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venerdì 30 settembre 2011

torneo dell'amicizia 2011 - il resoconto

Fine dell’estate.
Ormai nella casa di Spina i ragni stanno placidamente riprendendo possesso degli angoli del soffitto. Sono i discendenti di quegli stessi ragni che ho aspirapolverato via ad inizio stagione, ma sembra che per questo non mi serbino alcun rancore. I ragni di Spina sono pacifici e fatalisti, conoscono le regole del gioco e le accettano serenamente. Anche se ultimamente ho fatto un sogno. Venivo morso nel sonno da un ragno calatosi sul mio letto, e per effetto del morso mi trasformavo, da individuo timido ed impacciato che sono, in
Spider-Lore, supereroe che sparacchia dai polsi ragnatele a forma di reti da beach tennis dentro le quali si intrappolano le palline dei suoi stessi smash… Un incubo che non vi dico.
Ma bando alle chiacchiere, adesso che è passato abbastanza tempo e sta scattando l’effetto nostalgia, cominciamo a pubblicare il tanto atteso resoconto del Torneo dell’Amicizia 2011, che si è srotolato, come di un film la pellicola, sui campi del Bagno Spina il 13 agosto scorso.

 
Ore 7.45 del gran giorno. Presso la residenza dell’amministratore delegato del Team, sotto una stretta vigilanza armata (c’era mia moglie con la racchetta in mano), inizia il trasferimento dei trofei verso il Bagno Spina.
Sono trofei antichissimi, riciclati per l’occasione. Ora non vorremo creare allarmismi, false aspettative o illusioni, ma non possiamo neppure nascondervi quello che ci è stato rivelato dall’anziano amministratore delegato. E cioè che una delle coppe messe in palio al Torneo (e purtroppo non ricorda quale), l’aveva vinta tantissimo tempo fa giocando in singolo a tennis sui campi della Palestina contro un tale Giuseppe di Arimatea, che poi gli aveva raccontato una stranissima storia …
In sostanza, abbiamo il fondato sospetto una delle coppe messe in palio al Torneo dell’Amicizia 2011 altro non sia - nientepopodimeno - che il Sacro Graal!
E che qualcuno dei premiati, probabilmente, se lo sia portato a casa. Laddove hanno fallito Lancillotto, tutti i cavalieri della tavola rotonda, i crociati e chissà quanti altri, è forse riuscito uno di voi, grazie magari ad un quindici buttato via dagli avversari con una misera palla spizzata in rete o un inverecondo pallonetto fuori misura... L’unico modo per determinare se la coppa che avete appoggiato sulla mensola in soggiorno sia o non sia il Sacro Graal, è di andare alla Fonte dell’Eterna Giovinezza, sconfiggere in duello il Cavaliere Templare che la difende, riempire la coppa con l’acqua, bere e:
1) se invecchiate e vi decomponete immediatamente, purtroppo la vostra coppa non è il Graal;
2) se non succede niente, beh allora andate al bar del Bagno Spina e fatevi due spritz per consolarvi: non ringiovanirete ma almeno vi tirate un po’ su, (purchè non esageriate con le patatine…);
3) se invece udite una musica celestiale e venite irradiati da un raggio di luce ultraterrena, quello da cui avete bevuto è sicuramente il Graal, che vi donerà la vita eterna.
In quest’ultimo caso non siate egoisti: riportate per favore la reliquia al Bagno Spina dove ci sono diverse altre persone che ne hanno bisogno, se non per la vita eterna, almeno per spianare quelle fastidiose rughe d’espressione che si ritrovano sul viso.

 il banchetto dell'organizzazione allestito. 
Ma quale mai delle coppe sarà il Sacro Graal? 
Di sicuro siamo riusciti solo ad identificare la Mitropa Cup vinta dal Bologna nell’annata 1961-62

 la pigotta Agostino, realizzata dalla mia signora e messa all’asta a favore dell’UNICEF. Per diverse settimane il pupazzo – work in progress - è rimasto appoggiato sul tavolino di fronte al divano di casa mia, con alcuni ferri da maglia conficcati nel busto… 
Giusto nel periodo in cui a me è venuto il colpo della strega!

arrivano alla spicciolata i partecipanti. Questo è il pigotto Luca, transfuga del Bagno Granchio, che è stato venduto a peso: con il ricavato hanno ricevuto conforto tutti i bambini dell’Africa sudorientale e di Haiti, e qualcosa è anche avanzato…

… e questo è il pigotto Rocco, che però è stato venduto a centimetri, e non state a chiedermi niente di più…

quando si dice che ti rubano la scena… I due onesti beachtennisti, uno dei quali è un vecchio amico proveniente addirittura dal remoto e derelitto Lido degli Scacchi, pensavano di essere i protagonisti dello scatto. Ma, come dicevano i latini, “ubi maior, minor cessat” e sul chi siano i “minor” qui, secondo me, ci sono pochissimi dubbi…

in questo emblematico scatto, il passato ed il futuro del Team.
In secondo piano il Presidente dimissionario (almeno così si vocifera, ma non tutti ci credono), ed il primo piano il Presidente in pectore: Abdel Abdul Karim Ben Khalifa El Zurmalek, che con il suo nuovo motto “Tutto per un euro” conta di risanare la difficile situazione finanziaria del Team, creatasi per la sciagurata gestione precedente

 arriva anche il Consulente Legale del Team. Negli ultimi tempi ha assistito il Tesoriere, che vedete sullo sfondo, responsabile del pauroso dissesto finanziario del Team. Come ben saprete il Tesoriere era il depositario del patrimonio, che ammontava ad un euro. Una mattina, entrando distrattamente al bar del Moro, con quell’euro si è bevuto un caffè. Resosi conto del misfatto, è subito fuggito in uno di quei paradisi fiscali dei Caraibi, condividendo la latitanza con altri celebri bancarottieri…

…ma naturalmente è ritornato a Spina, cedendo alle pressanti richieste del Presidente che lo ha convinto promettendo di triplicargli lo stipendio. E consigliato naturalmente anche dal Consulente Legale il quale però ha omesso di fargli notare che, comunque, il triplo di zero è pur sempre zero.

