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sabato 7 aprile 2012

arti applicate

Mi ha telefonato Amadori. Quello dei polli.

Da tempo sta lavorando per il miglioramento delle produzioni dei suoi allevamenti, nei quali ha installato sofisticati impianti stereofonici che diffondono musica classica, e un complicato sistema di luci per sperimentare i benefici effetti della cromoterapia sui pennuti.
Così da poter poi apparire in tv a magnificare il proprio lavoro esclamando, con quella sua tipica voce cantilenante romagnola: “Parola di Francesco Amadori!”

Deve aver visto su internet il mio blog, i calendari e tutte le stupidate e i fotomontaggi che ci ho messo dentro con  le mie scarse abilità da disegnatore maneggione, e si è detto convinto che potrebbe essere utile sperimentare le arti grafiche per ampliare gli orizzonti culturali delle galline, sempre nell’ottica del perseguimento di quel suo pallino che è quello della qualità totale nel settore dell’allevamento avicolo.
Abbiamo allora concordato un progetto e detto fatto mi sono presentato qualche giorno dopo presso la sede della Amadori.

Mi hanno accompagnato dentro ad un enorme edificio pieno di galline, che sulle prime mi hanno guardato di traverso con quel loro occhietto strabuzzato verso l’infinito e l’altro spalancato fisso su di me.

Abbastanza inquietante.

Pian pianino mi sono diretto verso il centro del capannone, ho appoggiato per terra la mia valigetta e l’ho aperta. I pennuti, vincendo la loro naturale diffidenza, si sono a poco a poco avvicinati, zampettando circospetti come in un tango argentino pieno di esitazioni ….

Ho cominciato a tirar fuori dei cartoncini colorati, delle vecchie riviste patinate, qualche paio di forbici, della colla, dei fogli da disegno bianchi…

E loro, sempre più incuriositi, hanno continuato ad avvicinarsi con quella loro tipica andatura altalenante con la quale allungano una zampa ritraendo contemporaneamente il collo e poi viceversa, fino a sfiorare, toccare e becchettare tutte quelle cose per loro nuove e sconosciute…

Insomma, per farla breve: alla fine abbiamo fatto un pollage.


(…)

Gli effetti dell’attività artistica con i pennuti sono stati immediati e stupefacenti. Già la mattina dopo le galline avevano deposto delle uova decorate per la Pasqua.

Una gallina addirittura, informata della mia passione per il beach tennis, ne ha sfornato uno giallo e arancio, che sembrava una pallina.


Ma decisamente, decisamente peggio è andata a quella che ha cercato di farne uno a forma di racchettone.

Comunque sia, buona Pasqua a tutti.

mercoledì 22 febbraio 2012

della mia nuova racchetta e dell'importanza del potere evocativo delle frasi

Incurante del fatto che il carnevale fosse finito e che oggi fosse il primo giorno di Quaresima, nel pomeriggio mi sono travestito da giocatore di beach tennis e mi sono presentato allo Stop and Go per la tradizionale partita del mercoledì con i dannati del CRAL.
E lì ho misurato la distanza tra l’essere e il voler apparire, tra il mascherarsi per negare se stessi e l’illusione di poter diventare altri, almeno per un attimo.
Se uno si traveste da Zorro non è che improvvisamente gli compare di fianco il servitore Bernardo e il cavallo nero che nitrisce e s’impenna, e possa quindi andare in giro impunemente a saettare delle zeta con la spada sul fondoschiena del sergente Garcia raddrizzando torti, no… Se uno si traveste da Zorro, rimane il pirla di sempre. Anzi, vestito da Zorro risulta persino un pirla più grande.

E questo è esattamente quello che mi è successo oggi, che ormai mi succede da tanto tempo, e che continuerà a succedermi per un bel pezzo, almeno finché il fisico mi reggerà. 
Avrete forse intuito come la mia prestazione beachtennistica, come al solito, non sia stata esaltante…

Tuttavia sono felicissimo della mia nuova racchetta, da poco acquistata.

e per dimostrare che non siamo noi che non ci meritiamo le cose, 
ma sono le cose che non si meritano noi,
ecco qui la mia nuova, rutilante racchetta

Degna erede della mia vecchia Vision, è una racchetta che praticamente gioca da sola. Anzi, da sola gioca meglio di quanto non giochi assieme a me, per dire, e quindi l’anello debole della coppia - se proprio si volesse fare la punta ai chiodi - sarei io. E’ una dei due modelli di punta della scorsa estate, ça va sans dire, ho solo questo vizio e potrò pur cavarmi una qualche voglia ogni tanto…
L'altra di questi due modelli di punta, quella bianca e azzurra firmata da Alex Mingozzi, l’avevo provata sui campi del bagno Las Vegas: andava benissimo, secca, potente e maneggevole, e dopo pochi minuti mi ero già convinto di andarla a comprare. 

Sennonché…

Osservandola meglio ho notato sulla base del piatto una scritta: “Memento audere semper”.
In un lampo mi sono ricordato di motosiluranti, di D’Annunzio, della beffa di Buccari, del Vittoriale, di Fiume, del Carnaro, di trasvolatori e di altri ammennicoli vagamente fascistoidi di cui credo si possa fare tranquillamente a meno.
Capisco che volessero significare: “Ricordati di osare sempre”, consiglio forse anche sensato ma che vale quel che vale sui campi di racchettoni, ma diavolo, prima di scrivere certe cose su di una racchetta informatevi anche su quello che possono evocare, sul loro significato “secondo”! 
E quindi ho comprato l’altra racchetta, quella bianca e rossa. Senza neanche provarla.
Tanto per dire come sono fatto, e di quanto l’età mi renda sempre meno tollerante man mano che mi si allentano i freni inibitori. 
La mia nuova racchetta ci ha scritto sopra “white”, come il White Christmas di Bing Crosby, “carbon” come il carbone della Befana (sintetizzando così mirabilmente le due festività che rendono tutti felici), ed è firmata da Matteo Marighella: una garanzia.

