Visualizzazione post con etichetta ragni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ragni. Mostra tutti i post

lunedì 31 ottobre 2011

Halloween non c’entra niente

L’ombra della foto è la mia, e no, ragazzi miei, stavolta Halloween non c’entra niente.

E’ che ormai ci siamo dentro fino al collo. Alcune settimane fa, entrando in casa a Spina, ho notato i ragni sul soffitto diversi dal solito. Mi sono avvicinato per controllare: avevano le muffole nelle zampe, e alcuni il paraorecchie di pelouche. E l’ultima volta, quando siamo andati per chiudere baracca, in alcune delle zampe (che evidentemente loro considerano i piedi) avevano infilato i moon boot. Ho lasciato per loro sul tavolo un bicchierino di grappa, così tireranno avanti fino alla prossima estate. Sistemata casa, ho scartabellato nei cassetti alla disperata ricerca di quei boxer da mare in cachemire che utilizzo nella spiaggia autunnale per sopravvivere alle intemperie durante le partite di beach tennis estremo. Purtroppo ho trovato soltanto quelli in lana merinos, ma con quell’imbottitura anteriore in piumino d’oca che mi ha sempre fatto fare un figurone… Sfoggio inutile perché in spiaggia eravamo in tre gatti, intirizziti e avviliti dall’impossibilità di giocarci l’ultima partita della stagione. 

Poi ho perso gli occhiali da vista, e ho ne ho ripescato un vecchio paio da un cassetto. Che però non solo non correggono la presbiopia, per cui scrivo al computer con le braccia distese verso la tastiera e con la testa ad un metro dallo schermo, e se ora riuscite a leggere qualcosa di sensato è sicuramente un miracolo, ma sospetto addirittura che siano quegli occhiali a raggi X che avevo comprato per posta tempo fa… Per cui, doveste incontrarmi per strada, mi raccomando copritevi bene.

Poi ho cominciato il vaccino per le mie allergie. Mix di alberi: hanno abbattuto mezzo bosco, hanno spremuto gli alberi, ne hanno concentrato il succo in 5 boccette da 10 ml e hanno trovato il pirla che le acquistasse per una cifra esorbitante impegnandosi a deglutirne il contenuto quattro gocce alla volta fino alla prossima estate, sopportandone l’estenuante prurito che provocano e con la prospettiva di proseguire per almeno tre anni.

Poi stiamo svuotando una casa e riempiendone un’altra, ricordi, cianfrusaglie, fatica e polvere. Una confusione di cose morte, tristi come l’autunno, e alcune scene memorabili in cui il comico e il tragico si confondevano sfumando l’uno nell’altro, tra cui quella della poltrona trasportata giù dalle scale che sembrava il rifacimento della sequenza della carrozzina che precipitava dalla scalinata di Odessa ne “La corazzata Potemkin”. E giornate di lavoro, sistemazione e riordino: un esercizio quasi zen dove il nulla è sostituito dal troppo. E nelle quali cerco di realizzare alcuni dei miei sogni di architetto mancato: dare ordine al caos, o più spesso viceversa, e perdermi nel dettaglio, smarrendo la visione complessiva dello scopo da raggiungere.

Poi ho ripreso la mesta attività beachtennistica indoor: e giocare per 2 ore con i soci del CRAL Montedison indossando gli occhiali a raggi X è un'esperienza estenuante, vi garantisco. Per cui ormai gioco senza guardare, e paradossalmente meno guardo e meglio gioco, forse perché in condizioni estreme l’istinto prevale sempre sulla ragione.

Poi è finita l’ora legale, per la gioia delle talpe.

Poi oggi siamo sette miliardi, di cui almeno sei miliardi e mezzo giocano a beach tennis meglio di me…

L’ombra della foto è la mia, e Halloween non c’entra niente…
Sono proprio io che sono così.

martedì 28 settembre 2010

tristi case di fine stagione

 Giorni frenetici.

Case di Montecarlo di cui non si conosce il proprietario, non si conosce l’affittuario, niente, nessuno…  Viene da pensare che, in confronto,  al Lido di Spina ci siano delle agenzie immobiliari decisamente più serie.

E poi cognati, ministri caraibici, servizi paralleli, bufale, dossier.
E Marcegaglia che attacca: “Ora il governo agisca!”
E la replica di Bossi: "È facile parlare!"
E Marcegaglia che rilancia: “Proprio tu, che ti esprimi solo a gesti”.
E il figlio di Bossi: “Facile parlare?!? Mica tanto, io per esempio…” (detto naturalmente tramite il suo portavoce).
  