- 1. continua - 

giovedì 5 maggio 2011

beati i perseguitati

Grazie alle preziose indicazioni strategiche del Presidente e complici anche le artriti delle nostre articolazioni che ci hanno ben presto reso insopportabile la permanenza nell’ambiente umido della torbiera (ormai noi tutti c’abbiamo un’età…), dopo neanche venti minuti ci hanno catturati, legati e appesi mani e piedi a delle pertiche.
E trasportati a spalla nella City, dove siamo subito stati rinchiusi della Torre di Londra, sorvegliati a vista dai Beefeater che il Presidente ha affermato di aver già visto ritratti sull’etichetta di alcune bottiglie di gin.
Neanche il tempo di chiudere il chiavistello che il Presidente ha iniziato a sbraitare le uniche due frasi in inglese che conosceva: “Merry Christmas!” e “Tie break!” (“Spina beach” non glie l’abbiamo data per buona), e ha cominciato a battere i pugni sul portone della cella chiedendo di parlare personalmente con la regina Vittoria o, in alternativa, con re Artù.
Per dargli man forte, il consulente legale, dando fondo alle sue scarse conoscenze di inglese, ha iniziato a strillare “The book is on the table!”, mentre noi tutti cantavamo sguaiatamente “Yellow submarine”.
Insomma, un casino tale che ad un certo punto abbiamo intravisto il fantasma di Anna Bolena che, testa sottobraccio, se ne è uscita dalla cella attraversando il muro, visibilmente seccata.
Poi all’improvviso il Presidente ha avuto l’intuizione.
Memore di quanto confidatogli durante la cerimonia di nozze dalla sorella della sposa, Pippa (quando l’abbiamo vista entrare nell’abbazia abbiamo esclamato tutti all’unisono “Mo pippa!” e lei, credendo che la conoscessimo, ci ha subito benvoluti), ha fatto allusivamente capire ai nostri carcerieri di conoscere la destinazione del viaggio di nozze degli sposi (che con la proverbiale spocchia della casa reale, hanno prenotato due lettini ed un ombrellone al Bagno Las Vegas per la prima settimana di maggio). E costoro, consultato il Foreign Office, per evitare complicazioni ci hanno scarcerati a patto che non rivelassimo nulla di quanto sapevamo.
Scaraventati fuori dalla Torre di Londra, com’è e come non è, nel giro di poche ore siamo stati recapitati in prossimità del nostro nuovo obiettivo: Roma, per la beatificazione di Papa Wojtyla.
Giusto il  tempo di abbigliarci in maniera consona alla cerimonia, che abbiamo cominciato ad avvicinarci a piazza San Pietro. 

il team, mirabilmente abbigliato per la storica cerimonia

Ma all’improvviso è successo l’imprevisto: non appena ci siamo incanalati tra la folla in via della Conciliazione, forse per colpa di una foto di Papa Roncalli pubblicata sul blog e probabilmente mal digerita dalle gerarchie ecclesiastiche, è scattata una task force vaticana: le Guardie Svizzere, alabarde alla mano e spalleggiate da un nugolo di cardinali inferociti, hanno cominciato ad inseguirci costringendoci a risalire come salmoni la corrente dei pellegrini che sciamava verso piazza San Pietro. Per alleggerire la situazione abbiamo cominciato a lanciare alle guardie svizzere alcuni pezzi di emmenthal, di cui sapevamo quanto fossero ghiotti, ma la schiera di cardinali, roteando degli incensieri sopra le loro teste come fossero bolas, ci ha ricacciati ben presto oltre Castel Sant’Angelo.
Per cui, cerimonia mancata: i dannati del beach tennis esclusi dallo storico evento per l’opposizione del Vaticano che però ha avuto il coraggio di tollerare la presenza, dopo tutto quello che ha combinato, di un Berlusconi che si è addirittura addormentato durante il rito!

mica giusto, lui si e noi no!

Ma riflettendo sull’accaduto, seduti attorno ad un tavolo di un’osteria di Trastevere, abbiamo concluso che chi non ci vuole, non ci merita.
Vorrà dire che aspetteremo pazienti la beatificazione dell’altro grande polacco della storia: Zbigniew Boniek.

magari ci sarà un tantino da aspettare, ma noi abbiamo pazienza...

sabato 30 aprile 2011

impegni istituzionali

Volevo continuare con il racconto degli eventi di questi primi fine settimana al mare, ma l’attualità incalza. 
Ci sono eventi, nella storia dell’umanità, a cui è indispensabile partecipare. E il nostro Team, ambasciatore del beach tennis nel mondo, di sicuro non può tirarsi indietro. 
Oggi a Londra si è celebrato il matrimonio dell’anno, tra il principe William e Kate Middleton: potevamo forse mancare? 
Dopo una frenetica consultazione con il Tesoriere, che ci ha illustrato con il consueto tecnicismo professionale la complessa situazione patrimoniale del team (1 euro in cassa, sempre quello), abbiamo freneticamente discusso sul da farsi. Dalle accurate ricerche svolte e dal formidabile brainstorming che si è scatenato, sono emerse le geniali soluzioni per affrontare il delicato impegno. Innanzitutto il regalo di nozze. Si è optato per il riciclo di una pentola a pressione Lagostina da 5 litri, ancora imballata dai tempi del mio matrimonio, oltre ad un vasetto di alici marinate gentilmente offerto dal “miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni”. Per raggiungere Londra abbiamo trovato un volo “low cost” in deltaplano che per un euro, partendo dall’aviosuperfice di valle Gaffaro ci avrebbe scaraventato nella Manica in prossimità delle bianche scogliere di Dover. Poi, da lì a Londra cosa ci sarebbe mai voluto? E difatti siamo arrivati, elegantemente bardati da cerimonia, anche se inizialmente siamo stati scambiati per i rappresentanti di una qualche sperduta colonia del Commonwealth: sti barbari di inglesi non sanno proprio cosa sia l’eleganza!

cliccate sulla foto per ingrandirla ed apprezzare così la raffinata eleganza dei membri del Team

Comunque, il Presidente si è subito precipitato a porgere i doni agli sposi, piacevolmente stupiti soprattutto dalla pentola a pressione, oggetto evidentemente gradito alla casata dei Windsor tanto che poi la regina Elisabetta lo ha subito indicato come modello per i suoi prossimi cappellini.

i due giovani sposi hanno talmente apprezzato il regalo 
del Team che non hanno voluto separarsene 
nemmeno nei momenti cruciali della cerimonia

E a sorpresa ha consegnato a Kate una lattina dei famosi fagioli borlotti di cui è testimonial, sussurrandole però all’orecchio di non abusarne, specialmente in vista della prima notte di nozze.   

i due sposini mostrano felici i doni del Team, impegnandosi
 tacitamente a consumarli, per un motivo o per l'altro,  
solo dopo il viaggio di nozze

Finita la cerimonia a Canterbury, ci siamo spostati per il rinfresco, durante il quale il Presidente ha chiesto ad un pronipote dell’ammiraglio Nelson con che sistema si poteva risolvere la diatriba tra i gestori dei bagni dei lidi comacchiesi e la locale Capitaneria di Porto, e la risposta è stata netta: prima il gatto a nove code e poi tre giri di chiglia, e chi sopravvive ha ragione, mentre poco distante un discendente di sir Francis Drake e il suo pappagallo appollaiato sulla spalla annuivano soddisfatti. 
Ma in quel momento è successo l’imprevedibile: il Presidente, al suo ennesimo drink, ha inavvertitamente appoggiato il bicchiere sul cappellino giallo della regina, scambiandolo per un tavolino di servizio. Apriti cielo! Si sono sentiti suoni di corni da caccia, l’abbaiare di mute di cani e il frastuono del galoppo dei cavalli montati da cortigiani in livrea rossa… Si è scatenata una massiccia caccia alla volpe, e le volpi eravamo noi! Ci hanno inseguiti per ore nelle brughiere del Kent, ma sotto l’abile guida del nostro Presidente ora siamo semisommersi negli acquitrini di una torbiera, dove i cani – che guaiscono ininterrottamente - non possono raggiungerci.
Ma dobbiamo trovare una rapida via d’uscita.
Perché il primo maggio – perbacco!- dovremo essere in piazza San Pietro, per la beatificazione di Karol Wojtyla!

