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mercoledì 6 aprile 2011

estate in anticipo

Nessuno ci sperava, e nessuno se l’aspettava.
Ma l’estate è arrivata e ci ha colti di sorpresa, per cui venerdì sera - mentre io cercavo per casa la roba da spiaggia - mia moglie si è chiusa in bagno, e dai ronzii che sentivo ho capito che stava depilandosi. Ed è uscita dopo tre ore. 
Beh, è singolare dirlo, ma proprio non sospettavo di convivere da anni con un licantropo! 

 il particolarissimo epilatore utilizzato da mia moglie 

La mattina dopo, riesumati dal fondo dei cassetti io un vecchio paio di boxer da mare in lana cotta e mia moglie un bikini in pile (in questa stagione il clima è traditore, e la depilazione certo non aiuta), e raccattato un flacone di crema solare con la data di scadenza sbiadita dal tempo, siamo partiti per Spina.

Un rapido passaggio per la nostra casetta, oggetto di un recente intervento di sistemazione degli intonaci interni che l’ha ridotta come la Casa dei Gladiatori di Pompei - per cui l’ho aperta e subito richiusa come fanno i chirurghi con certi malati terminali -, il tempo di recuperare dall'armadio due teli da mare i cui lembi esposti a nord erano tappezzati da muschi e licheni, e ci siamo fiondati in spiaggia. 
Unico posto tra l’altro dove vengo risparmiato dai pollini che stanno cominciando ad infestare l’aria.

Sabato mattina siamo arrivati tra i primi, la spiaggia era spianata, e subito - paralizzando il lavoro delle maestranze con cui il gestore del bagno contava di aprire l’attività - ci siamo dedicati alle complesse operazioni di tracciamento ed installazione di quello che ritenevamo fosse il minimo necessario per giustificare la nostra presenza in spiaggia, vale a dire di almeno un paio di campi da beach tennis fatti per benino. Abbiamo allora recuperato reti, righe e attrezzi vari e ci siamo messi al lavoro di buona lena.

 Sulle prime abbiamo armato di cordella metrica l’amministratore delegato del Team, che in gioventù era stato un valente strumentista. Alla terza misura sbagliata (chiamava gli otto metri ogniqualvolta vedeva il numero 8 comparire sulla bandella di plastica), e dopo averci fatto disegnare sul terreno una complessa poligonale che ricordava la tormentata planimetria del Guggenheim Museum di Bilbao, ci siamo resi conto che non aveva alcuna dimestichezza con il sistema metrico decimale (che forse, all’epoca in cui lui lavorava, non era ancora stato codificato).
Per cui l’abbiamo riassegnato ad una diversa ma altrettanto prestigiosa mansione: addetto a conficcare dei picchetti che fissano le righe negli angoli del campo da gioco.
Ma anche in questo caso qualcosa è andato storto: avendo piantato i picchetti alla stessa profondità alla quale si piantano le begonie, questi saltavano via ogniqualvolta veniva sfiorata la riga. Per cui è intervenuto il ragazzo del bagno che, armato di badile, ha piantato i picchetti a una profondità tale che sembra che la punta di uno sia sbucata in Nuova Zelanda - precisamente nella baia di Auckland -, mentre l’amministratore delegato veniva investito di un nuovo, fondamentale compito: vice reggitore del badile (vice, perché si è ritenuto più pratico appoggiare il badile ai pali di sostegno delle reti, o addirittura per terra).

 veduta della città di Auckland. Sulla destra la punta 
del picchetto che gli astuti neozelandesi 
hanno subito trasformato in torre panoramica
  
In seguito, accertata anche la sua incapacità di reggere il badile (lo teneva per la pala anziché per il manico), lo abbiamo impiegato come unità di misura per determinare l’altezza delle reti, raccomandandogli di non saltellare. Una fatica terribile…

 l'Amministratore delegato del Team, ritratto nell'attività 
che gli riesce meglio: reggere se stesso appoggiandosi 
ad un palo ai margini di un campo da beach tennis
  
Dopo un lasso di tempo che ci è sembrato interminabile, i due campi erano pronti. E non abbiamo fatto in tempo ad occupare il primo che sull’altro si erano già spudoratamente precipitati quattro avventori dell’odiato Bagno Granchio, che avevano sorvegliato ghignando le nostre peripezie già con l’intenzione di approfittare come biechi parassiti delle nostre fatiche, mentre i gestori del loro bagno – invece di preparare la spiaggia -, stavano là a scriccare le teglie per l’inutile pizza della Franca.
Li abbiamo guardati malissimo per tutto il tempo in cui hanno giocato, e quando se ne sono andati la prima cosa che ci è venuta spontanea è stata quella di marcare il territorio, pisciando lungo il confine tra i due bagni. Cominciamo bene.