E, vi garantisco, va benissimo: peccato solo che sia finita nelle mani di un cialtrone come me.

martedì 21 febbraio 2012

palindromi

21.02.2012
Ennesima data palindroma.

Meno zoppa della precedente (l’11.11.11) e della prossima (il 12.12.12), quella di oggi è veramente una data palindroma, ed è stata come al solito caricata di grandi aspettative e di altrettanto poderose scemenze. Quasi che il presentarsi di una qualsiasi curiosa combinazione numerica del calendario riesca ad evocare nell’immaginario collettivo eventi che vanno dalla fine del mondo alla speranza di una rinascita, di un cambiamento radicale, dell’inizio di una nuova era.

Io, per verificare, oggi pomeriggio di nascosto da mia moglie che era fuori di casa, ho preso furtivamente pallina e racchettone nuovo e ho tirato alcuni colpi contro il muro del soggiorno. Direi che non è cambiato niente, a parte l’aver sporcato la parete: gioco male uguale a prima. Ma verificherò meglio domani sera, nel consueto mercoledì beachtennistico del CRAL.

Poi però, preso dal giochino dei palindromi tipo “ossesso”, “ovattavo” o “illesi piselli”, e incuriosito dal fatto che proprio oggi il nostro ex Premier avesse presentato il nuovo inno del suo partito, con i potenti mezzi informatici di cui dispongo ho scaricato il brano dalla rete e, memore di certi pezzi rock che ascoltati al contrario sembra nascondano chissà quali oscuri messaggi subliminali, ho ripetuto l'esperimento… Vuoi vedere che non sia palindromo anche quello! 
Non vi dico la mia sorpresa quando mi sono accorto che il nuovo inno del PDL - scritto dal suo Presidente e ascoltato all’incontrario, altro non si è rivelato che una sua completa confessione sulla corruzione dell’avvocato Mills, nonchè sul fatto che sapesse perfettamente che Ruby non era la nipote di Mubarak, bensì una non ho capito bene come l'avesse definita perché l’audio era un tantino rovinato.

Sull’onda dell’entusiasmo allora ho recuperato subito dopo un video girato l'estate scorsa sulla spiaggia di Spina, nel quale alcuni membri del Team (il Presidente, l’Amministratore Delegato, il Tesoriere e il Consulente Legale) giocavano a racchettoni: bene, il filmato visto all’incontrario era identico alla danza che i pellerossa Cherokee del Missouri eseguivano per invocare la pioggia.
Ho subito interrotto  la riproduzione del filmato, per non provocare mutamenti climatici irreversibili.
Ma la cosa più inquietante era che quei quattro, visti al contrario, giocavano pure meglio del normale!

martedì 31 gennaio 2012

basta inverno!

Basta inverno! Non so voi, ma io ne ho già le palle piene.
Questi sono i giorni della merla, che mi perseguitano da una vita perché essendo nato io in uno di questi giorni, tutti mi dicono sempre “Ma sei nato nei giorni della merla!”, come se fosse una cosa di cui essere orgogliosi. Se dovessi mai beccare ‘sta merla, giuro che la spenno seduta stante, così crepa immediatamente dal freddo e la pianta di rompere gli zebedei nei secoli dei secoli, amen.

In questi giorni, come vi dicevo, ho compiuto gli anni.
Ricorrenza sempre più pesante. Per rallegrare l’evento ho pensato di regalarmi una nuova racchetta, ma i negozi miei storici fornitori di Marina di Ravenna in inverno sono chiusi. Così se ne riparlerà a marzo, e nel frattempo mi tengo la mia vecchia Vision ormai sfibrata, che trasmette nefaste vibrazioni al gomito ormai così tanto devastato alternativamente da epicondilite ed epitrocleite che quando faccio pipì mi devo infilare la fascia elastica altrimenti combino disastri.
Al braccio, intendo dire, la devo infilare la fascia. Ovviamente.
Mia mamma mi ha regalato dei cioccolatini, subito sequestrati da mia moglie che li ha suddivisi tra quelli che le piacciono e quelli che non le piacciono, consegnando naturalmente a me i secondi.  “Questi sono al cocco, li lascio a te che so che li mangi volentieri”, mi ha detto: affermazione che tornerà buona quando dovrò dimostrare la crudeltà mentale nel nostro rapporto di coppia.
Poi anche mia moglie mi ha fatto un regalo. Una bella sorpresa. Che, in continuità con le ciabatte regalatemi a Natale, allude velatamente al mio ormai prossimo e inevitabile declino fisico e alla prospettiva di un futuro sedentario.
I presupposti c’erano tutti: erano mesi che ripeteva che avevo bisogno di un pigiama nuovo, la sera prima mi aveva fatto gli auguri su Facebook pubblicando questa immagine


che, per inciso, produrrò agli atti al momento del divorzio, e quindi la mattina del mio compleanno mi alzo di buon’ora e cosa mi ritrovo sul tavolo della cucina?  Un bel sacchettone chiuso da un nastro recante una scritta misteriosa: Te Zenis.
Che cosa dovevo mai pensare? Torno a letto e, mentre lei si rigira sul materasso, le sussurro “Grazie! Scommetto che è un pigiama.” 
“Guarda, a me è sembrato carino. Ma se non ti piace, lo riporto indietro e (testuali parole!) prendo della roba per me.”
Non immaginerete quindi la mia sorpresa quando, aprendo il pacco, invece del previsto pigiama, mi sono trovato un tutone di felpa, ma mica sportivo, da poter sfoggiare magari allo Stop and Go in questo periodo di freddo intenso, no…: uno di quelli da portare in casa, con le pantofole di pelouche a forma di coniglio. Tutto bello lungo e attillato, perfetto sul fisicone di un modello palestrato ma che indossato da me mi rendeva sexy come una carruba.
Morale: il giorno dopo era già stato restituito al negozio e barattato con un set di mutande da donna.
Fine del compleanno, fine del regalo e arrivederci all’anno prossimo.
Mi rimangono però due consolazioni: la prospettiva della nuova racchetta che mi comprerò in primavera, e i cioccolatini al cocco.

mercoledì 5 gennaio 2011

le migliori befane degli ultimi 150 anni

Alè, massimo risultato con il minimo sforzo, si riciclano allegramente i disegni mentre finiscono le feste, e chi si è visto si è visto!