venerdì 22 aprile 2011

e nel weekend successivo

E nel weekend successivo ancora meglio, perché si sono rifatti vivi in tanti. Il tesoriere, il consulente legale, la sbadilatrice dispersa, vari componenti del Comitato dei saggi del Team e tanti altri, addirittura un transfuga desaparecido del bagno Granchio. E si è rifatto vivo anche il caldo, e il Bagno Spina ha riaperto in grande stile, e un sacco di altre cose, alcune sorprendenti. Ma andiamo con ordine.

La piscina sequestrata.
E’ stata la prima cosa balzata agli occhi degli avventori: la meravigliosa piscina, vanto e fiore all’occhiello del bagno, recintata da una squallida bandella di plastica bianco-rossa e messa sotto sequestro. 
Dalla Capitaneria di Porto.
Abusiva. 
Perché non rimovibile al termine della stagione balneare. 
D’altronde è tutto logico e comprensibile: chi, alla fine della stagione balneare, non ripiega la vasca della piscina, non ne imballa il pratico sistema di depurazione delle acque, non rimette le pompe nei pratici astucci, non rimuove le scalette in acciaio inox, non smonta la struttura di sostegno, i pannelli di recinzione, il pavimento in legno, le docce, i quadri elettrici, l’illuminazione e non infila il tutto nel baule della macchina e se lo riporta nello sgabuzzino di casa? 
Ora io non so se certe cose possano succedere solo a Comacchio, se chi rilascia le autorizzazioni abbia cognizione della realtà o dica semplicemente fischi per fiaschi e chi le richiede capisca esattamente il contrario, o se ci sia una tale confusione normativa per cui si fanno le cose nella convinzione che tutto quello che non è esplicitamente vietato sia consentito, al contrario di quanto succede nelle altre parti del pianeta Terra... 
Mah!
D’altra parte noi, che da tempo frequentavamo il bagno nei fine settimana assolati, già sapevamo dell’accaduto. Perché il giorno in cui tutto è successo, noi c’eravamo. 
Precisamente un sabato in cui io, dopo aver scaricato al bagno la mia signora e l’amministratore delegato del Team, ero dovuto andare a casa dove avevo un appuntamento col muratore che avrebbe dovuto sistemarmi il pilastro della loggia sul cortile, lesionato dal rigonfiamento dei ferri di armatura. Il tempo aspettare l’arrivo dell’umile artigiano, con il secchio degli attrezzi appoggiato sul sedile anteriore di una fiammante Porsche Cayenne – tanto per ribadire quanto sia più importante investire nello studio che non nel lavoro manuale -, il tempo di mostrargli il problema, il tempo di sentirmi dire che sì, il pilastro era lesionato ma non c’era nessun pericolo, il tempo di fargli notare che d’accordo, non c’era pericolo immediato, ma il pilastro reggeva comunque un paio di balconi che quando avrei fatto colazione-pranzo-cena nelle calde giornate estive sarebbero stati sopra la MIA testa e non sopra la SUA, il tempo di vederlo partire sgommando mentre diceva che avrebbe ripristinato al più presto il tutto in stile doricoionicocorinzio (specialmente coionico) – compresa la trabeazione che reggeva il balcone di sopra - che, tornando al bagno, ho notato parcheggiata nel piazzale una Fiat Punto della Guardia Costiera, che mi è subito parsa incongrua quanto un sommergibile del Corpo degli Alpini. 
E sbirciando, ho notato alcuni personaggi in divisa bianca e con in testa delle feluche come quelle dell’ammiraglio Nelson a Trafalgar che parlottavano col gestore. 

i due funzionari della Capitaneria di Porto
 mentre procedono al sequestro della piscina

E che alla fine della discussione sono saliti sulla loro Punto, hanno scrutato l’orizzonte con un cannocchiale, e dopo aver  fatto uscir fuori dai finestrini abbassati due pagaie si sono diretti remando verso la stradina di uscita dal bagno, mentre uno urlava “Vira a babordo!” e gli altri due intonavano la nota canzone pirata “Quindici uomini sulla cassa del morto”.
Poi si sono persi nella rotonda, e credo siano ancora lì che girano.
Poco dopo è spuntata la moglie del miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni che, ordinanza di sequestro alla mano, ci ha raccontato tutto.

Ora io credo che se ci fosse un po’ di buonsenso, a Spina qualcuno dovrebbe immediatamente sequestrare due cose: le strade e i marciapiedi. Perché disastrati, terrificanti, estremamente pericolosi e osceni biglietti da visita per una cittadina balneare che abbia interesse a mostrarsi con un minimo di decoro non solo ai turisti locali (che chissenefrega, hanno la casa, sono obbligati a venirci, se gli va bene è così altrimenti si attacchino), ma anche a quelli che vengono da fuori e che dovrebbero affezionarsi. Altrochè le piscine!
Fatto sta che adesso la piscina è ridotta ad uno stagno infestato da miriadi di zanzare i cui piani di volo vengono coordinati – per evitare il caos – dalla base NATO di Poggio Renatico che ha tentato di dirottarle verso la Libia, ma loro col cazzo che ci vanno, tengono duro e aspettano per azzannare i turisti che tra qualche settimana si faranno vivi.

il nuovo stagno del litorale, che verrà inserito tra zone umide 
di interesse naturalistico del Parco del Delta del Po

Forse qualcosa si smuoverà, perché per la prima volta ho sentito dare giudizi sconsolati e negativi sui nuovi amministratori, che non sanno mai cosa succede, quando succedono le cose non ci sono e se ci fossero dormirebbero. E per i quali comunque la colpa è sempre di quelli che c’erano prima.

Speriamo che qualcuno trovi una soluzione decente prima dell’estate, e che il massacro non continui. Perchè non oso pensare a cosa succederebbe se qualcuno si azzardasse a sequestrare i campi da beach tennis.

Fine dell’invettiva, il resto dopo Pasqua.
E, a proposito, auguri a tutti.
p.s. - Domani tutti al mare.
Noi ci saremo: lo intuisco dai ronzii provenienti dal bagno, dove mia moglie sta perfezionando gli ultimi ritocchi con il nuovo particolarissimo depilatore:


mercoledì 13 aprile 2011

e domenica, pienone!

