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giovedì 15 dicembre 2011

messaggi rassicuranti

Come dicevo qualche giorno fa, il passaggio è stato repentino, repentino e traumatico.
Troppo: da un giorno all’altro siamo passati dal nano Bagonghi al Rigor Montis.
Questo cambiamento ha lasciato tutti sbigottiti: e se l’Italia è attonita, l’Europa è addirittura spaventata.
L’Italia cialtrona del se po’ ‘ffa, la gretta arroganza del celodurismo, il paese della pizza, di Pulcinella e del mandolino, dov’è finita?  
Troppi sconvolgimenti. L’Italia e gli italiani non possono cambiare così di botto. 
C’è una reputazione, storicamente consolidata, da difendere.
E allora il nuovo premier – nelle opportune sedi – è stato costretto a fare un gesto rassicurante, ha dovuto dare un segnale di continuità…

… prima all’Italia…


… poi all’Europa.


E per tranquillizzare gli ultimi perplessi, il popolo, i mercati e quant'altro, et voilà, il colpo di teatro finale!


Ah, les italiens

...

Detto questo, per i reati – tipo vilipendio a chissacosa o altri a me ignoti – che mi verranno ascritti, qualcuno tenterà di formulare la sua richiesta di condanna: il rogo. Non è che ci sia per caso tra i lettori un avvocato bravo che, magari patteggiando, possa farmela cavare - che ne so -, con un paio di minuti nel microonde? 
Ma mi raccomando, un avvocato bravo: mica uno di quelli che d’estate calpestano inutilmente i campi da beach tennis tra il bagno Spina e il bagno Granchio!

venerdì 30 settembre 2011

torneo dell'amicizia 2011 - il resoconto

Fine dell’estate.
Ormai nella casa di Spina i ragni stanno placidamente riprendendo possesso degli angoli del soffitto. Sono i discendenti di quegli stessi ragni che ho aspirapolverato via ad inizio stagione, ma sembra che per questo non mi serbino alcun rancore. I ragni di Spina sono pacifici e fatalisti, conoscono le regole del gioco e le accettano serenamente. Anche se ultimamente ho fatto un sogno. Venivo morso nel sonno da un ragno calatosi sul mio letto, e per effetto del morso mi trasformavo, da individuo timido ed impacciato che sono, in
Spider-Lore, supereroe che sparacchia dai polsi ragnatele a forma di reti da beach tennis dentro le quali si intrappolano le palline dei suoi stessi smash… Un incubo che non vi dico.
Ma bando alle chiacchiere, adesso che è passato abbastanza tempo e sta scattando l’effetto nostalgia, cominciamo a pubblicare il tanto atteso resoconto del Torneo dell’Amicizia 2011, che si è srotolato, come di un film la pellicola, sui campi del Bagno Spina il 13 agosto scorso.

 
Ore 7.45 del gran giorno. Presso la residenza dell’amministratore delegato del Team, sotto una stretta vigilanza armata (c’era mia moglie con la racchetta in mano), inizia il trasferimento dei trofei verso il Bagno Spina.
Sono trofei antichissimi, riciclati per l’occasione. Ora non vorremo creare allarmismi, false aspettative o illusioni, ma non possiamo neppure nascondervi quello che ci è stato rivelato dall’anziano amministratore delegato. E cioè che una delle coppe messe in palio al Torneo (e purtroppo non ricorda quale), l’aveva vinta tantissimo tempo fa giocando in singolo a tennis sui campi della Palestina contro un tale Giuseppe di Arimatea, che poi gli aveva raccontato una stranissima storia …
In sostanza, abbiamo il fondato sospetto una delle coppe messe in palio al Torneo dell’Amicizia 2011 altro non sia - nientepopodimeno - che il Sacro Graal!
E che qualcuno dei premiati, probabilmente, se lo sia portato a casa. Laddove hanno fallito Lancillotto, tutti i cavalieri della tavola rotonda, i crociati e chissà quanti altri, è forse riuscito uno di voi, grazie magari ad un quindici buttato via dagli avversari con una misera palla spizzata in rete o un inverecondo pallonetto fuori misura... L’unico modo per determinare se la coppa che avete appoggiato sulla mensola in soggiorno sia o non sia il Sacro Graal, è di andare alla Fonte dell’Eterna Giovinezza, sconfiggere in duello il Cavaliere Templare che la difende, riempire la coppa con l’acqua, bere e:
1) se invecchiate e vi decomponete immediatamente, purtroppo la vostra coppa non è il Graal;
2) se non succede niente, beh allora andate al bar del Bagno Spina e fatevi due spritz per consolarvi: non ringiovanirete ma almeno vi tirate un po’ su, (purchè non esageriate con le patatine…);
3) se invece udite una musica celestiale e venite irradiati da un raggio di luce ultraterrena, quello da cui avete bevuto è sicuramente il Graal, che vi donerà la vita eterna.
In quest’ultimo caso non siate egoisti: riportate per favore la reliquia al Bagno Spina dove ci sono diverse altre persone che ne hanno bisogno, se non per la vita eterna, almeno per spianare quelle fastidiose rughe d’espressione che si ritrovano sul viso.