Ma chi saranno mai le tre figure che si manifestano svolazzando nel cielo stellato? I tre Re Magi direi di no, mi sembrano figure meno pacifiche, un po' più sinistre...
Eppure sono figure familiari, giurerei di averle già viste, forse nella realtà, forse in un sogno, o magari in un incubo... 
Ci porteranno qualcosa di buono? Se è vero quello che penso, direi proprio di no. 
Specialmente la terza, quella mingherlina con i capelli neri, che ha lo sguardo di chi minaccia di riempirti di carbone come la caldaia di una locomotiva. 
Forse perchè siamo stati cattivi, le abbiamo snobbate, non le abbiamo fatte giocare abbastanza, e adesso ce ne fanno pagare le conseguenze. 
Ma niente paura, è universalmente risaputo che, mentre i dolci fanno male, il carbone è benefico, se lo bruci scalda e se lo mangi sgonfia. 
Per cui possiamo stare tranquilli. E se sulla mia racchetta c'è scritto "carbon", un buon motivo ci deve pur essere...


lunedì 4 ottobre 2010

indietro tutta! - prima parte

 Qualche giorno fa ho fatto una risonanza magnetica al ginocchio destro.
Che saltellare sulla sabbia racchetta in mano e inseguendo una pallina non fosse proprio un’attività salutare lo sospettavo da tempo, ma che mi potesse provocare dei danni, no. Anche se poi, sbirciando l’esito dell’esame con la micidiale capacità deduttiva del geometra, mi è sembrato che alla fin fine non ci fosse niente di particolarmente grave. Tranne forse, ma in via del tutto incidentale, il dolore che avverto quando lo piego e l'inquietante scrocchio articolare che sento quando lo allungo.
Comunque quella della risonanza è stata un’esperienza positiva. Anzi, direi che per 36 euro la consiglio a tutti.
Innanzitutto per via del tecnico che mi ha fatto l’esame. Una ragazza: la Dea della Radiologia.


 Una di quelle che quando entri in ambulatorio e ti guardano, non hai più bisogno del medico, perché guarisci istantaneamente. Meglio che andare in pellegrinaggio a Lourdes. 
Vedendola apparire nel candore del suo camice bianco sono rimasto piacevolmente stordito, e quando mi ha chiesto di allungarle le carte, nel porgergliele le dita mi si sono intrecciate, incespicando tra di loro per l'emozione.


 Poi mi ha domandato se non avessi qualcosa di magnetico addosso, ed io , già un po' rinfrancato, mi sono trattenuto a stento dal risponderle, con il piglio di Humprey Bogart: “Si, baby, l’irresistibile sguardo con cui faccio impazzire le donne, ma non posso farci niente, quello non me lo può togliere nessuno!”
Neanche il tempo di ridacchiare tra me e me per la battuta del cacchio che mi indica la porticina di un gabbione bianco in lamiera forata e vetro, sussurrando con voce vellutata: “Bene, adesso togliti i jeans e stenditi sul lettino.”
E lì ho avuto un tuffo al cuore. Ho rivissuto quelle situazioni da commedia sexy all’italiana degli anni ‘70: mi aspettavo solo che sbucasse da una porta un medico con la faccia di Renzo Montagnani accompagnato da  Alvaro Vitali  che scoreggiava, vestito da infermiere.
Poi però, tanto per riportarmi alla realtà, la Dea Magnetica mi ha infilato sulla gamba un semicilindro che mi  ricordava tanto la montagnola con la galleria sotto cui passava il trenino elettrico con cui giocavo da bambino, mentre io - osservando con sgomento i calzini che avevo tenuto infilati ai piedi - maturavo piano piano l'imbarazzante consapevolezza di quanto fossi ridicolo sdraiato in mutande su di un lettino metallico (situazione in un certo qual modo già vissuta di recente).

Ed è cominciato l’esame. Sembrava un videogame, ma di cui percepivo soltanto il sonoro.
Per una ventina di minuti ho distintamente avvertito, in rapide e ripetute successioni, il crepitio di raffiche di mitragliatrice, suoni gravi di campane tibetane, ritmi ipnotici di tamburi sciamani e ululati di sirene  di segnalazione di navi immerse nella nebbia ma prossime all'approdo.

Ma ciò di cui in quel momento non mi sono reso conto, e che poi si è rivelato profetico di quanto stava accadendo altrove in quegli stessi istanti, e che riguardava la sfera lavorativa mia e di tanti altri, era che la modulazione del  suono della sirena da nave che sentivo era esattamente quello che significava: “Indietro tutta!”

- 1. continua - 

venerdì 24 settembre 2010

il racconto dell’infortunato - versione 3


Sono stato rapito dagli alieni.

A notte tarda, mentre stavo cercando di aprire il lucchetto della bicicletta, all’improvviso ho visto un raggio verde infiltrarsi sotto la calotta dei pini ed espandersi nella mia direzione. In un battibaleno sono stato risucchiato verso l’alto, ho perso i sensi e al mio risveglio ero nudo, immobile, disteso su un piano metallico e diretto, avrei saputo dopo, verso un pianeta di un sistema solare sperduto tra Cassiopea e Andromeda.

Gli alieni mi hanno trattato bene. Hanno voluto sapere tutto di me e della vita sulla Terra, e quando ho cominciato a parlar loro del beach tennis si sono subito entusiasmati. Ho dovuto insegnargli in fretta e furia i primi rudimenti del gioco. Purtroppo però il loro pianeta non presentava le caratteristiche ottimali per la pratica del beach tennis: a parte le spiagge di sabbia viola e il mare di metano liquido, la particolare forza gravitazionale presente faceva pesare una pallina mid l’equivalente di circa 14 tonnellate, rendendo quantomeno problematici gli scambi.