E domenica scorsa (non questa, quella prima, ormai sapete che non sono tanto tempestivo), pienone al bagno Spina.
Con alcune importanti defezioni: il consulente legale del Team, che mi pare di aver capito fosse impegnato a seguire il figliolo in gare di canottaggio, e il tesoriere, colpito da morbo crudele - credo - ad una gamba. Cosa che rischia di tenerlo fuori gioco per diverso tempo. Tant’è che il Presidente, suo storico compagno di coppia, con la squisita sensibilità umana che tutti gli riconosciamo, si è subito preoccupato:
a) di sbolognare il cartellino, prima che le quotazioni precipitassero, cercando di appioppare una bufala agli ignari acquirenti;
b) di trovarsi un nuovo socio per l’inizio della stagione beachtennistica.
Scelte indubbiamente dure.
Tante responsabilità minano le persone sia nel morale che nel fisico, e francamente un certo decadimento fisico del nostro leader è stato tacitamente notato da alcuni. Si mormora che per fronteggiare la crisi nelle vendite delle verdure conservate, settore nel quale il nostro Presidente gloriosamente opera, talune aziende lo abbiano utilizzato per pubblicizzare i loro prodotti.
E così, come tanti altri gloriosi testimonial - Giovanni Rana per i sui tortellini, Amadori per i suoi polli ecc.-, anche il Presidente ha pubblicizzato un prodotto le cui caratteristiche corrispondevano al suo attuale phisique du role: i fagioli borlotti.

il Presidente al servizio, mentre al posto della pallina lancia in aria un barattolo dei gustosi legumi

Questa sua provvisoriamente critica condizione fisica non gli ha comunque impedito di giocare serrate partire, al termine delle quali, radunato un capannello di fedelissimi, si è dedicato alla sua seconda attività da spiaggia preferita (e secondo noi quella in cui riesce meglio): il gossip con cazzeggio.
Io ero impegnato sui campi, sentivo sghignazzare e non capivo, ma vedevo mia moglie che pur fingendo di dormicchiare sul lettino, aveva sfoderato il suo orecchio bionico, per cui ero certo di avere poi un dettagliato resoconto della discussione. Che mi è stato puntualmente fornito.
Alla discussione partecipava un ottimo beachtennista – a cui nella mattinata ero riuscito a far perdere per 9 a 8 una partita che vincevamo 7 a 2 -, informatore farmaceutico di una nota azienda che produce ausili chimici utili per aumentare le prestazioni degli ometti in disarmo. Insomma, quelle pastigliette color puffo. Argomentando sul tema, il discorso è inevitabilmente scivolato sul nostro Presidente del Consiglio che si vocifera si sia fatto impiantare un complicato sistema idraulico nelle zone basse per reggere al meglio nell’espletamento delle sue attività più o meno istituzionali. E così, mentre gli prelevavano da là sotto quei bulbi piliferi che poi gli hanno piazzato sul cranio, maligni insinuano che gli avrebbero anche installato una pompetta che, comandata da un pulsante, attiva dei pistoncini che rigonfiano di liquido l’amichetto dei bassifondi, a vai di bunga.
E di come funzionasse, e di dove fosse collocato il pulsante per evitare imbarazzanti alzabandiera accidentali, e di dove avessero messo la pila (rigorosamente Duracell!), e se d’inverno dovesse sostituire il liquido con il Paraflu per proteggerlo dai danni del gelo, e di come lo sgonfiasse a fine manovre, e della presenza di una valvola di sicurezza che sfiatasse per evitare le sovrappressioni, vi lascio immaginare come si è potuta evolvere la discussione, che si è naturalmente estesa anche all’attrezzo principale, che si insinua gli sia stato reinnestato grazie ad un donatore che pare sia un noto campione sportivo degli anni ’90, come diavolo si chiama – ah, si! -, Varenne.

 il presunto donatore, in un momento di relax

Che meraviglia, il primo Presidente del Consiglio a tre gambe, e quella di mezzo senza bisogno di rialzo nel tacco della scarpa!
Pensate un po’ come una notizia sicuramente falsa e tendenziosa riesca a scatenare la fantasia e la cattiveria delle persone, anche in un ambiente rilassato come quello di una spiaggia…
Fortuna che l’amore trionfa sempre sull’invidia e sull’odio!
Tra l’altro mi sono accorto per caso che per un certo periodo di tempo ho utilizzato un dentifricio prodotto dalla suddetta multinazionale farmaceutica. Solo adesso capisco perché, dopo essermi lavato i denti, avevo l’impressione di avere una racchetta da ping-pong al posto della lingua…


tutto velo! Dopo esselmi lavato i denti con quel dentiflicio, liusivo a pallale ploplio così!

Comunque sia, il bilancio complessivo è stato questo: una grande giornata, un grande weekend, il regalo inaspettato di una stagione bizzarra. Con qualche problemino collaterale, dovuto alla mia disabitudine ai rituali balneari. Per proteggermi la pelle color verde pisello (o verde cimice schiacciata, come qualcuno mi ha suggerito), mi sono abbondantemente cosparso di crema solare. Quasi dappertutto. Perché come al solito mi sono dimenticato alcuni dettagli importanti: le orecchie.
E la mattina successiva, dopo una notte d’inferno durante la quale ho cercato di addormentarmi o prono o supino – nell’impossibilità di poterlo fare su di un fianco - mi sono ritrovato le due solite dolenti braciole tumefatte appese ai lati della testa.

p.s. - Durante la settimana, quando ho pubblicato il penultimo post, la mia signora su Facebook (perché ormai – maledizione! – i pochi commenti che ci sono vengono fatti tutti lì, e non dove si dovrebbe, e cioè qui) mi ha informato di essere non un licantropo, come io avevo paventato, bensì una “splendida scimmia”.
Lo sospettavo (o perlomeno sapevo della “scimmia”, riguardo alla “splendida” ha fatto bene ad evidenziarlo perché non me n’ero proprio accorto). 
Perché rovistando nell’armadietto del bagno, a sua insaputa, ho trovato questo:

p.s.s. – Il nostro Premier ha affermato in questi giorni di aver dato tutti quei soldi a Ruby per evitare che si prostituisse. Eh, certo, e chi avrebbe poi avuto il coraggio di dirlo a suo zio…
Viste però le sue particolari e disinteressate attenzioni e la grande generosità nei confronti delle nipoti di anziani dittatori nordafricani, nel caso avesse altri soldi da buttar via, mi permetto di segnalarne un’altra (darò poi gli estremi per il bonifico):

perbacco, la nipote di Tutankhamon! 

mercoledì 6 aprile 2011

estate in anticipo

Nessuno ci sperava, e nessuno se l’aspettava.
Ma l’estate è arrivata e ci ha colti di sorpresa, per cui venerdì sera - mentre io cercavo per casa la roba da spiaggia - mia moglie si è chiusa in bagno, e dai ronzii che sentivo ho capito che stava depilandosi. Ed è uscita dopo tre ore. 
Beh, è singolare dirlo, ma proprio non sospettavo di convivere da anni con un licantropo! 

 il particolarissimo epilatore utilizzato da mia moglie 

La mattina dopo, riesumati dal fondo dei cassetti io un vecchio paio di boxer da mare in lana cotta e mia moglie un bikini in pile (in questa stagione il clima è traditore, e la depilazione certo non aiuta), e raccattato un flacone di crema solare con la data di scadenza sbiadita dal tempo, siamo partiti per Spina.