Ecchediavolo!!!

 il linguaggio dei segni, utilizzato anche nel beach tennis

Ma su questa palude di letame, si erge chiara e cristallina la voce del nostro Premier, volta a fermare il gioco al massacro:  
"In questi giorni l’immagine che da di sé la politica è un vero disastro, è molto peggio del teatrino di sempre, del teatrino delle chiacchiere, degli insulti, delle falsità.  Fuori da questo teatrino, il nostro governo invece, il 'governo del fare', ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete, nell'interesse di tutti gli italiani".

 fatti, non pugnette!

Ma va!

Certo che uno così al di sopra delle parti, queste cose può ben permettersi di dirle.

Anche se più che il governo del fare sembra il governo di tutte quelle altre penitenze che si facevano nei giochi da bambini: del dire (generalmente baggianate, ma anche insinuazioni, denigrazioni, bordate di affermazioni pronte per essere fraintese e raffiche di stronzate pronte per essere smentite), del baciare (escort e compiacenti massaggiatrici dei vari beauty center nel migliore dei casi, amici degli amici e uomini d'onore nel peggiore), della lettera (attività di dossieraggio e furibonde campagne di stampa orchestrate contro gli antagonisti politici) e – inevitabilmente tra un po’, e purtroppo trascinando tutto il Paese – del testamento.


Ma ritornando alla faccenda di Montecarlo, io proprio non mi capacito. Ma secondo voi, al di là delle carte, dei notai, dei rogiti, e dato che le case di vacanza alla fine sono tutte molto simili, è così complicato stabilire se uno ne è o no il proprietario? O se lo è, magari a sua insaputa?

Per me è semplice: basta osservare i comportamenti.

Quella indubbiamente è la tua casa se:

- quando arrivi nel weekend cominci a riposarti ramazzando via montagne di aghi di pino;
- ad inizio stagione ti affanni a spazzolare via dal cortile, dalle persiane, dalle finestre, dalle inferriate ecc. quel maledetto polline giallo che ti irrita gli occhi e ti gonfia il naso come quello di un clown;
- ti preoccupi di pagare l'ICI, sputando veleno contro il Comune perchè poi quei soldi li sperpera da altre parti;
- al momento delle pulizie generali di inizio stagione, a malincuore sei costretto ad aspirapolverare quei ragni che si annidano negli angoli del soffitto, per fargli capire che il padrone sei tu, e non loro;
- ti rassegni a partecipare alle assemblee di condominio che si tengono di regola il giorno prima o il giorno dopo ferragosto, e sorbirti la canonica filippica su quanto alte siano le spese di tenuta del conto corrente;
- prima di lasciarla ti premuri di chiudere acqua, gas, spegnere lo scaldabagno e staccare il cavo dell’antenna  tv, salvo poi - tornato in città - macerarti nel dubbio di non aver chiuso a chiave la porta di ingresso;
- quando schiacci una zanzara sul muro schizzi subito in bagno, afferri una spugnetta e ti precipiti freneticamente a strofinare la macchia di sangue nel patetico tentativo di cancellarla;
- appena intuisci l'ombra di una macchietta di umidità sull'intonaco, ti precipiti al primo Bricocenter e spendi centinaia di euro in prodotti che si riveleranno puntualmente inefficaci;
- ti adombri constatando che dopo esserti disarticolato la spalla per potare la siepe a perfetto livello, il giorno dopo i tuoi due vicini di lato tagliano la loro uno mezzo metro più alta, l’altro mezzo metro più bassa;
- ogniqualvolta ti trovi a passare nel raggio di trenta chilometri dalla casa, ti allunghi a spalancare porte e finestre per far respirare i muri;
- passi ore ad osservare le abitudini delle formiche che ti divorano gli scuri in legno, per poterne programmare al meglio il piano di sterminio.

Ma forse mi illudo, Fini è un politico e i politici queste cose non le fanno, trovano sempre qualcun’altro che le fa per loro: genitori, amici, domestici, sodali compiacenti.

 Loro se la godono e basta; perbacco, hanno ben altro a cui pensare!

... 

Dimenticavo.

La casa è indubbiamente tua anche se, come abbiamo fatto noi domenica scorsa – doloroso epilogo di fine stagione – parti dalla città con la penosa prospettiva di passare la giornata a sbaraccare tutto, vuotare la dispensa, sbrinare il frigo, disfare il letto, vuotare l'armadio, fare enormi fagottoni di biancheria, asciugamani, accappatoi, lenzuola, tende, strofinacci ecc. ecc. ecc.