Mi hanno allora prontamente trasportato su un altro pianeta, e lì le condizioni erano perfette: profonde spiagge di sabbia infuocata, mare puzzolente, prezzi spropositati. Proprio come a Spina. Anzi, ancora meglio perchè,  a causa di una curiosa deviazione spazio-temporale dovuta probabilmente all’inversione magnetica dei poli, riuscivo clamorosamente ad anticipare la pallina negli smash, maneggiando la racchetta come Jimi Hendrix riusciva a maneggiare la sua fida Stratocaster.

Hanno subito preteso che cominciassi ad organizzare dei tornei, cosa in cui mi sono buttato a capofitto nonostante qualche problema nella realizzazione delle magliette, che sono risultate un delirio di colli e maniche per via del fatto  che i miei rapitori erano polipoidi dotati di otto tentacoli. Cosa che però li rendeva abilissimi nel gioco: dovevate vedere come giocavano di dritto passandosi rapidamente la racchetta da un tentacolo all’altro!

gli alieni in azione.  Dato che utilizzano  i tentacoli sia come braccia
che come gambe, è stato ideato un innovativo capo multiuso:
 la pantamaglietta (pantaloncino se la infili da sotto, maglietta se la infili da sopra)

Dopo un periodo di tempo lunghissimo (presumo svariati anni, e senza che apparentemente invecchiassi di un giorno) e innumerevoli stagioni di tornei di beach tennis organizzati per tutta la galassia, i miei amici alieni mi hanno visto un po’ triste, e mi hanno chiesto se per caso non provassi un po’ di nostalgia. Gli risposi che si, effettivamente avevo voglia di rivedere casa...
“Ma ti manca tua moglie?”
“No, non è che mi manchi mia moglie, è che mi piacerebbe proprio rivedere la Terra…”
“Beh, se lei non ti manca allora puoi restare qui….” insistettero loro.
“Ok ragazzi, allora si, va bene, sento veramente tanto la mancanza di mia moglie, e del lavoro, e dei tornei under 12,14 e16!” – mentii, con una spudoratezza di cui ancora oggi mi sorprendo.

Insomma, mi caricarono sulla loro astronave e in un batter d’occhio eravamo sulla verticale di Spina.
Dopo tanto tempo ero di nuovo a casa. I miei amici polipoidi erano commossi, e non appena siamo atterrati si sono affacciati agli oblò, sventolando i fazzoletti con i loro tentacoli.
Ed è stato in quel momento che, scendendo la scaletta , mi sono girato di scatto per un ultimo saluto, sono incespicato nel gradino, ho mancato la ringhiera e ho sbattuto l’occhio sinistro contro il portellone del disco volante.

...

Sulla Terra erano passati appena tre millisecondi e nessuno si era accorto di niente, tranne del fatto che ero stramazzato al suolo e sanguinavo dall’occhio come un vitello scannato.

Comunque gli alieni non ci hanno abbandonato, sono ancora qui tra noi. Ci osservano. Uno di loro è Paul, il polpo che imbroccava i risultati delle partite di calcio degli ultimi Mondiali in Sudafrica.


Un altro l’ho individuato io, la scorsa settimana al ristorante “Il Martin Pescatore”: sdraiato su un piatto di antipasti di mare freddi, nascosto tra uno scampo e una mazzancolla, mi ha salutato strizzando l’occhiolino.

...


Tra un po' pubblicheremo il resoconto del Torneo dell'Amicizia 2010 del Bagno Spina: il "D-day", il giorno dei dannati.
Ed è stato proprio in quel funesto giorno che si è verificato il vero infortunio dell'estate...
  

venerdì 9 luglio 2010

un duro lavoro...

Generalmente da noi il problema è il quarto. In Sardegna no, il quarto c’era (ero io), il problema erano gli altri tre.
Torno da una settimana di vacanza trascorsa sulla costa di fronte all’isola di Tavolara, passata principalmente a valutare l’attitudine delle spiagge sarde alla pratica del gioco del beach tennis. Un lavoro duro, ma qualcuno lo doveva pur fare.

 
i due inviati del Team al lavoro per voi!
  
In Sardegna si pratica un beach tennis primordiale, direi quasi nuragico. Le attrezzature sono ancora rudimentali, si va dalle racchette in sughero a quelle composite, in bottarga e pane carasau; le palline utilizzate sono in pelle di porceddu e solo negli ultimi tempi sono comparse delle palline mid in pecorino semistagionato.

Anche l’utilizzo da parte dei giocatori dello smanicato in pelle di pecora, utile quando batte il maestrale ma che li fa apparire buffe parodie dei mamutones, non conferisce il giusto appeal al gioco. Tuttavia il vero problema è quello dei campi; il territorio aspro e selvaggio, con spiagge compresse tra il mare e gli stagni, non agevola di certo il decollo dello sport.

la natura della Sardegna: selvaggia e matrigna

Oltretutto il tipico affollamento estivo e le stravaganti abitudini dei villeggianti di riversarsi sulle spiagge anziché visitare, che ne so, il Supramonte, non solo scoraggiano la pratica del beach tennis, ma disturbano anche la ricerca di quel riposo psicofisico necessario dopo i tanti weekend passati sui campi del Lido di Spina, di quel relax che deriva semplicemente dal godersi il mare e la spiaggia. L’atteggiamento di certe categorie di turisti merita poi una particolare attenzione.

I tedeschi, ad esempio: non so se siano così di natura o se non arrivino proprio a capire le cose. Un po’ come gli ingegneri (e non oso pensare a come possano essere gli ingegneri tedeschi).
Cala Brandinchi, spiaggia soprannominata Tahiti, un carnaio già alle dieci di mattina. Guadagniamo miracolosamente uno spazio a quattro metri dalla riva e non facciamo in tempo a stendere gli asciugamani che si piazzano davanti a noi due tedeschi con due bambini piccolissimi. Iniziano a montare una tenda che, vista di fronte, sembrava la bocca del forno della strega di Hansel e Gretel, e da dietro era identica alla tenda di Rommel ad El Alamein.


Subito dopo, con secchielli, palette e stampini vari, in quattro e quattr’otto edificano con la sabbia un modello in scala 1:50 del Reichstag, precludendoci definitivamente la vista del mare. 
 