Un rapido passaggio per la nostra casetta, oggetto di un recente intervento di sistemazione degli intonaci interni che l’ha ridotta come la Casa dei Gladiatori di Pompei - per cui l’ho aperta e subito richiusa come fanno i chirurghi con certi malati terminali -, il tempo di recuperare dall'armadio due teli da mare i cui lembi esposti a nord erano tappezzati da muschi e licheni, e ci siamo fiondati in spiaggia. 
Unico posto tra l’altro dove vengo risparmiato dai pollini che stanno cominciando ad infestare l’aria.

Sabato mattina siamo arrivati tra i primi, la spiaggia era spianata, e subito - paralizzando il lavoro delle maestranze con cui il gestore del bagno contava di aprire l’attività - ci siamo dedicati alle complesse operazioni di tracciamento ed installazione di quello che ritenevamo fosse il minimo necessario per giustificare la nostra presenza in spiaggia, vale a dire di almeno un paio di campi da beach tennis fatti per benino. Abbiamo allora recuperato reti, righe e attrezzi vari e ci siamo messi al lavoro di buona lena.

 Sulle prime abbiamo armato di cordella metrica l’amministratore delegato del Team, che in gioventù era stato un valente strumentista. Alla terza misura sbagliata (chiamava gli otto metri ogniqualvolta vedeva il numero 8 comparire sulla bandella di plastica), e dopo averci fatto disegnare sul terreno una complessa poligonale che ricordava la tormentata planimetria del Guggenheim Museum di Bilbao, ci siamo resi conto che non aveva alcuna dimestichezza con il sistema metrico decimale (che forse, all’epoca in cui lui lavorava, non era ancora stato codificato).
Per cui l’abbiamo riassegnato ad una diversa ma altrettanto prestigiosa mansione: addetto a conficcare dei picchetti che fissano le righe negli angoli del campo da gioco.
Ma anche in questo caso qualcosa è andato storto: avendo piantato i picchetti alla stessa profondità alla quale si piantano le begonie, questi saltavano via ogniqualvolta veniva sfiorata la riga. Per cui è intervenuto il ragazzo del bagno che, armato di badile, ha piantato i picchetti a una profondità tale che sembra che la punta di uno sia sbucata in Nuova Zelanda - precisamente nella baia di Auckland -, mentre l’amministratore delegato veniva investito di un nuovo, fondamentale compito: vice reggitore del badile (vice, perché si è ritenuto più pratico appoggiare il badile ai pali di sostegno delle reti, o addirittura per terra).

 veduta della città di Auckland. Sulla destra la punta 
del picchetto che gli astuti neozelandesi 
hanno subito trasformato in torre panoramica
  
In seguito, accertata anche la sua incapacità di reggere il badile (lo teneva per la pala anziché per il manico), lo abbiamo impiegato come unità di misura per determinare l’altezza delle reti, raccomandandogli di non saltellare. Una fatica terribile…

 l'Amministratore delegato del Team, ritratto nell'attività 
che gli riesce meglio: reggere se stesso appoggiandosi 
ad un palo ai margini di un campo da beach tennis
  
Dopo un lasso di tempo che ci è sembrato interminabile, i due campi erano pronti. E non abbiamo fatto in tempo ad occupare il primo che sull’altro si erano già spudoratamente precipitati quattro avventori dell’odiato Bagno Granchio, che avevano sorvegliato ghignando le nostre peripezie già con l’intenzione di approfittare come biechi parassiti delle nostre fatiche, mentre i gestori del loro bagno – invece di preparare la spiaggia -, stavano là a scriccare le teglie per l’inutile pizza della Franca.
Li abbiamo guardati malissimo per tutto il tempo in cui hanno giocato, e quando se ne sono andati la prima cosa che ci è venuta spontanea è stata quella di marcare il territorio, pisciando lungo il confine tra i due bagni. Cominciamo bene.

Anche perché, facendo i conti, i due campi erano proprio il minimo necessario rispetto alle presenze previste…
Perchè si è purtroppo verificata l’inspiegabile defezione della più autorevole candidata all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, che pur avendo più volte preannunciato telefonicamente il suo arrivo – tanto che avevamo avuto l’impressione che fosse già lì, dietro l’angolo, ad infilarsi le ciabatte – misteriosamente non è mai arrivata. Costringendoci tra l’altro a giocare estenuanti partite ONLUS, pessimo viatico per l’inizio della stagione agonistica…

 assistita ONLUS mentre esegue il suo colpo favorito: 
il rovescio a mazzancolla rancinata

Dev’esserle successo sicuramente qualcosa di grave.

E queste sono le ipotesi che – aspettando Godot -, sono state formulate.

1) Stava percorrendo la superstrada ed era ormai in prossimità dell’uscita sulla Romea quando, premendo un misterioso pulsante sul cruscotto della sua automobile nuova, ha subito un’impressionante accelerazione e tra lampi e fiamme si è ritrovata al Lido di Spina, ma nell’anno 1971 (come nel film “Ritorno al futuro”).

2) Dopo aver inconsapevolmente assunto cibi contaminati dalla radioattività proveniente dal Giappone, ha cominciato a dematerializzarsi nel tragitto tra Ferrara e Spina. Al suo arrivo al bagno era ormai completamente sparita: lei c’era, ma noi non potevamo vederla… (e adesso gira bendata e con gli occhiali scuri come il protagonista del film “L’uomo invisibile”).


3) Mentre partiva per il mare, la sua automobile è stata risucchiata in un vortice spazio-temporale creatosi in prossimità di una rotatoria di via Ravenna. Ancora adesso continua a girare in tondo a bordo della sua nuova fiammante auto rossa, costituendo un’attrazione che ormai tutti i bambini del quartiere preferiscono alle giostre installate sul Montagnone per la festa di S. Giorgio, e per fare un giro sulla quale tormentano i genitori piangendo e strillando come aquile.

4) Rapita dagli alieni, che l’hanno teletrasportata sul disco volante con il solito raggio verde, incuriositi più che altro dal rudimentale ed inefficiente mezzo meccanico sul quale viaggiava, denominato Alfa Romeo Mito.

5) Aggredita e sequestrata in casa da un criceto mannaro, che per rilasciarla ha chiesto come riscatto una tonnellata di semi di girasole. E un tapis roulant al posto della ruota agganciata alle sbarre della gabbietta.

a tarda notte, devastati dalla snervante attesa...

martedì 28 dicembre 2010

habemus papam

Ecco, il file è pronto, ma se mi ricordo come si fa a metterlo in rete attraverso quel maledetto servizio di condivisione documenti che si chiama Scribd, che un fulmine mi incenerisca. Quindi procederò per tentativi, maledicendo chi aggiorna, modifica e stravolge le applicazioni sul web, pensando di favorire gli utenti ma risucchiandoli invece in un incubo di incertezze. 