 il banchetto dell'organizzazione allestito. 
Ma quale mai delle coppe sarà il Sacro Graal? 
Di sicuro siamo riusciti solo ad identificare la Mitropa Cup vinta dal Bologna nell’annata 1961-62

 la pigotta Agostino, realizzata dalla mia signora e messa all’asta a favore dell’UNICEF. Per diverse settimane il pupazzo – work in progress - è rimasto appoggiato sul tavolino di fronte al divano di casa mia, con alcuni ferri da maglia conficcati nel busto… 
Giusto nel periodo in cui a me è venuto il colpo della strega!

arrivano alla spicciolata i partecipanti. Questo è il pigotto Luca, transfuga del Bagno Granchio, che è stato venduto a peso: con il ricavato hanno ricevuto conforto tutti i bambini dell’Africa sudorientale e di Haiti, e qualcosa è anche avanzato…

… e questo è il pigotto Rocco, che però è stato venduto a centimetri, e non state a chiedermi niente di più…

quando si dice che ti rubano la scena… I due onesti beachtennisti, uno dei quali è un vecchio amico proveniente addirittura dal remoto e derelitto Lido degli Scacchi, pensavano di essere i protagonisti dello scatto. Ma, come dicevano i latini, “ubi maior, minor cessat” e sul chi siano i “minor” qui, secondo me, ci sono pochissimi dubbi…

in questo emblematico scatto, il passato ed il futuro del Team.
In secondo piano il Presidente dimissionario (almeno così si vocifera, ma non tutti ci credono), ed il primo piano il Presidente in pectore: Abdel Abdul Karim Ben Khalifa El Zurmalek, che con il suo nuovo motto “Tutto per un euro” conta di risanare la difficile situazione finanziaria del Team, creatasi per la sciagurata gestione precedente

 arriva anche il Consulente Legale del Team. Negli ultimi tempi ha assistito il Tesoriere, che vedete sullo sfondo, responsabile del pauroso dissesto finanziario del Team. Come ben saprete il Tesoriere era il depositario del patrimonio, che ammontava ad un euro. Una mattina, entrando distrattamente al bar del Moro, con quell’euro si è bevuto un caffè. Resosi conto del misfatto, è subito fuggito in uno di quei paradisi fiscali dei Caraibi, condividendo la latitanza con altri celebri bancarottieri…

…ma naturalmente è ritornato a Spina, cedendo alle pressanti richieste del Presidente che lo ha convinto promettendo di triplicargli lo stipendio. E consigliato naturalmente anche dal Consulente Legale il quale però ha omesso di fargli notare che, comunque, il triplo di zero è pur sempre zero.

- 1. continua - 

mercoledì 31 agosto 2011

torneo dell'amicizia 2011 - l'anteprima

Se qualcuno pensasse che questo blog sia stia esaurendo, beh, si sbaglia di grosso.

Diciamo che c’è una piccola pausa di riflessione, c’è della carne sul fuoco che però deve cuocere a puntino: in questi tempi di crisi violente, non bisogna essere troppo reattivi, occorre saper aspettare, le cose cambiano così rapidamente che il ritardare le reazioni ci fa risparmiare un sacco di energie. 

Ciononostante non si può sorvolare sull’evento che ha segnato l’estate beachtennistica al Bagno Spina: l’immancabile Torneo dell’Amicizia 2011, tenutosi il 13 agosto scorso con la partecipazione di tantissimi giocatori del bagno e di alcuni, selezionatissimi, “stranieri”. 
In totale 64 partecipanti, altrochè i tornei Turquoise!

Pubblichiamo, in prima battuta, le locandine appiccicate con mezzi di fortuna (meglio non specificare quali, ma posso confidarvi che è stato in parte utilizzato anche il composto più appiccicoso del mondo: la piadina con lo squaquerone) alla porta a vetri del bagno prima e dopo lo svolgimento del torneo.