Non mi dilungherò poi sul gonfiaggio del canotto a forma di Panzer con il quale i due adulti si sono lanciati tra le onde nel tentativo – credo – di invadere la Polonia via mare, mentre i due bimbi cuocevano a fuoco lento nella bocca del forno.

Neppure il tempo di realizzare quanto accaduto che, pochi istanti dopo, nell’ultimo metro quadrato di spiaggia libero, si sdraiano a pochi centimetri da noi altri due individui di razza germanica, che in pratica si impadroniscono del nostro uovo prossemico e se lo divorano dopo averlo cucinano a la coque.

Per alleggerire la situazione, ci avviciniamo alla riva e tentiamo di entrare in acqua. Non so dire quanto sia freddo l’azoto liquido, ma secondo me c’eravamo abbastanza vicini.

 la vostra inviata avvista un pesce: era un raro esemplare di bastoncino di merluzzo

Quando realizzo di aver assunto una colorazione della pelle sufficientemente livida, decido di uscire, mi stendo al sole e visto che mi era inibita la pratica del beach tennis e precluso l’accesso al mare, mi dedico all’analisi dell’ambiente e del comportamento degli individui nel contesto naturale.  
L’osservazione della corpulenta femmina della coppia ultima arrivata, del suo modo di rotolarsi nella sabbia e di sguazzare nell’acqua, mi ha fatto riflettere sul motivo per cui gli abitanti locali hanno l’abitudine di attribuire agli anfratti costieri il toponimo di “Grotta del bue marino”.

 a destra, il bue marino unge il suo compagno col grasso secreto dalle proprie ghiandole sudoripare;
 a sinistra un suggestivo scorcio del plastico del Reichstag

Una più attenta riclassificazione della specie mi ha poi persuaso che l’esemplare esaminato non fosse una femmina di bue marino, pur possedendone oggettivamente tutte le caratteristiche, ma semplicemente un esemplare – abbastanza comune – di Teutone Invadente (frangiballe alemanica molesta).

 anonimo anfratto della costa; se una tedesca ci nuoterà davanti,
prenderà il nome di "Grotta del Bue Marino"
 
Oltre alle valutazioni di ordine beachtennistico, anche lo studio degli aspetti naturalistici locali e l’osservazione della fauna era un obiettivo di questa faticosa trasferta.  
Alcuni amici appassionati del genere mi avevano incidentalmente raccomandato lo studio degli esemplari di una particolare specie che pare alligni in questo periodo sulle coste sarde: la Gnocca Imperiale (melatirus vanesia).
Affermazione naturalmente rivelatasi imprecisa: magari migrerà più avanti, dalla metà di luglio in poi, ma qui, a fine giugno, della Gnocca Imperiale non abbiamo trovato traccia. Al momento ce ne sono sicuramente di più da noi, sulla costa adriatica. Ho avuto invece modo di osservare alcuni esemplari di Gnocca Discreta (melatirus domestica), ma gran  parte della costa sarda  in questo periodo dell’anno pullula di stormi di Buzzicona Tatuata (melatirus impropria), di Buzzicona dalla Gamba Corta (chiappona rasoterris) e di Buzzicona Urlante (riconoscibile del tipico richiamo verso i cuccioli della sua stessa specie: “Nicholasvienisubitofuoridallacquaaltrimenticometihofattotiammazzo!”). Sono tutte specie provenienti dall’altra sponda del Tirreno, migratrici stagionali, che dopo una breve traversata nidificano in queste zone generalmente per un paio di settimane.
 
... 

Dopo alcuni giorni, mi sono sentito in dovere di informare il Presidente della situazione riscontrata sull’isola; mi ha ascoltato pazientemente, e alla fine  – con il piglio e l’autorità morale che tutti gli riconosciamo – mi ha dato disposizioni perentorie: “Niente beach tennis? Niente Gnocca??? Allora piantala di buttare via tempo e denaro, e ritorna immediatamente alla base!”

... 

A testimonianza del lavoro svolto, eccovi il poderoso apparato iconografico prodotto:

 
il vostro inviato studia la spiaggia della Cinta: parzialmente idonea alla pratica del beach tennis…

 
… non fosse per i temibili ciottoli che la infestano!

si studiano le rudimentali forme di beach tennis ivi praticate…

 … e le rozze attrezzature disponibili

il vostro inviato testa la pelle di porceddu, utilizzata nella produzione di palline…

… spronato dall’entusiasmo scientifico manifestato dalla sua compagna

 Spiaggia dell’Isuledda: inidonea alla pratica del beach tennis

il vostro inviato nei pressi dell’isola di Tavolara, mentre valuta la possibilità di giocare un beach tennis abbinato al free climbing: ipotesi bocciata

 il vostro inviato, orfano dei racchettoni, si dedica alla sua antica passione: l’architettura.

si scruta l’orizzonte, alla ricerca della Gnocca Imperiale.
Nel frattempo, vista l’inidoneità delle spiagge alla pratica del beach tennis,
si studia il modo di trasferire il mare sardo sul litorale ferrarese

la geniale soluzione: questa gigantografia verrà installata davanti al tratto di mare compreso tra il bagno Granchio e il bagno Las Vegas!

 stremato dalla sconfortante ricerca, al vostro inviato sfugge forse l’unico esemplare di Gnocca Imperiale

 
il Presidente ci ha richiamato:
l’ultima foto, prima di chiudere la valigia 




venerdì 18 giugno 2010

dolorosi tagli

In vista del possibile ingaggio di Marighella, il Consiglio di Amministrazione del team si è riunito in serata all’esterno del bar del Moro.
Per poter valutare la sostenibilità economica dell’acquisto, il Presidente ha invitato il Tesoriere a rendicontare l’attuale situazione contabile. E’ emerso che in cassa abbiamo: 1 pallina da beach tennis giallo-blu del 2006 in pessime condizioni manutentive, 1 pallina giallo-verde del 2007 sgagnata da un cane, un overgrip color fucsia che nessuno ha mai osato utilizzare e una t-shirt della Cirio che può essere utilizzata solo come burka, per via del collo talmente stretto che impedisce il passaggio di qualsiasi testa.
In verità un po’ pochino per rendere appetibile l’ingresso nel team a un giocatore di quel livello.