Anche perché, facendo i conti, i due campi erano proprio il minimo necessario rispetto alle presenze previste…
Perchè si è purtroppo verificata l’inspiegabile defezione della più autorevole candidata all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, che pur avendo più volte preannunciato telefonicamente il suo arrivo – tanto che avevamo avuto l’impressione che fosse già lì, dietro l’angolo, ad infilarsi le ciabatte – misteriosamente non è mai arrivata. Costringendoci tra l’altro a giocare estenuanti partite ONLUS, pessimo viatico per l’inizio della stagione agonistica…

 assistita ONLUS mentre esegue il suo colpo favorito: 
il rovescio a mazzancolla rancinata

Dev’esserle successo sicuramente qualcosa di grave.

E queste sono le ipotesi che – aspettando Godot -, sono state formulate.

1) Stava percorrendo la superstrada ed era ormai in prossimità dell’uscita sulla Romea quando, premendo un misterioso pulsante sul cruscotto della sua automobile nuova, ha subito un’impressionante accelerazione e tra lampi e fiamme si è ritrovata al Lido di Spina, ma nell’anno 1971 (come nel film “Ritorno al futuro”).

2) Dopo aver inconsapevolmente assunto cibi contaminati dalla radioattività proveniente dal Giappone, ha cominciato a dematerializzarsi nel tragitto tra Ferrara e Spina. Al suo arrivo al bagno era ormai completamente sparita: lei c’era, ma noi non potevamo vederla… (e adesso gira bendata e con gli occhiali scuri come il protagonista del film “L’uomo invisibile”).


3) Mentre partiva per il mare, la sua automobile è stata risucchiata in un vortice spazio-temporale creatosi in prossimità di una rotatoria di via Ravenna. Ancora adesso continua a girare in tondo a bordo della sua nuova fiammante auto rossa, costituendo un’attrazione che ormai tutti i bambini del quartiere preferiscono alle giostre installate sul Montagnone per la festa di S. Giorgio, e per fare un giro sulla quale tormentano i genitori piangendo e strillando come aquile.

4) Rapita dagli alieni, che l’hanno teletrasportata sul disco volante con il solito raggio verde, incuriositi più che altro dal rudimentale ed inefficiente mezzo meccanico sul quale viaggiava, denominato Alfa Romeo Mito.

5) Aggredita e sequestrata in casa da un criceto mannaro, che per rilasciarla ha chiesto come riscatto una tonnellata di semi di girasole. E un tapis roulant al posto della ruota agganciata alle sbarre della gabbietta.

a tarda notte, devastati dalla snervante attesa...

martedì 18 gennaio 2011

la ONLUS - 3

Come dicevamo qualche settimana fa, su tutt'altro livello ci sono i veri volontari, spina dorsale della ONLUS "Fai giocare chi è meno fortunato di te".
Eroi silenziosi appartenenti all’universo della solidarietà, della bontà, della carità e del disinteresse, sono coloro che, senza alcun obbligo, prestano la loro attività a favore di tutti, e non solo di mogli, figli o stragnocche.
Gentili e pazienti, invece di dedicarsi alle molteplici attività ludiche o ricreative praticabili sulla spiaggia, quali tacchinare le ragazze, scolare spritz o praticare lo shopping compulsivo al mercato sulla battigia, assistono persone trascurate, consolano casi disperati e hanno sempre un sorriso (talvolta un po' ebete) per tutti.

Sono i veri missionari del beach tennis. 

Qui di seguito vi mostriamo una galleria di galantuomini, santi e benefattori che con il loro luminoso esempio hanno ispirato  e continuano a sorreggere la missione dei volontari della ONLUS.

Coppi e Bartali, personaggi simbolo di come piccoli gesti di aiuto e solidarietà verso gli avversari possano rendere il mondo migliore.


 
Madre Teresa, ovvero il servizio verso i  più deboli, sempre dal basso verso l'alto come nei doppi misti.


