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mercoledì 6 aprile 2011

estate in anticipo

Nessuno ci sperava, e nessuno se l’aspettava.
Ma l’estate è arrivata e ci ha colti di sorpresa, per cui venerdì sera - mentre io cercavo per casa la roba da spiaggia - mia moglie si è chiusa in bagno, e dai ronzii che sentivo ho capito che stava depilandosi. Ed è uscita dopo tre ore. 
Beh, è singolare dirlo, ma proprio non sospettavo di convivere da anni con un licantropo! 

 il particolarissimo epilatore utilizzato da mia moglie 

La mattina dopo, riesumati dal fondo dei cassetti io un vecchio paio di boxer da mare in lana cotta e mia moglie un bikini in pile (in questa stagione il clima è traditore, e la depilazione certo non aiuta), e raccattato un flacone di crema solare con la data di scadenza sbiadita dal tempo, siamo partiti per Spina.

Un rapido passaggio per la nostra casetta, oggetto di un recente intervento di sistemazione degli intonaci interni che l’ha ridotta come la Casa dei Gladiatori di Pompei - per cui l’ho aperta e subito richiusa come fanno i chirurghi con certi malati terminali -, il tempo di recuperare dall'armadio due teli da mare i cui lembi esposti a nord erano tappezzati da muschi e licheni, e ci siamo fiondati in spiaggia. 
Unico posto tra l’altro dove vengo risparmiato dai pollini che stanno cominciando ad infestare l’aria.

Sabato mattina siamo arrivati tra i primi, la spiaggia era spianata, e subito - paralizzando il lavoro delle maestranze con cui il gestore del bagno contava di aprire l’attività - ci siamo dedicati alle complesse operazioni di tracciamento ed installazione di quello che ritenevamo fosse il minimo necessario per giustificare la nostra presenza in spiaggia, vale a dire di almeno un paio di campi da beach tennis fatti per benino. Abbiamo allora recuperato reti, righe e attrezzi vari e ci siamo messi al lavoro di buona lena.

 Sulle prime abbiamo armato di cordella metrica l’amministratore delegato del Team, che in gioventù era stato un valente strumentista. Alla terza misura sbagliata (chiamava gli otto metri ogniqualvolta vedeva il numero 8 comparire sulla bandella di plastica), e dopo averci fatto disegnare sul terreno una complessa poligonale che ricordava la tormentata planimetria del Guggenheim Museum di Bilbao, ci siamo resi conto che non aveva alcuna dimestichezza con il sistema metrico decimale (che forse, all’epoca in cui lui lavorava, non era ancora stato codificato).
Per cui l’abbiamo riassegnato ad una diversa ma altrettanto prestigiosa mansione: addetto a conficcare dei picchetti che fissano le righe negli angoli del campo da gioco.
Ma anche in questo caso qualcosa è andato storto: avendo piantato i picchetti alla stessa profondità alla quale si piantano le begonie, questi saltavano via ogniqualvolta veniva sfiorata la riga. Per cui è intervenuto il ragazzo del bagno che, armato di badile, ha piantato i picchetti a una profondità tale che sembra che la punta di uno sia sbucata in Nuova Zelanda - precisamente nella baia di Auckland -, mentre l’amministratore delegato veniva investito di un nuovo, fondamentale compito: vice reggitore del badile (vice, perché si è ritenuto più pratico appoggiare il badile ai pali di sostegno delle reti, o addirittura per terra).

 veduta della città di Auckland. Sulla destra la punta 
del picchetto che gli astuti neozelandesi 
hanno subito trasformato in torre panoramica
  
In seguito, accertata anche la sua incapacità di reggere il badile (lo teneva per la pala anziché per il manico), lo abbiamo impiegato come unità di misura per determinare l’altezza delle reti, raccomandandogli di non saltellare. Una fatica terribile…

 l'Amministratore delegato del Team, ritratto nell'attività 
che gli riesce meglio: reggere se stesso appoggiandosi 
ad un palo ai margini di un campo da beach tennis
  
Dopo un lasso di tempo che ci è sembrato interminabile, i due campi erano pronti. E non abbiamo fatto in tempo ad occupare il primo che sull’altro si erano già spudoratamente precipitati quattro avventori dell’odiato Bagno Granchio, che avevano sorvegliato ghignando le nostre peripezie già con l’intenzione di approfittare come biechi parassiti delle nostre fatiche, mentre i gestori del loro bagno – invece di preparare la spiaggia -, stavano là a scriccare le teglie per l’inutile pizza della Franca.
Li abbiamo guardati malissimo per tutto il tempo in cui hanno giocato, e quando se ne sono andati la prima cosa che ci è venuta spontanea è stata quella di marcare il territorio, pisciando lungo il confine tra i due bagni. Cominciamo bene.