 





E nei prossimi giorni potrete godervi un esauriente reportage fotografico sull’evento (la cui visione è consigliata solamente ad un pubblico adulto).
Niente male se si considera che ancora non è stato pubblicato, come incautamente promesso, assolutamente niente del torneo dell'anno scorso! La pausa di riflessione, appunto. Ma non bisogna disperare: magari tra un po' si riciccia anche su di quello.

domenica 31 luglio 2011

un eroe dei nostri tempi - 2: fuga da Spinatraz

Poi finalmente la malattia è finita, e con tutte le cautele del caso ci siamo trasferiti a Spina. Dove mi sono ripromesso di sfuggire ai racchettoni, legandomi al lettino come Ulisse con le sirene. Ma prima ho fatto un salto nel mio nuovo ufficio, dove ho verificato come i facchini avessero piazzato tutti i pacchi del trasloco secondo l’innovativa disposizione denominata, in termini strettamente tecnici, “a culo in su”.
Ci penserò al mio ritorno, mi sono detto tra me e me, pur sapendo che il pensiero mi avrebbe tormentato per l’intero periodo delle ferie.
E prima ancora ho fatto una visita medica, per verificare che il malanno fosse risolto.
“Come va?”, mi ha chiesto la dottoressa.
“Meglio”, ho risposto.
Fine della visita, abile e arruolato. Ma prima di lasciarmi andare, consultando i vecchi referti, mi ha chiesto se avevo fatto la risonanza magnetica al “rachide lombare” (facendomi velatamente intendere, con uno sguardo complice, di ignorare il significato del termine).
“No”, ho risposto, “la farò ad inizio luglio”.
“Ah, bene, perché sa, lei è alto, e alle persone alte è facile che esca un’ernia… Ma cos’è, ha male anche lì davanti?”
“No, non ho male, poi le spiego…”
“Ah…”
“Eh…”

E siamo partiti per Spina. Vacanze zoppe ma pur sempre vacanze, nei primi giorni delle quali ho sperimentato cosa volesse dire “soffrire il supplizio di Tantalo”. Otto campi da racchettoni a disposizione, bel tempo, giocatori di primordine disponibili, ma oltre al disagio fisico che ancora mi tormentava, incombeva sospesa come una spada di Damocle sulla mia testa la velata minaccia di cosa mi avrebbe fatto la mia signora nel caso in cui io, osando giocare a racchettoni ancora convalescente, avessi avuto un anche pur leggera ricaduta: non solo mi avrebbe spennato, ma mi avrebbe anche passato sulla fiamma come si fa con i polli prima di metterli in pentola.
Viste le premesse, sulle prime sono stato piuttosto cauto, e sono rimasto sdraiato sul lettino con lo sguardo fisso ai campi e la lingua a penzoloni sulla sabbia. Poi pian pianino nella mia mente si è sviluppato un piano diabolico, grazie anche ai ricordi di quei film americani di genere carcerario ambientati nei più biechi penitenziari, ed in particolare alle vicende raccontate da Don Siegel nel magistrale “Fuga da Alcatraz”.


fuga da Spinatraz! Durante il primo tentativo, mentre cerco
di sbucare da una delle piastre in cemento della passerella

Quatto quatto ho raccattato materiali vari in riva al mare (ceppi di legno, meduse, polistirolo, alghe e reti), qualcosina ho fregato ai bimbi degli ombrelloni vicini (secchielli, palette, palloncini), e circospetto mi sono messo al lavoro.
Dopo poche ore di lavoro avevo pronti un pupazzo con le mie sembianze (anche più bello, secondo alcuni maligni), che ho piazzato sul lettino un po’ coperto dal telo, e un tunnel sotto la sabbia che secondo le mie intenzioni puntava dritto al campo numero 8.

dai, il pupazzo è venuto benino, ma io sono un po' meglio!