Albert Schweitzer, benefattore, medico e missionario, ovvero l’attenzione ed il rispetto per ogni forma di vita, anche se con la racchetta pare schiacciasse le mosche tse-tse che infestavano le regioni subtropicali dell'Africa.


Il Mahatma Gandhi, ovvero il pacifismo e la nonviolenza: mai impallinato nessuno con uno smash.


Papa Roncalli. Celebre il suo discorso che ancora ispira i volontari ONLUS: 
“Tornando a casa, troverete i bambini. Date una racchettata ai vostri bambini e dite: questa è la racchettata del Papa. E l’anno prossimo, mi raccomando, fate i vostri tornei under 12, 14 e 16 in un altro bagno, non più al bagno Spina, altrimenti ve ne arriverà un’altra!”

...

In attesa della prevedibile scomunica, vi anticipo che a breve sarà pubblicata la quarta ed ultima parte di questo tributo alla bontà beachtennistica, che rivela i terribili rischi che l'attività del volontariato comporta.

 - 3. continua -
  

lunedì 20 dicembre 2010

la ONLUS - 2

Appunto, i volontari.

Non si capisce ancora cosa possa spingere un normogiocatore di beach tennis ad assoggettarsi allo strazio delle partite ONLUS.
Esaltazione mistica? Volontà di espiare chissà quali colpe? Puro masochismo?

immagine simbolo della ONLUS 
“Fai giocare chi è meno fortunato di te”

Pochissimi sono i casi riportati in letteratura in cui un giocatore consapevole si trova nella condizione di dover obbligatoriamente affrontare una partita ONLUS.

Il caso più tipico di prestazione ONLUS obbligatoria è quello della partita con la moglie. 
Statisticamente, la stragrande maggioranza dei normogiocatori di beach tennis è equipaggiata di una moglie antropologicamente inadatta alla pratica di questo sport.
E’ uno psicodramma, purtroppo moralmente ineludibile, che ha profondamente segnato sterminate schiere di giocatori. Psichiatri e psicoterapeuti continuano a lucrare sulle conseguenze di queste esperienze nefaste: giocatori perseguitati da incubi notturni popolati di palline che schizzano nelle direzioni più bizzarre, da peregrinazioni nelle sabbie infuocate per recuperarle, da racchettate a vuoto che frantumano nocche e falangi, da continui rimbrotti che iniziano sul campo, continuano sotto l’ombrellone ed esplodono tra le mura domestiche… Un inferno.

Caso simile, appena più sopportabile perchè gli esserini responsabili di tanta pena sono pur sempre sangue del tuo sangue, è la partita ONLUS con i figlioletti. Uno strazio che tuttavia deve essere vissuto con apparente gioia, una tortura da subire con il sorriso sulle labbra, una pena nella pena. Chi ha avuto la fortuna di uscire indenne da una simile esperienza, afferma di aver compreso le radici profonde del mito greco di Crono, il dio che divorava i figli appena nati.

il dio Crono (Saturno per i Romani), divora un figlio 
che gli ha appena chiesto di fare due palleggi

Un altro caso, ma con implicazioni più sottili e perverse che attenuano e addirittura sovvertono le naturali pulsioni del giocatore di beach tennis, è la partita ONLUS con una giovane donna, inabile al gioco ma inconfutabilmente stragnocca. 

  ragazza che, imparando il beach tennis con l'aiuto 
disinteressato di un volontario ONLUS, potrà 
finalmente sperare di fare una qualche amicizia in spiaggia 

Qui l’animo del giocatore è dilaniato da un drammatico conflitto interiore. Da una parte l'istinto del maschio predatore, dall'altra l'etica del beachtennista, il sogno e l'incubo, il diavolo e l'angelo che combattono in una mente ottenebrata da cariche ormonali simili a quelle degli Ussari a cavallo.

giocatore che, con umiltà e pazienza, è in procinto 
di iniziare una stragnocca ai piaceri del beach tennis

Qualunque efferatezza la stragnocca faccia, lo stato di confusione ipnotica in cui versa il normogiocatore lo porta sempre a giustificarla: la stragnocca non sbaglia mai, la stragnocca ha sempre ragione.

Per esempio:

"No, no, hai fatto bene a colpire la pallina di rovescio, anche se tra la tua racchetta e la pallina c'era la mia testa..."

"Ma figurati, la mano non me l'hai mica  frantumata completamente, vedi, ho ancora tre falangi quasi intere..."
  