Naturalmente nel calendario sono state inserite (e un tantino elaborate) le foto degli amici dello Zurma Team, del bagno Spina e del gruppo invernale che si ritrova tutte le settimane allo Stop and Go a rincorrere invano palline dalle improbabili traiettorie. Mi affido al senso dell'umorismo ed alla comprensione di chi vi è ritratto: spero che nessuno se ne abbia a male e comprenda lo spirito della pubblicazione, così come comprenderà lo spirito di questo blog. Nomino comunque fin da ora il mio legale di fiducia (esimio professionista, consulente del Team nonchè autorevole secondo candidato all'assegnazione del purtroppo abortito "Badile d'oro 2010"), che dovrà rappresentarmi, assistere e difendere in qualsiasi controversia, avvisandolo però - ai fini di eventuali risarcimenti a terzi o di sue inverosimili pretese di liquidazione di eventuali parcelle - che sono assolutamente al verde.
calendario 2011 de "i dannati del beach tennis"                                                          

Ecco, pare che funzioni, anche se straborda dalla colonna del blog e mi farà passare il resto della vita macerandomi nel tormento di cercare di capire come allinearlo.

E' già tardi, domani si parte per la montagna, e quindi lo lascerò lì. Ma l'importante è che possiate vederlo e, se volete, scaricarlo liberamente e stamparlo, per rallegrare anche durante il  prossimo anno le ostili pareti che ci rinchiudono.

E buon anno a tutti.

giovedì 9 settembre 2010

infortuni di mezza estate

Un ferragosto costellato di infortuni.
Il primo è capitato a me. Uscito da una cena a casa di amici del Team, sono rocambolescamente riuscito a cadere in bici da fermo. Sembra facile, ma provateci.
Solo in tre, al mondo, siamo riusciti a farlo: io, Pippo e l’ispettore Clouseau.

 
gli altri due geni capaci di cotanta impresa;
loro però sono personaggi di pura fantasia...

In sostanza ero a cavallo della bici, di fianco al marciapiede, quando si è staccato dalla staffa il fanalino posteriore comprato dai cinesi, mia moglie lo ha raccolto da terra e me lo ha allungato, io mi sono divincolato per infilarlo nella borsa sotto il sellino, la ruota davanti della bici si è girata di 90 gradi ed io, con la mano occupata dal maledetto fanale e contorto come una biscia, ho clamorosamente mancato l’appoggio del piede sul cordolo e sono crollato schiantandomi sul selciato come una pera. 
Di testa.
E non sono ancora neanche tanto anziano. Pensate a cosa potrà succedere tra qualche anno...
Alla fine poi, niente di grave, solo un graffio sotto il sopracciglio, anche se sanguinavo come uno appena uscito da una vergine di Norimberga.
Beh, sinceramente proprio sobrio non ero, qualcosina avevo bevuto, ma non è questo il fatto, visto che poi in sella alla bicicletta sono riuscito a tornare a casa.
Anche agevolato dal fatto che a Spina – notoriamente progettata da un’urbanista ubriaco - non esiste un rettilineo, e che basta imbroccare per il verso giusto la prima curva che  poi le altre vengono da sé.
Se però la prima curva la sbagli, allora è un’ecatombe: il tuo percorso si trasforma in un videogame truculento dove ogni dieci secondi c’è uno schianto, in seguito al quale ti appare davanti agli occhi la scritta “Game over!

ritratto dell'architetto che ha disegnato 
il piano urbanistico del Lido di Spina

Quando sono arrivato a casa, le luci dello specchio del bagno mi hanno rivelato la cruda realtà.
Avevo un’ammaccatura sullo zigomo sinistro, sangue che sgorgava copioso dal sopracciglio ed un inquietante versamento sulla palpebra, che assomigliava ad una velatura di ombretto, inizialmente rosa, poi fucsia, violetto ed infine verdino. 
Molto pulp.
Se la metà destra del viso era la mia solita (e quindi di una bellezza imbarazzante), quella di sinistra era un curioso mix tra il volto di un pugile suonato e quello di una drag queen mal truccata.

...

Il giorno dopo, fin dal primo mattino mentre salivo in auto per tornare a Ferrara a recuperare un paio di occhiali di ricambio - visto che gli altri si erano allegramente fracassati - e per diversi giorni ancora, è stato un continuo giustificare l’accaduto a tutti quelli che incontrandomi esclamavano: “ARRRGHH! Ma cosa hai fatto?!?”, guardando prima me con l’espressione di chi si imbatte in Elephant man o in Quasimodo di Notre Dame de Paris, e poi mia moglie con una dolorosa espressione di solidale commiserazione.
All’ennesimo  resoconto sul triste accadimento mi sono rotto un po' le balle, e allora piano piano ho cominciato a infiorare la storia, a renderla più interessante, ambientandola in contesti più esotici…

Un po' di pazienza e vi farò sapere.

martedì 27 luglio 2010

un tranquillo weekend di paura

Arrivo al bagno di buon'ora e mi accorgo con sgomento che nel weekend sono stati programmati, in combutta con la Turquoise e per l'ennesima volta, tutti i tornei di beach tennis possibili e immaginabili.
Innanzitutto i tornei "under" (under 12, under 14 e under 16), e per due giorni di seguito.
Ora io non capisco la ragione per cui si debba disputare nello stesso posto e  per due giorni consecutivi un torneo identico; forse per avvalorare il detto che se errare è umano, perseverare è diabolico. O magari qualcuno avrà riferito al gestore del bagno che un suo omonimo, tempo fa, aveva detto "Lasciate che i pargoli vengano a me" (Matteo 19,14), e lui si è fatto un pò prendere la mano dallo spirito di emulazione...
E poi di seguito doppio maschile, doppio femminile, doppio misto, doppio gay (di entrambi i sessi: ed è l’unico torneo in cui non ci si può lamentare se l’avversario spizza ripetutamente le righe e il nastro del net, anche perché rivolgergli l’epiteto canonico sarebbe del tutto pleonastico), doppio extraterresti (riservato esclusivamente agli abitanti della Via Lattea, con la sola esclusione di entità proteiformi provenienti da sistemi planetari di Alpha Centauri, che avevano oggettive difficoltà ad impugnare la racchetta), doppio misto in costume storico (vichinghi contro assiro-babilonesi, visigoti contro giacobini, centurioni romani contro lanzichenecchi ecc. ecc.) e doppio ventriloqui (in questo singolare doppio il giocatore impugna la racchetta con una mano, mentre con l'altra manovra il pupazzo che, muovendo la mascella, chiama il punteggio del game: “Quaranta a quindici!).