Anche perché, facendo i conti, i due campi erano proprio il minimo necessario rispetto alle presenze previste…
Perchè si è purtroppo verificata l’inspiegabile defezione della più autorevole candidata all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, che pur avendo più volte preannunciato telefonicamente il suo arrivo – tanto che avevamo avuto l’impressione che fosse già lì, dietro l’angolo, ad infilarsi le ciabatte – misteriosamente non è mai arrivata. Costringendoci tra l’altro a giocare estenuanti partite ONLUS, pessimo viatico per l’inizio della stagione agonistica…

 assistita ONLUS mentre esegue il suo colpo favorito: 
il rovescio a mazzancolla rancinata

Dev’esserle successo sicuramente qualcosa di grave.

E queste sono le ipotesi che – aspettando Godot -, sono state formulate.

1) Stava percorrendo la superstrada ed era ormai in prossimità dell’uscita sulla Romea quando, premendo un misterioso pulsante sul cruscotto della sua automobile nuova, ha subito un’impressionante accelerazione e tra lampi e fiamme si è ritrovata al Lido di Spina, ma nell’anno 1971 (come nel film “Ritorno al futuro”).

2) Dopo aver inconsapevolmente assunto cibi contaminati dalla radioattività proveniente dal Giappone, ha cominciato a dematerializzarsi nel tragitto tra Ferrara e Spina. Al suo arrivo al bagno era ormai completamente sparita: lei c’era, ma noi non potevamo vederla… (e adesso gira bendata e con gli occhiali scuri come il protagonista del film “L’uomo invisibile”).


3) Mentre partiva per il mare, la sua automobile è stata risucchiata in un vortice spazio-temporale creatosi in prossimità di una rotatoria di via Ravenna. Ancora adesso continua a girare in tondo a bordo della sua nuova fiammante auto rossa, costituendo un’attrazione che ormai tutti i bambini del quartiere preferiscono alle giostre installate sul Montagnone per la festa di S. Giorgio, e per fare un giro sulla quale tormentano i genitori piangendo e strillando come aquile.

4) Rapita dagli alieni, che l’hanno teletrasportata sul disco volante con il solito raggio verde, incuriositi più che altro dal rudimentale ed inefficiente mezzo meccanico sul quale viaggiava, denominato Alfa Romeo Mito.

5) Aggredita e sequestrata in casa da un criceto mannaro, che per rilasciarla ha chiesto come riscatto una tonnellata di semi di girasole. E un tapis roulant al posto della ruota agganciata alle sbarre della gabbietta.

a tarda notte, devastati dalla snervante attesa...

mercoledì 16 giugno 2010

colpo grosso

Parecchio trambusto domenica mattina allo Spina Beach.
Siamo arrivati in spiaggia prestissimo e abbiamo cominciato a giochicchiare senza neanche spalmarci la protezione solare. Sapevamo che alle 11 sarebbe cominciato il primo di una interminabile serie di tornei.
E difatti verso quell’ora hanno cominciato a sloggiarci di campo in campo come fossimo gatti randagi, fino a che non ci siamo rassegnati e abbiamo cominciato ad osservare i marziani che si riscaldavano piano piano palleggiando tra di loro.
Ma non ci sono sfuggiti due che, in solitudine, giochicchiavano tristemente nell’ultimo campo in fondo. In un attimo abbiamo capito: A) che la loro coppia di avversari non si era presentata, e B) che quei due, secondo i soliti beninformati, altri non erano che Matteo Marighella e Alessandro Calbucci.
Beh, mica gli ultimi arrivati…
E da lì è scattata l’idea. 
Due delle tre migliori giocatrici di beach tennis degli ultimi 150 anni, racchette alla mano, si sono immediatamente avvicinate al loro campo, sulle prime con l’intenzione di chiedere ai due di fare qualche palleggio; 

 
le due si avvicinano baldanzose; 
il guardingo Marighella già subodora il raggiro...