"Brava, bel colpo! Sssi, quello che è volato di là dalla rete è il mio orecchio... nooo, non ti preoccupare, tanto era quello con cui ci sentivo di meno, e poi me ne rimane un altro!"

"No, non è holpa hua, ma adehho la phallina non riehsco a shputalla, mahari stahera hon halma a hasa hrovo a infilahe un huhhiaio denthro l'esofaho..."

Nell'affrontare un’esperienza del genere, è importante mantenere il sangue freddo e ripetere continuamente il mantra fondamentale del giocatore ONLUS: "Questo non è beach tennis, è un'altra cosa.... questo non è beach tennis, è un'altra cosa....“ 
Anche se poi, mentre l’agonia beachtennistica si rivelerà crudamente reale, l'altra cosa rimarrà per sempre sull'etereo piano dei sogni irrealizzati, sommando frustrazione a frustrazione.

 giocatore dopo la prestazione di volontariato 
beachtennistico svolta a favore di una stragnocca 

La prossima volta parleremo dell'altro livello del volontariato ONLUS, quello più elevato, quasi evangelico, di chi sacrifica spontaneamente - senza obblighi o tornaconti - parte della propria vita a favore dei reietti del beach tennis.

- 2. continua -

p.s. - E' passato tanto tempo dall'ultimo post, ma per motivi tecnici. Noterete  che questo è stato pubblicato in digitale, non più in analogico:  tutta un'altra cosa.

martedì 30 novembre 2010

la ONLUS - 1


Novembre.
Passata Halloween, passato Ognissanti, passato Ognimmorti, novembre resta comunque uno dei mesi più angoscianti dell'anno. L'aria è talmente pregna di umidità che nella stanzetta dove c'è il computer con cui scrivo sono spuntati alcuni funghi. Per la precisione un Boletus Edulis sul tappetino del mouse, e un Amanita Phalloides sul sedile della mia seggiola. Di quest'ultimo mi ha preoccupato fin dal primo momento più l'aggettivo che il sostantivo, ragione per cui - capirete - sono rimasto alla larga per un po'.
E anche adesso, quando mi siedo, tendo a farlo con una certa, comprensibile circospezione.

Fin dall'ultimo post pubblicato, vi dovevo una spiegazione: la ONLUS.

Come sapete, il Team si dibatte da tempo in ristrettezze economiche che ne hanno impedito il suo potenziamento e rilancio in grande stile, con l’acquisizione di giocatori importanti e il taglio di segmenti improduttivi o dannosi.
E d’altra parte il Team, radicato com'è nella comunità umana del Bagno Spina, è consapevole del suo dovere morale di gestire l’impatto del beach tennis a livello sociale, contemperando le esigenze dei giocatori scarsi (la gran parte degli affiliati) con quelle dei giocatori incapaci (un'agguerrita minoranza). 
In sostanza le esigenze dei Bozambo con quelle degli Zambo.
Troppo spesso in spiaggia si assisteva a scene patetiche dove i giocatori scarsi, adducendo le scuse più inverosimili, si negavano a quelli incapaci, che si avvicinavano speranzosi ai campi - con lo sguardo del bastardone abbandonato-, per avere la possibilità di fare anche solo pochi palleggi...

No, decisamente non si poteva continuare così!
Nei beachtennisti più sensibili sono scattate particolari dinamiche di solidarietà umana, in virtù delle quali è maturata la convinzione che anche gli individui (beachtennisticamente parlando) meno fortunati, non potevano essere ignorati o abbandonati. Anche nel beach tennis, nessuno può essere lasciato solo.
Così è nata l’idea di fondare la ONLUS, che è stata denominata - significativamente -: “Fai giocare chi è meno fortunato di te”.