 una concitata fase della riunione. Sullo sfondo   
l’Amministratore Delegato, sempre più lontano 
(anche fisicamente) dalla Presidenza; 
in primo piano una delle inconsapevoli vittime dei tagli

Per cui il Presidente, sentito il Consulente Legale, con il piglio che tutti gli riconosciamo ha prospettato la dolorosa necessità di operare dei tagli, e dopo una lunga e sofferta (ma neanche tanto) disamina della situazione, ha identificato puntualmente i rami secchi da tagliare, cioè quei giocatori per i quali l’impegno a farli crescere nel gioco del beach tennis risulterebbe troppo gravoso rispetto ai probabili risultati attesi.
Morale: i rami secchi sono stati ceduti al bagno Corallo e al bagno Bussola.  
Il Presidente stesso li ha aiutati seduta stante a fare i bagagli, a legare con lo spago le valigie di cartone colme di indumenti e suppellettili, bacio in fronte e straziante (ma neanche tanto) commiato. I  loro ombrelloni e lettini sono stati requisiti e affittati a famiglie di extracomunitari arricchiti, a cui sono state donate le due palle che erano in cassa e alcune racchette da beach tennis in truciolare laminato color betulla ricavate da due ante di un armadio dismesso recuperato a fianco di un cassonetto dell’immondizia in viale Raffaello. Con la plusvalenza derivante dall’affitto degli ombrelloni cercheremo di rimettere in sesto le casse del team, e via, verso nuove entusiasmanti avventure.

Oltretutto, la mossa del Presidente ha stupito i più attenti per la sua capacità di guardare oltre, di prevenire problemi di cui non è stata ancora pienamente colta la devastante criticità.
Dato che il Bagno Spina nei prossimi mesi ospiterà per tutti i fine settimana tutti i tornei possibili, dagli under 12 agli over 90 (con la sola esclusione di quello che più stava a cuore a tutti noi del team, il femminile under 21 “Salaria Sport Village”), oltre che a dimostrazioni degli sport più stravaganti, dal tchoukball al curling sulla sabbia, dal basket subacqueo alla passeggiata a piedi nudi sulle braci roventi (facile da organizzare, vista la cronica mancanza di un rubinetto e di una gomma per sguazzare i campi…), nonché presentazioni di batterie di pentole dietetiche, materassi ortopedici e antiacaro e chi più ne ha più ne metta, sarà sempre più difficile – se non impossibile - riuscire a giocare a beach tennis. 
Per cui le teste di ponte lanciate negli altri bagni ci garantiranno l’opportunità di poter praticare anche questa estate, nonostante tutti gli impedimenti, lo sport che tanto ci appassiona.

  tante le difficoltà economiche e organizzative del team:
ma il Presidente è sereno

giovedì 18 febbraio 2010

nuove esperienze sensoriali

Mancano ormai pochi giorni al momento in cui si svolgerà il 1° “Canetti beach tennis indoor tournament”.  

Per dimostrare di essere all’avanguardia, sull’onda del film “Avatar” e delle nuove tecnologie visive proposte dal cinema hollywoodiano, consegneremo al pubblico presente degli appositi occhialini

per poter assistere all’evento attraverso la nuova, rivoluzionaria

visione in 2D!!!

In pratica, pur guardando le partite dal vivo, vi sembrerà di vederle su di uno schermo. Scompare lo spazio reale e si materializza uno spazio virtuale che propone impressioni corrispondenti alla realtà, e che dura almeno finchè non vi arriverà una pallata in un occhio. Con i prossimi tornei svilupperemo nuove sofisticate tecnologie, producendo occhialini che consentiranno di vedere le partite contemporaneamente in 2D ed in bianco e nero; subito dopo implementeremo innovative tecniche che velocizzeranno i movimenti ed elimineranno il sonoro, che sarà sostituito da alcune musichette suonate dal vivo al pianoforte.

Come nelle comiche.

Come poi, di fatto, sono i nostri tornei. 

***

Vi dovevamo una precisazione sul logo del torneo. La presenza del tubetto di silicone evoca avvenimenti che avremmo voluto dimenticare e che nascono dagli interventi manutentivi di dubbia efficacia che l’amministratore delegato del Team ha effettuato sulla sua vecchia racchetta, che si stava aprendo in due longitudinalmente come una cozza. Per contrastare questo fenomeno degenerativo, l’attrezzo è stato siringato di silicone come neanche Nina Moric ha mai osato fare.

la soubrette croata in una recente immagine

Risultato dell’operazione è stato che parte della superficie della racchetta ha assunto la consistenza di un materasso Permaflex, e che un qualunque impatto tra racchetta e pallina determinava su quest’ultima moti con traiettorie irrazionali, bizzarre e di innaturale casualità.

Questo consentiva all’abile mestatore di rigirare la frittata a suo vantaggio, dato che ogniqualvolta (spessissimo) gli capitasse di sbagliare un colpo, la colpa era imputata all’infido silicone e, ogniqualvolta (raramente) gli riuscisse un colpo spettacolare - grazie all’imprevedibilità del silicone - , poteva magnificare le sue innate doti di giocatore dal tocco ineguagliabile.

Una situazione insopportabile e senza uscita.

Fortunatamente ora utilizza una racchetta nuova, e può giustificare i suoi frequenti e ripetuti errori di gioco solo lamentando che “…la racchetta è più pesante, risponde troppo e comunque non ci ho ancora preso la mano…”

Questa giustificazione ha però il fiato corto: il tempo è galantuomo, e la dura verità prima o poi verrà a galla.

sabato 13 febbraio 2010

uomini e donne

Una delle migliori giocatrici degli ultimi 150 anni, invece di studiare, mi ha inviato per e-mail nei giorni scorsi una di quelle spiritosissime tiritere sulla presunta superiorità delle donne rispetto agli uomini, sull’incapacità di questi ultimi a compiere le più elementari operazioni della vita quotidiana, eccetera, eccetera, eccetera.