Ian Solo e Chewbecca, appena sbarcati dal Millenium Falcon, chiedono di potersi iscrivere al torneo

il corvo Rockfeller e Provolino partecipano al doppio ventriloqui

Decisamente non si sono fatti mancare niente.

Risultato: impossibile giocare.
  
Del fatto che nel frattempo fosse sopraggiunto alle mie spalle un altro membro del Team, anch'egli stupefatto dalla constatazione che stesse per iniziare l'ennesimo torneo, me ne accorgo dal sommesso moto di disappunto che sento proferire dalle sue labbra: “AC DU MARUN!”

Ma purtroppo è ormai tardi, e per questa volta non possiamo più farci niente; convochiamo però rapidamente un briefing operativo per escogitare le contromosse atte a  scongiurare lo svolgimento dei prossimi tornei in programma.

Decidiamo di iniziare attuando una tecnica di guerriglia detta della "segnaletica dispersiva": modificando opportunamente la segnaletica stradale si orientano gli aspiranti concorrenti verso altre mete. 
Nottetempo si installano cartelli farlocchi sui nodi viari critici, che se ben posizionati indirizzeranno la metà del flusso nel bel mezzo delle saline di Comacchio e l’altra metà dentro la zona umida delle vene di Bellocchio. 
Entrambe le zone saranno state preventivamente ripopolate con l’alligatore delle paludi.
Per coloro che comunque riuscissero a raggiungere il Bagno Spina, che si ritiene possano essere solo bambini o adolescenti, poco attenti ai segnali e che si spostano generalmente in bicicletta, l’ulteriore fase del piano prevede il falso  annuncio della distribuzione di gelato gratis, offerto a tutti i ragazzi fino a 16 anni dal Bagno Jamaica.
E approfittando del parapiglia generato dall'esodo verso il Jamaica, un primo commando del team cattura gli organizzatori dei tornei, li immobilizza ed imbavaglia con del nastro adesivo da pacchi, li chiude in una cabina e per sicurezza getta la chiave in mare. Contemporaneamente il secondo commando assale a morsi i gazebo gonfiabili,  li taglia a pezzi  e distribuisce i brandelli agli ambulanti extracomunitari che li useranno, assieme ai pannelli pubblicitari, come basi di appoggio per le loro mercanzie.
Poi, per maggiore tranquillità, provvederà a  spargere sale sulla porzione di spiaggia dove sorgevano quegli immondi catafalchi, un po’ come fecero i Romani a Cartagine.
Alla fine, ripulita generale e tutti sui campi a giocare, come se niente fosse.

Ah, dimenticavo, i pennacchi.

 
Quelli verranno usati come banderillas – o peggio, perché non faremo buchi aggiuntivi sulla cute - su chiunque osasse presentarsi a protestare. 

Poi la giornata ha avuto un'evoluzione singolare... Ma per raccontarvelo dovrò ottenere la liberatoria da mia moglie, altrimenti ciccia!


mercoledì 14 luglio 2010

quando il mercato non gira (il ritorno dei rami secchi)

Non c’è stato niente fa fare, ce li hanno rispediti indietro.
Come raccontavamo qualche post fa, per motivi congiunturali (e per raggiungere obiettivi più ambiziosi, con l’ingaggio di giocatori di fama), il Team si è scisso, creando una bad company in cui sono stati fatti confluire alcuni rami secchi che sono stati rapidamente ceduti ai bagni vicini.


Ma già la sera dopo il Presidente se li è ritrovati, tremanti e avviliti, avvolti nei loro asciugamani da spiaggia, nel sottoscala di casa sua. E in quel momento ha intuito che il problema era più complesso di quanto previsto.
La mattina seguente, dopo la consueta lettura degli annunci economici sulla stampa locale, si è consultato con i suoi più stretti collaboratori. Dalle fertili menti è scaturito un primo, sofisticato piano: lo scambio.
In pratica il ramo secco che era stato ceduto al bagno Corallo è stato reindirizzato al bagno Bussola, e viceversa.
Lo stratagemma ha funzionato per un solo pomeriggio; prima di cena il Presidente se li è ritrovati nuovamente che bivaccavano nel sottoscala.
Dopo alcune frenetiche telefonate, è stato partorito un secondo geniale piano: abbiamo tolto barba, baffi e occhiali al primo, li abbiamo applicati all’altro e li abbiamo rispediti via entrambi, sperando che il camuffamento sortisse un qualche effetto.
Come dei boomerang sono ritornati alla base dopo mezz’ora.
Ormai alla disperazione, li abbiamo presi, avvolti in fasce come dei neonati, messi in una cesta di vimini e spinti di nascosto sul bagnasciuga davanti al bagno Las Vegas, come Mosè sul Nilo. Il risultato è stato che sotto al cordiale cartello che ricordava che “L’utilizzo dei campi è riservato ai clienti del bagno Las Vegas”, il gestore del bagno ha aggiunto le foto delle loro facce, barrate con una croce.
Chissà cosa avrà mai voluto dire…
Seguendo poi il rumore di alcuni gemiti soffocati, a stento siamo riusciti a recuperarli, il primo dal cestone della raccolta differenziata della plastica, il secondo da quello dell’umido riciclabile.
Ma ormai non sapevamo più che fare.
Come ultimo tentativo, il Presidente li ha portati la mattina presto a Porto Garibaldi, li ha fatti sdraiare ciascuno dentro ad una cassetta di polistirolo, li ha coperti con quattro spalettate di ghiaccio tritato e li ha messi sul nastro trasportatore del mercato ittico locale dicendo loro: “Mi raccomando, occhietto vispo e muovetevi un po’, così sembrate vivi!”
Cosa peraltro che tanti di noi gli avevano già raccomandato quando stavano piantati, imperterriti, sui campi da beach tennis.
E se lo avessero fatto, forse non sarebbero finiti così.
Ma anche lì, niente. Hanno girato per ore sul nastro trasportatore, senza che nessuno facesse un’offerta. Il Presidente ha sperato fino all’ultimo nell’incaricato di una friggitoria cinese di Ponte Maodino, a cui aveva magnificato quanto i turisti del litorale comacchiese amassero il sushi di merluzzo, ma non c’è stato niente da fare, alla fine ha preferito comprare una cassetta di meduse.
Invenduti.
Eh, purtroppo quando il mercato è fermo e le iniziative brillanti vengono boicottate, non c’è spazio altro che per ansie e preoccupazioni!

 ma nonostante tutto, il Presidente resta sereno.

venerdì 18 giugno 2010

dolorosi tagli

In vista del possibile ingaggio di Marighella, il Consiglio di Amministrazione del team si è riunito in serata all’esterno del bar del Moro.
Per poter valutare la sostenibilità economica dell’acquisto, il Presidente ha invitato il Tesoriere a rendicontare l’attuale situazione contabile. E’ emerso che in cassa abbiamo: 1 pallina da beach tennis giallo-blu del 2006 in pessime condizioni manutentive, 1 pallina giallo-verde del 2007 sgagnata da un cane, un overgrip color fucsia che nessuno ha mai osato utilizzare e una t-shirt della Cirio che può essere utilizzata solo come burka, per via del collo talmente stretto che impedisce il passaggio di qualsiasi testa.
In verità un po’ pochino per rendere appetibile l’ingresso nel team a un giocatore di quel livello.