L'uovo di Colombo: da una parte si potevano risolvere i problemi economici del Team, permettendogli di accedere - come ONLUS -  a succulente quote del 5 per mille dell'IRPEF, dall'altra si mitigava il malcontento nei rapporti tra beachtennisti di diversa (seppur infima) levatura.
Ne abbiamo parlato con il Presidente che, convocato il Tesoriere, ci ha chiesto chiarimenti su cosa significasse la sigla ONLUS. Alla parola “organizzazione”, il Presidente ha cominciato a sorridere, sorriso che si è trasformato in sghignazzo quando abbiamo pronunciato i termini “non lucrativa”. Quando poi abbiamo concluso l’acronimo con le parole “di utilità sociale”, il Presidente ululava scomposto rotolandosi al suolo e sbattendo alternativamente i palmi delle mani per terra.
Poi però quando però ha sentito il Tesoriere che tintinnava come un registratore di cassa, mentre gli occhi gli roteavano nelle orbite visualizzando alternativamente al posto delle pupille i simboli del dollaro e dell'euro, si è fatto improvvisamente attento, e dalla sua bocca sono uscite solenni le seguenti parole:
"Ok, procedete!"
Quindi i due si sono abbracciati, dandosi grandi pacche sulle spalle e accennando pazzi di danza.
E mentre si allontanavano parlottando tra di loro, abbiamo percepito alcuni spezzoni di frasi, come "stimolare il benessere psicofisico degli affiliati”, " trasformare il bagno", " centro benessere", "privè", "massaggi", "riutilizzare  i pali di sostegno delle reti", "lap dance", "ucraine", "Lido delle Nazioni", "bunga" e altre cose che non abbiamo ben capito e di cui non siamo riusciti a collegare i reconditi significati.  Ma certo quei due ci hanno dato l'impressione di pensare veramente in grande!
Poi sono emerse alcune difficoltà. La prima di carattere economico, in quanto pare che con la recente legge di Stabilità il Governo abbia pesantemente ridotto le quote dei fondi del 5 per mille destinate alle ONLUS. 

  
Il ministro dell'economia, durante il consueto controllo urologico: 
anche stavolta la prostata è a posto! O forse è spuntato un fungo anche sulla sua poltrona, e si è seduto soprappensiero?

La seconda, prettamente di carattere pratico, è data dal fatto che - sfortunatamente - la componente essenziale di una ONLUS sono i volontari.
Dettaglio che si è rivelato non proprio insignificante...

- 1. continua - 

p.s. -  Mario Monicelli ha deciso di andarsene. Ok, sempre più soli...

lunedì 1 novembre 2010

(p)halloween

La notte di Halloween è appena passata. 
Il fatto che sia una festa di origine celtica già non mi dispone tanto benevolmente nei suoi confronti, però che ci sia della gente che per tutta la notte se ne va in giro travestita da mostro è una cosa che mi ha sempre fatto sorridere.
Poi mi fanno una grande tenerezza i bambini che suonano al campanello e urlano minacciosi al citofono: "Dolcetto o scherzetto?"


Mi piace pensare che possano essere quegli stessi piccoli mostri - che si manifestano finalmente nella loro reale forma demoniaca - che ci hanno perseguitato per tutti i maledetti fine settimana di quest'estate con il loro stramaledetti tornei di beach tennis under 12/14/16, per cui mi affaccio volentieri alla finestra e gli lancio giù (anche con una certa veemenza, devo dire) torroncini, caramelle e dolciumi vari. Naturalmente scaduti da almeno due anni. Così, tanto per far coincidere il dolcetto con lo scherzetto... Mi piace immaginare i pargoli che, al loro ritorno a casa dopo essersi impigozzati di schifezze, passano il resto della notte sdraiati sul pavimento del bagno abbracciati al water, invocando i druidi affinchè intervengano per lenire con le loro pozioni magiche i cataclismi intestinali e i paurosi meteorismi che li stanno sconquassando.

Quest'anno però, oltre ai tradizionali costumi da streghe, fantasmi, vampiri e licantropi, gli aficionados di questa festività hanno adottato un nuovo e pauroso travestimento, che allude ad una recentissima e singolare figura mostruosa scaturita dalle orrorifiche narrazioni estive raccolte tra gli ombrelloni del litorale di Spina.
E' un particolarissimo morto vivente, dallo sguardo vacuo e spento di chi ha visto nefandezze inenarrabili,  un essere privato della propria volontà che cammina seminudo nei suoi boxer di ordinanza, racchettone in mano, braccia e testa a penzoloni trascinando i piedi come fossero semisprofondati nella sabbia...
E' lo zombi del beach tennis: il non-morto reduce da una partita ONLUS!


in primo piano, un volontario della ONLUS 
"Fate giocare chi è meno fortunato di voi". Noterete che, ormai incapace di reagire, si sta lentamente trasformando in zombi... 


martedì 20 luglio 2010

also sprach Zurmathustra

Un buon fine settimana, guastato appena dal vento di domenica.
E dagli esiti di una sanguinosa battaglia condotta a racchettate dal sottoscritto in coppia con il più rinomato hair stylist della città contro, nientepopodimenochè, il Tesoriere del Team e – udite udite – il Presidente.