Marighella fa finta di niente, e le due sono costrette a tergiversare…
 
poi – vista la loro concentrazione nel riscaldamento – con l’intento di rubare di soppiatto una foto con i due giocatori sullo sfondo.

 come si dice, piuttosto che niente è meglio piuttosto…
  
Alla fine, dopo tutta una tragica pantomima di cui vi risparmiamo i dettagli, questo è stato il sorprendente esito:

due (sicuramente) delle tre migliori giocatrici di beach tennis
 degli ultimi 150 anni con due (probabilmente) dei migliori 
giocatori di beach tennis degli ultimi 150 anni
 
Calbucci e Marighella: due grandi, nel beach tennis e in tutto il resto.

Alla fine i due hanno vinto il torneo e noi del team, convinti di aver portato loro fortuna, ci siamo presentati da veri cialtroni e senza alcuna vergogna, fieri nella nostra maglietta d’ordinanza, ai festeggiamenti finali.

Matteo Marighella, piacevolmente sorpreso, manifesta tutto il 
suo interesse  per il team e per il movimento de “I dannati del
 beach tennis”, anche se la racchetta al silicone  (in primo piano) 
non l’ha del tutto convinto

 Matteo Marighella posa con alcuni membri del team.
Ormai è fatta, se molla la Vision è dei nostri!

E tutto questo mentre al Bagno Granchio non facevano altro che starnazzare che era pronta la pizza della Franca…



venerdì 18 settembre 2009

il contesto

E’ venuto il momento di contestualizzare un po’ l’ambiente, di dare alcune indicazioni a chi non lo conoscesse.
Il centro di tutto è il Bagno Spina, o Spina Beach 48 come enfaticamente recita il cartello all’ingresso, gestito da Carla e Nazzareno (che vedete ritratto nell’ultima foto del penultimo post).
Esso confina a nord con il Bagno Granchio (o Granchio Beach 47, neanche fossimo in California), e a sud con il Bagno Las Vegas (eddai, neanche fossimo in Nevada).
Di cosa ci sia oltre, il normogiocatore di beach tennis sa ben poco; nomi come Malua, Kursaal, Eden, suonano alle sue orecchie come irraggiungibili luoghi esotici, misteriosi e leggendari un po’ come Timbuktù, Shangri-La o El Dorado.

mappa  

I rapporti istituzionali tra i bagni appaiono piuttosto freddi, quando non ostili.
E recenti migrazioni di clienti da un bagno all’altro non hanno certo contribuito ad un miglioramento di tali rapporti. Sporadiche fughe di clienti nei bagni vicini, attratti dalle sirene della sopravvalutata “pizza della Franca” da una parte o dal miraggio di poter utilizzare un campo da beach tennis libero dall’altra, sono mal tollerate dei gestori. 
Succede talvolta che taluni personaggi di clan familiari, malamente fuoriusciti dallo Spina negli scorsi anni, si presentino ostentatamente a giocare sui campi (forti naturalmente di un invito); in tal caso, per evitare spiacevoli incidenti diplomatici, membri dello staff prelevano prontamente Nazzareno, che viene sedato, legato ad una sedia, imbavagliato e rinchiuso – schiumante di rabbia - in cucina almeno fino a quando gli invasori non se ne vanno.
E’ anche successo che clienti dello Spina, avventuratisi sui campi del Bagno Las Vegas, siano stati brutalmente scacciati. Posso però testimoniare che i poveretti non erano andati per occupare un campo, bensì per allontanare gli stormi di corvi che non solo erano appollaiati tutti in fila sui nastri del net, ma stavano addirittura nidificando sui pali di sostegno delle reti, invogliati dalla pace e specialmente dalla solitudine del luogo. 

Nella mappa trovate poi alcuni riferimenti che è opportuno spiegare.
Il primo è lo Spritz.
Il fiume Spritz nasce dal bancone del bar del Bagno Spina. E’ un fiume misterioso, carsico, a carattere torrentizio e a portata variabile. La sua portata difatti è nulla per la maggior parte della giornata, ed è massima dalle ore 18 fino all’ora di cena. Invece di sfociare da qualche parte, come tutti i fiumi perbene, esso scompare, inghiottito misteriosamente assieme a patatine fritte, olive e stuzzichini vari.
Il secondo è il mare.
Si narra che in fondo alla passerella ci sia un qualcosa, una massa liquida maleodorante, che gli indigeni impauriti chiamano, sottovoce, “mare”. Questo luogo piuttosto inverosimile, ammesso che esista, è comunque del tutto sconosciuto ai giocatori di beach tennis, convinti che sia un’altra delle tante storie frutto di fantasie e  superstizioni popolari.