 una concitata fase della riunione. Sullo sfondo   
l’Amministratore Delegato, sempre più lontano 
(anche fisicamente) dalla Presidenza; 
in primo piano una delle inconsapevoli vittime dei tagli

Per cui il Presidente, sentito il Consulente Legale, con il piglio che tutti gli riconosciamo ha prospettato la dolorosa necessità di operare dei tagli, e dopo una lunga e sofferta (ma neanche tanto) disamina della situazione, ha identificato puntualmente i rami secchi da tagliare, cioè quei giocatori per i quali l’impegno a farli crescere nel gioco del beach tennis risulterebbe troppo gravoso rispetto ai probabili risultati attesi.
Morale: i rami secchi sono stati ceduti al bagno Corallo e al bagno Bussola.  
Il Presidente stesso li ha aiutati seduta stante a fare i bagagli, a legare con lo spago le valigie di cartone colme di indumenti e suppellettili, bacio in fronte e straziante (ma neanche tanto) commiato. I  loro ombrelloni e lettini sono stati requisiti e affittati a famiglie di extracomunitari arricchiti, a cui sono state donate le due palle che erano in cassa e alcune racchette da beach tennis in truciolare laminato color betulla ricavate da due ante di un armadio dismesso recuperato a fianco di un cassonetto dell’immondizia in viale Raffaello. Con la plusvalenza derivante dall’affitto degli ombrelloni cercheremo di rimettere in sesto le casse del team, e via, verso nuove entusiasmanti avventure.

Oltretutto, la mossa del Presidente ha stupito i più attenti per la sua capacità di guardare oltre, di prevenire problemi di cui non è stata ancora pienamente colta la devastante criticità.
Dato che il Bagno Spina nei prossimi mesi ospiterà per tutti i fine settimana tutti i tornei possibili, dagli under 12 agli over 90 (con la sola esclusione di quello che più stava a cuore a tutti noi del team, il femminile under 21 “Salaria Sport Village”), oltre che a dimostrazioni degli sport più stravaganti, dal tchoukball al curling sulla sabbia, dal basket subacqueo alla passeggiata a piedi nudi sulle braci roventi (facile da organizzare, vista la cronica mancanza di un rubinetto e di una gomma per sguazzare i campi…), nonché presentazioni di batterie di pentole dietetiche, materassi ortopedici e antiacaro e chi più ne ha più ne metta, sarà sempre più difficile – se non impossibile - riuscire a giocare a beach tennis. 
Per cui le teste di ponte lanciate negli altri bagni ci garantiranno l’opportunità di poter praticare anche questa estate, nonostante tutti gli impedimenti, lo sport che tanto ci appassiona.

  tante le difficoltà economiche e organizzative del team:
ma il Presidente è sereno

sabato 6 febbraio 2010

le anatre di Central Park

Alcuni giorni fa mi ha chiamato J. D. Salinger, poco prima di lasciarci. Voleva notizie sul prossimo torneo ed in generale sull’attività del nostro Team. Seguiva attentamente le vicende del beach tennis, che preferiva al baseball - uno sport che non era mai realmente riuscito a comprendere.  

Non era quell’uomo ombroso e ossessionato che tutti dipingevano, anzi. Era una persona aperta, che amava divertirsi: ha lavorato per anni nelle discoteche dello stato del New Hampshire, dove si faceva chiamare D. J. Salinger.

L’ultima volta abbiamo discusso della domanda che assillava il giovane Holden Caulfield, di dove andassero le anatre del laghetto di Central Park d'inverno, quando ghiaccia. Gli ho esposto la mia teoria e cioè che non so gli anni scorsi, ma secondo me quest’anno sono andate nella piscina dello Spina Beach. Mi è parso sorpreso, e si è subito raccomandato che dessi una controllata. Non voleva che quegli stupidi pennuti andassero a gingillarsi in posti da fighetti, tipo che so, il bagno Granchio o il Bagno Schiuma. E specialmente che non si facessero stantuffare dai germani reali della zona.

Poi mi ha promesso che forse ci avrebbe scritto su qualcosa.  Purtroppo non ne ha avuto il tempo. Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.

p.s.: Approfitto per fare ancora gli auguri a un mio vecchio amico, che oggi compie gli anni: auguri Marione, e soffia piano sulle candeline, altrimenti ti strangugli e diventi tutto rosso! 


martedì 26 gennaio 2010

...against a sea of troubles

Scusate l’assenza, ma un po’ la stagione che non aiuta, un po’ il mio p.c. che si incarta sempre più spesso costringendomi a rituali informatici di ripristino di dubbia efficacia (sarebbe ora di cambiarlo, non trovi, cara?), un po’ le preoccupazioni del lavoro…

Sono tutte situazioni che non stimolano la creatività e la voglia di socializzare.

In ufficio si sta compiendo il grande “pogrom”: la riorganizzazione.

Strani pennuti volano rasoterra (ma non abbastanza), veloci come smash, e temo che la padella antiaderente del 28 che mi sono astutamente infilato nel posteriore dei jeans possa non bastare. Proverò a sostituirla con la racchetta da beach. C’è scritto che è in carbonio, qualcosa farà…

 

interi stormi di questi cosi qui infestano i nostri uffici; speriamo solo che non intendano nidificare in pertugi disdicevoli!

Tra i colleghi, le cui facce sembrano maschere funerarie etrusche, girano fotocopie di organigrammi sempre diversi l’uno dall’altro e sempre più somiglianti alle sculture mobili di Alexander Calder che a strutture organizzative funzionali agli obiettivi della nostra attività lavorativa.

una prima ipotesi di organigramma


una seconda, più complessa ma altrettanto nefasta ipotesi di organigramma

I discorsi alla macchinetta del caffè, solitamente garruli, adesso spaziano tra l’interpretazione di alcuni passi oscuri dell’Apocalisse a discussioni millenaristiche su come si scatenerà la potenza distruttiva del male che opera nel mondo (la profezia dei Maya, l’asteroide Apophis, le centurie di Nostradamus, la forfora…). Nei corridoi si bisbiglia, si sussurra, si vocifera, si auspica, si suppone, si trama, si ordisce, mentre a gestire la riorganizzazione pare siano stati incaricati alcuni daiachi del Borneo (e chi ha letto Salgari sa bene cosa sto dicendo). Serve qualcosa per uscire dal tunnel.

Butto lì un’idea.

Forse il Team dovrebbe ritrovarsi.

Forse ci vorrebbe un nuovo torneo di fine inverno; possiamo provarci.

Astenersi perditempo.