 i due sfidanti in una foto di qualche anno fa, 
quando erano ancora in forma

Quel pomeriggio in cui tutto è cominciato c’era ancora un caldo torrido. Ma è bastato l’incrocio dei nostri quattro sguardi e il virtuale guanto di sfida è stato lanciato.
Il mio compagno, avvicinandosi al campo da beach tennis, si è cinto la fronte con una fascia della Turquoise che di sicuro non gli ha migliorato la lucidità, impedendo l’afflusso del sangue al cervello.

 il mio compagno in una foto di qualche anno fa, quando
 era decisamente inguardabile; adesso un pò è migliorato

Io personalmente, stravolto da ore di gioco (avevo da poco finito il mio turno di volontariato a servizio dell’ONLUS, cosa di cui riparleremo tra breve), mi ero svitato le gambe – che sentivo leggermente appesantite - e le avevo appoggiate sul lettino, avvolte in un asciugamano imbevuto di formalina. 
Mi sono poi legato ai moncherini due basamenti da ombrellone e sono sceso in campo così (e scusate se ho usato l’espressione “sceso in campo”).
I nostri sfidanti li abbiamo visti tonici, ben motivati. Dopo alcuni colpi riusciti ridevano come bambini, accennando passi di danza. Io e il mio compagno allora ci siamo guardati, e abbiamo tacitamente assentito…
Era l’ora dell’happy hour (la fascia oraria in cui si applicano sconti), e mandarli via delusi ci sembrava poco carino: ci vuole così poco a fare felici le persone! E quindi abbiamo deciso di perdere, con l’eleganza, la leggerezza e il fair play che ci contraddistingue.

Ovviamente il giorno dopo abbiamo riproposto la sfida: ci è sembrato doveroso ristabilire lo stato delle cose, perché donare un momento di felicità alle persone è sicuramente una cosa buona, ma alimentare illusioni è pericoloso. Per cui abbiamo ristabilito le distanze, con il consueto gioco-spettacolo che è un po’ ormai il nostro marchio di fabbrica, fatto di potenza e di grazia, di forza e di intelligenza, di incontenibile bellezza e di umile modestia.

Domenica sera, prima di tornare a casa, passando per il bagno all’ora dell’aperitivo, abbiamo visto  il Presidente seduto ad un tavolino, lo sguardo perduto attraverso un calice vuoto. Anche la compagnia di quelli seduti accanto non riusciva a consolarlo, ma è bastato un mio accenno all’esito della nostra ultima sfida che si è rianimato, e ha cominciato a filosofeggiare.

 silenzio, l'Illuminato ci parla...

L’assunto iniziale dei suoi ragionamenti è stato che innanzitutto la loro non era stata una sconfitta, bensì una mancata vittoria.
Poi ha sviluppato un concetto piuttosto complesso, affermando che nella vita non esistono i problemi: esistono solo le soluzioni, che diventano problemi nel momento in cui non funzionano.  Estendendo poi il ragionamento in un ambito umanistico-antropologico, ha aggiunto che, a ben guardare, tutte le soluzioni sono dentro noi stessi. E che pertanto non potevano essere altro che soluzioni di merda (e scusate se ho usato l’espressione “merda”, ma è doveroso riportare esattamente i concetti espressi).
Corollario conclusivo che ha tracciato un’ardita parabola tra l’escatologico e lo scatologico.
Sono rimasto stupito. Quell’uomo non finisce mai di meravigliarmi.
E’ noto che, all’interno di comunità socialmente strutturate, chi è in grado di elaborare pensieri di tale profondità assume un’autorevolezza, un’aura magica che spaventa e che gli fa guadagnare il rispetto di tutti i membri.
Gli sciamani si affidano a sostanze che amplificano la percezione della realtà, come il fungo peyote, i druidi ricorrevano alle erbe magiche, gli stregoni dei nativi americani alla percussione ossessiva dei tamburi sacri….
Credo che il suo segreto sia in quel calice vuoto, lente attraverso cui filtra una visione del mondo che gli rivela verità superiori, che noi non saremo mai in grado di cogliere.
Me ne sono andato, meditabondo e un po’ preoccupato. 
Per me, nel vino bianco frizzante del Bagno Spina ci deve essere del metanolo.