Salvo poi farti sorprendere da una stupenda, calda e soleggiata domenica di fine estate, per cui costume e maglietta e via, in spiaggia per le ultime racchettate con gli amici (e gli ultimi furibondi scontri per aggiudicarsi il "Badile d'Oro 2010"). 

Perchè, se la casa è importante, ancora più importante è tutto quello che ci ruota attorno.
E al diavolo tutto il resto.

martedì 31 agosto 2010

agosto, blog mio non ti conosco...


Dopo tanto tempo, non solo fatico a ricordare come si accende il computer, ma le mie dita incespicano sulla tastiera in modo talmente maldestro che riesco a snocciolare sul monitor solamente parole incomprensibili ricche di k, x e w buttate lì alla rinfusa. Però adesso, a ferie finite, si riprende: ordine e rigore, oltre ad un surplus di lavoro per il correttore ortografico.

... 

La sera del primo giorno di ferie, dopo aver traslocato il contenuto di mezza casa di Ferrara in quella Spina, io e la mia signora decidiamo di andare a farci divorare dalle zanzare in una pizzeria all’aperto e lì incontriamo un'allegra combriccola, di cui fa parte anche uno dei transfughi desaparecidos del bagno Granchio che, vedendomi, mi chiede: “Allora, quand’è che aggiorniamo il blog?” Tergiverso, spiegando che sono in ferie, che il portatile è stato requisito da mia moglie e che le vacanze mi forniranno di sicuro gli stimoli e le idee necessarie per pubblicare nuove cose.

Il giorno dopo, mattinata appena decente e pomeriggio di pioggia. Per cui: pulizie generali.

Avevo appena finito di spiegare ad un gruppo di ragni, impugnando l’aspirapolvere turbociclonico acceso a manetta, il concetto filosofico del “trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato”, che un’automobile si ferma davanti al cancello di casa. Era una delle “tre migliori giocatrici degli ultimi 150 anni”. Dopo i saluti di rito, mi butta lì: “Ho dato un’occhiata, al blog … battiamo la fiacca, eh!”
Effettivamente battevo un po’ la fiacca, e con l’idea di continuare a batterla per ancora un po’ di tempo. In fin dei conti ero in ferie, e comunque aspettavo quasi che, rispetto alle mie pubblicazioni sul blog, almeno per una volta la domanda superasse l’offerta.

Ma adesso, dopo esserci ritemprati, siamo pronti a raccontare i rutilanti eventi di questo agosto: le donne, i cavalier, l’arme e gli amori, le singolar tenzoni, sangue e arena, birra e salsicce, drammatici infortuni e miracolose guarigioni, il "D-day", tutto - magari un po’ alla rinfusa – nei prossimi post. 

Nel frattempo pubblico queste due immagini, che mi sono state richieste da alcuni del gruppo dei “Dannati”, mi auguro per un loro utilizzo, se non proprio nobile, almeno per scopi non esasperatamente turpi.
La prima è l’immagine che è stata stampata sulle magliette, che è un po’ il compendio di un modo di pensare il beach tennis.


Ma occorre fare una premessa tecnica. Nel linguaggio dei fumetti, la “linea cinetica” è quel tratto disegnato che allude ad un movimento, creando un senso di dinamicità in un’immagine statica. Noterete che l’unica linea cinetica esistente nel disegno è quella, lieve, sotto la pallina lanciata in aria dal giocatore a sinistra. Per il resto tutto è fermo, immobile. Questo perché il nostro beach tennis privilegia l’aspetto estetico rispetto a quello agonistico, la grazia rispetto alla potenza, la bellezza rispetto alla velocità: si gioca non per vincere, ma per partecipare. Anche perché, per come giochiamo, non è che ci sia una gran speranza di vincere.


La seconda immagine, che è una bozza realizzata dopo che il primo disegno è stato velatamente accusato di maschilismo (per l’assenza delle giocatrici, ma si sa che noi beachtennisti siamo fondamentalmente dei misogini…), non solo ribadisce la nostra attenzione alle valenze estetiche del gioco, ma la trasmuta in pura contemplazione.
D’altra parte:
- che il team sia composto prevalentemente da individui contemplativi è evidente, basta guardare come osserviamo, immobili, le bizzarre parabole dei pallonetti che ci scavalcano o le ovattate traiettorie delle smorzate che non riusciamo a raggiungere;
- che il team sia composto prevalentemente da esteti è cosa universalmente nota,  un segno distintivo che non ha bisogno di essere continuamente ricordato…

due esteti del  Team.
Quando Magellano, esplorando  la Terra del Fuoco, vide per 
la prima volta i pinguini patagonici, li descrisse esattamente così