Non se ne può più.

Ritengo di dover controbattere puntualmente, perchè io, a questo gioco al massacro, non ci sto!

Cominciamo. Questo è l’oltraggioso testo arrivato per e-mail; in corsivo ci sono i commenti.

 

Le nuove frontiere della formazione

CORSO DI FORMAZIONE PER UOMINI

 

Un corso per soli uomini con le seguenti lezioni:

- Il ferro da stiro, dalla lavatrice all'armadio: un processo misterioso

Beh, più che misterioso, preoccupante… Capisco spostarlo nell’armadio, ma solo una paranoica metterebbe il ferro da stiro nella lavatrice!

 

Le successive due lezioni sembrano poi ritagliate esattamente sulle necessità formative di mia moglie: bisogna proprio che glie lo dica!

 

- Cucinare e buttare la spazzatura non provocano ne' impotenza ne' tetraplegia (pratica in laboratorio)

Credo che a mia moglie dell’impotenza non gliene freghi granchè, ma di diventare tetraplegica ha sicuramente una paura folle.

- Il rullo di carta igienica: la carta igienica nasce da sola nel portarullo? Esposizioni sul tema della generazione spontanea

No, ma siccome io ne appoggio sempre due sulla vaschetta del wc, mia moglie è convinta che i rotoli si riproducano copulando, ‘sti sporcaccioni.

- Come abbassare la tavoletta del bagno passo dopo passo (teleconferenza con l'Università di Harward)

Qui sono imbattibile: la alzo e la abbasso a distanza con la sola forza del pensiero, come Uri Geller. Anche la tavoletta dell'Università di Harward (sono ancora lì che pensano che  il loro bagno sia infestato dal demonio…)

- E' possibile fare pipì senza schizzare fuori dalla tazza? (pratica di gruppo)

Per i principi della dinamica dei fluidi è possibile, ma non probabile. Se poi si è in gruppo, è più probabile che tutti schizzino fuori dal bagno.

- Differenze fondamentali tra il cesto della roba sporca e il suolo (esercizi in laboratori di musicoterapia)

Facile, il cesto della roba sporca non è coltivabile.

- La tazza della colazione: levita da sé fino al lavandino? (esercizi diretti da Silvan)

Solo quando c’è il Mago Merlino nei paraggi (riguardare la celebre sequenza de “La spada nella roccia”). Oppure in Arizona, nell’ambito dell’Area 51.

- Comunicazione extrasensoriale: esercizi mentali in modo che quando gli si dice che qualcosa è nel cassetto dell'armadio non domandi "in quale?"

La risposta è ovvia: nell’unico mio dei dodici che ci sono in casa! Che tra parentesi, è anche l’unico che si riesce a chiudere.

TEMA DEL CORSO:

diventare intelligente quanto una donna (quindi essere perfetti)

OBIETTIVO PEDAGOGICO:

corso di formazione che permette agli uomini di sviluppare quella parte del cervello della quale ignorano l'esistenza.

PROGRAMMA :

4 moduli di cui uno obbligatorio.

Fortunatamente noi uomini conserviamo ancora in un angolo del cranio una piccola parte di quel cervello primordiale che ci avvisa dei pericoli e ci tiene alla larga dai corsi (e dalla perfezione femminile)

MODULO 1: CORSO DI BASE OBBLIGATORIO

1. imparare a vivere senza la mamma (2000 ore).

Solo una donna può pensare una cosa del genere… Facendo un rapido conto sulla durata del corso, sarebbero 5 anni, senza condizionale. Quindi sono 5 anni, con l’indicativo presente.

2. la mia donna NON è MIA MAMMA (350 ore)

Si usa anche da voi dire che le disgrazie non vengono mai da sole?

3. capire che il calcio non è altro che uno sport (500 ore)

Si, ma anche capire che non è solo quell’elemento chimico la cui carenza provoca osteopenia: che è l’unico calcio di cui si parla in casa!

MODULO 2 : VITA A DUE

1. avere bambini senza diventare geloso (50 ore)

A me era capitato con il gatto!

2. smettere di dire boiate quando la mia donna riceve i suoi amici (500 ore)

Lo cambierei in “smettere di dire boiate quando la mia donna guarda Amici (di Maria de Filippi)

3. vincere la sindrome del telecomando (550 ore)

Direi più propriamente: vincere la sindrome del telecomando sbagliato…

Di solito succede questo: “Come mai non si accende la TV?” “Stai usando il telecomando del lettore DVD...”.  Per fare una prova, ho evidenziato, scrivendoci sotto con un pennarello, tre tasti del telecomando: sotto il tasto ON ho scritto ACCESO, sotto il tasto OFF ho scritto SPENTO, e sotto un tasto a caso ho scritto GUERRA TERMONUCLEARE GLOBALE. Secondo voi, mia moglie cosa ha premuto?

4. non fare la pipì fuori dal water (100 ore, esercizi pratici con video)

Sono pronto per gli esercizi pratici, ma francamente sarei felice se mi potessi risparmiare i video!

5. riuscire a soddisfare la mia donna prima che cominci a far finta (1500 ore)

Scusate, ma qui si passa dalla forma impersonale fin qui usata alla forma personale. La mia donna di chi???

6. come arrivare fino al cesto dei panni sporchi senza perdersi (500 ore)

A volte basta avere un buon fiuto.

7. come sopravvivere ad un raffreddore senza agonizzare (300 ore)

Beh, il raffreddore no, ma con una linea di febbre sono già lì che imploro l’estrema unzione…

MODULO 3 : UOMO-CASALINGO

1. stirare in due tappe (una camicia in meno di due ore: esercizi pratici)

Io faccio così: spalmo sulla camicia la crema antirughe di mia moglie. Viene benissimo!

2. digerire senza ruttare mentre lavo i piatti (esercizi pratici).

No, io uso la lavastoviglie, che fortunatamente è abbastanza rumorosa…

MODULO 4 : CORSO DI CUCINA

Livello 1 (principianti): gli elettrodomestici: ON = ACCESO - OFF = SPENTO

Si, e CRASH = ROTTO

Livello 2 (avanzato): La mia prima zuppa precotta senza bruciare la pentola.

