulla, non so voi, e quindi non capisco perché dovrò espiare delle colpe che sento non mie.
Poi noi beachtennisti abbiamo già dato. Da tempo ci obbligano sporadicamente a giocare il doppio misto: non possiamo assolutamente sopportare ulteriori gravi sacrifici.

Stiamo transitando da una democrazia che ha prodotto la classe politica che ha prodotto, seppur eletta dal popolo che c’è (non si può pretendere…se il Grande Fratello è alla sua decima edizione, un motivo ci sarà pure) ad una plutocrazia, dove dettano legge le borse, i mercati, le banche e gli economisti. Ma con l’impressione di essere continuamente in ritardo, per quante manovre faccia il governo c’è sempre qualcuno che gli frega il parcheggio e ci ritroviamo sempre in mezzo alla strada.

Serve uno scatto d’ingegno, un’invenzione, bisogna volare alti ed andare oltre.
Uscendo da una democrazia malaticcia, cerchiamo di saltare la plutocrazia: puntiamo direttamente ad una pippocrazia.
E se può essere utile, ecco il mio piccolo contributo: ho già pronto il simbolo.