Altro che precotta, io la zuppa la compro già prebruciata!

Esercizi pratici: far bollire l'acqua prima di aggiungere gli spaghetti.

Si, così si sterilizza la pentola…

 

E ora al contrattacco, passiamo finalmente a proporre un corso di formazione per sole donne:

 

TEMA DEL CORSO:  DONNE E BEACH TENNIS

Ciclo di lezioni a partecipazione libera, al termine del quale non cambierà assolutamente nulla

 

Donne e beach tennis: una dolorosa contraddizione di termini

Il beach tennis femminile: ma vale veramente la pena di insistere?

La partita di beach tennis: quando vi ritrovate in tre sole donne, perché non rassegnarsi?

La pallina da beach tennis: volendo giocare, a volte può risultare utile

Le palline a terra: motivazioni etico-religiose che impediscono alle donne di chinarsi per raccoglierle

Le palline che escono dal campo: da sole non ritornano!

Il campo da beach tennis: da locus amoenus (nella competizione maschile) a locus horridus (nella competizione mista)

Il palleggio iniziale: sul perché le donne insistono a voler fare punto durante il riscaldamento

Consapevolezza dell’autostima: se giocando tra donne state inutilmente occupando un campo, ritenete veramente che i quattro appostati sui bordi con la racchetta in mano vi guardino con insistenza perché siete le più belle del bagno?

La racchetta: da quale verso si impugna per un corretto approccio al gioco

La racchetta: moderno capro espiatorio degli errori umani

Diritto e rovescio: sostanziali differenze nella pratica del beach tennis (sconsigliato) e in quella del lavoro a maglia (consigliatissimo)

La rete: funzione di un ostacolo apparentemente inutile

Le righe: il simbolo totemico del recinto sacro

Beach tennis e psicanalisi: il buio oltre la riga, ovvero calpestare la sabbia al di fuori del campo non è più tabù

Il pensiero negativo: la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo perpetrata attraverso l’obbligo del servizio dal basso nel doppio misto

Matematica: l’astrazione del pensiero logico nel conteggio dei punti nei games

Diritti civili: l’abolizione del vantaggio sul 40 pari e la compressione dei diritti della persona

Diritto feudale: liceità dell’applicazione dello “jus primae noctis” avverso la femmina della coppia sconfitta

Fisica dinamica 1: dove va la palla colpita con troppa potenza

Fisica dinamica 2: dove va la palla colpita con poca potenza

Fisica dinamica 3: dove va la palla mancata

Fisica dinamica 4: dove vi mandano quando mancate troppe volte la palla

Logica: di quale palla stiamo parlando?

Metafisica del beach tennis: dell’impossibilità femminile di muoversi nello spazio/tempo, prima e dopo la morte

Beach tennis e utopia: riuscire a giocare a bocca chiusa

Biologia marina: relazioni tra urla in campo, frequenze sonore e spiaggiamento dei cetacei nell’alto Adriatico

Beach tennis e sudore: un binomio inevitabile?

Galateo: una parola da non usare mai: “Tua!”

Psicologia: l’uovo prossemico e la posizione  dei giocatori in campo

e per finire, le nuove frontiere per il futuro

La speranza del domani: auspicabili prospettive per la pratica del beach tennis femminile

   

il beach tennis femminile sulla Luna

il beach tennis femminile su Marte

Beh, per la vigilia di San Valentino, mi sembra un buon pezzo...

martedì 26 gennaio 2010

...against a sea of troubles

Scusate l’assenza, ma un po’ la stagione che non aiuta, un po’ il mio p.c. che si incarta sempre più spesso costringendomi a rituali informatici di ripristino di dubbia efficacia (sarebbe ora di cambiarlo, non trovi, cara?), un po’ le preoccupazioni del lavoro…

Sono tutte situazioni che non stimolano la creatività e la voglia di socializzare.

In ufficio si sta compiendo il grande “pogrom”: la riorganizzazione.

Strani pennuti volano rasoterra (ma non abbastanza), veloci come smash, e temo che la padella antiaderente del 28 che mi sono astutamente infilato nel posteriore dei jeans possa non bastare. Proverò a sostituirla con la racchetta da beach. C’è scritto che è in carbonio, qualcosa farà…

 

interi stormi di questi cosi qui infestano i nostri uffici; speriamo solo che non intendano nidificare in pertugi disdicevoli!

Tra i colleghi, le cui facce sembrano maschere funerarie etrusche, girano fotocopie di organigrammi sempre diversi l’uno dall’altro e sempre più somiglianti alle sculture mobili di Alexander Calder che a strutture organizzative funzionali agli obiettivi della nostra attività lavorativa.

una prima ipotesi di organigramma


una seconda, più complessa ma altrettanto nefasta ipotesi di organigramma

I discorsi alla macchinetta del caffè, solitamente garruli, adesso spaziano tra l’interpretazione di alcuni passi oscuri dell’Apocalisse a discussioni millenaristiche su come si scatenerà la potenza distruttiva del male che opera nel mondo (la profezia dei Maya, l’asteroide Apophis, le centurie di Nostradamus, la forfora…). Nei corridoi si bisbiglia, si sussurra, si vocifera, si auspica, si suppone, si trama, si ordisce, mentre a gestire la riorganizzazione pare siano stati incaricati alcuni daiachi del Borneo (e chi ha letto Salgari sa bene cosa sto dicendo). Serve qualcosa per uscire dal tunnel.

Butto lì un’idea.

Forse il Team dovrebbe ritrovarsi.

Forse ci vorrebbe un nuovo torneo di fine inverno; possiamo provarci.

Astenersi perditempo.

lunedì 5 ottobre 2009

le racchette

Bentrovati.

Proviamo a riprendere, e per alleggerire un po' vi propongo la versione, riveduta e aggiornata, del fondamentale saggio sullo strumento più importante del gioco del beach tennis, naturale prolungamento del nostro braccio e della nostra mente. Preparatevi quindi a calarvi nel complesso e misterioso mondo delle racchette...

le racchette