Al primo tentativo sono sbucato ai margini di un campo del Bagno Las Vegas, sono stato prontamente estratto dal tunnel per le orecchie dall’addetto ai lettini, preso per il coppino e scaraventato armi e bagagli oltre il confine tra i due bagni come un gatto randagio.
Al secondo tentativo sono spuntato dentro il casotto dei lettini, riuscendo a spaventare a morte gli addetti alla spiaggia, solitamente imperturbabili e loquaci come statue dell’isola di Pasqua, al terzo sotto un tavolino del bar del bagno Spina dove quattro pensionati attorniati dai loro fans stavano disputando la consueta partita di trionfo acrobatico (1).
Ho dovuto riesaminare tutti i calcoli di traiettorie e i piani di scavo e al quarto tentativo, dopo un ampio giro sotterraneo, sono sbucato – racchetta tra i denti -, a fianco del lettino di mia moglie… Che guardando un po’ stupita quel talpone spuntato dalla sabbia che tanto mi assomigliava, ha controllato subito il fagotto che c’era sul mio lettino (che anche per lei era meglio dell’originale!), ha fatto due più due, mi ha acchiappato per le orecchie (evidentemente la mania dell’estate), ha recuperato un guinzaglio, una catena e una ciotola d’acqua e mi ha legato al fungo di sostegno dell’ombrellone.
Fine della fuga.
Però non è giusto… A Clint Eastwood era andata meglio!

(1) - Il trionfo acrobatico è una particolare variante del tradizionale gioco di carte, praticata ai tavolini del Bagno Spina. Ne riparleremo in modo più circostanziato.

martedì 17 maggio 2011

una domenica bestiale

Tok…… tok!
Tokkititok!
Thump thump!
Slam!
Tinkle tinkle!
Sdeng!
Clang!

Butto la mano sul comodino e cerco a tastoni il cellulare per controllare l’ora, mentre realizzo che sono al mare e che è domenica mattina.
Le 7 e 40.
“Gulp!”, dico io, a proseguo: “Ma chi è quel rompicoglioni che fa le pulizie a quest’ora del mattino?”
“Grofszl” risponde l’essere che da svariati anni mi dorme a fianco.

Cerco di riaddormentarmi, mentre ricordo che già verso mezzanotte in un beato dormiveglia sognavo di essere ad Ascot al Grand Prix di galoppo, sogno veicolato dall’arrivo dei condomini dei piani di sopra, probabilmente Fred Astaire, Ginger Rogers e il loro cavallo preferito, Ribot – ferrato tacco dodici per l’occasione -, che hanno ballato languidamente insieme il “Cheeck to cheek” (o qualcosa del genere)  fino all’una di notte.


i vicini di casa ballano, felici di essere al mare, 
nel loro salone sopra la mia camera da letto

Niente da fare, il tormento continua.   
Mi alzo, infilo le ciabatte, esco nel cortiletto e guardo in su, cercando di individuare i responsabili. E dal balcone mi saluta sorridendo la vicina del primo piano, spazzolone alla mano. E come va e come non va, e finalmente la bella stagione ecc. ecc. , finchè non le chiedo un po’ sostenuto se non per caso era lei che stava facendo le pulizie a quell’ora infausta.  Mi guarda sorpresa dicendo che no, giammai!, lei doveva ancora cominciare. 
E nel frattempo spunta dal balcone di sopra il busto della vicina del secondo piano, guanti di gomma, Mocio Vileda nella mano destra e piumino Swiffer nella sinistra. 
Espongo le mie civili rimostranze, saluto e rientro in casa, mentre le due erinni dell’igiene domestica mi osservano perplesse.

E del perché mi guardassero in quella maniera l’ho capito subito dopo, specchiandomi in  bagno: oltre al fatto di essere in ciabatte e dentro un vecchio pigiama sgualcito, ero pettinato come un cacatua.

In quelle condizioni la mia autorevolezza non doveva essere decisamente granchè.
Comunque i rumori sono subito cessati, ma ormai ero sveglio. Mi sono sistemato la capigliatura alla bellemeglio, leccando ripetutamente il complicato shangai tricologico con un pettine bagnato. E ho fatto colazione, scrutando un cielo che non prometteva nulla di buono.

Quando siamo usciti per andare in spiaggia, mentre chiudevo il cancelletto ho buttato lo sguardo verso l’alto e le ho riviste, affacciate ai rispettivi balconi  armate di tutto punto con cartuccere di spugnette e detergenti, pronte a far ululare i loro aspirapolvere.
Le ho fissate dritto  in faccia, e con tutta la solennità di cui sono stato capace ho detto loro: “Ok ragazze: al mio segnale, scatenate l’inferno!”
Mi hanno guardato, di nuovo perplesse…

Per forza, ero pettinato come un’upupa!

la mia tipica acconciatura mattutina... 
c'e' un motivo, e avremo modo di riparlarne a breve!

Partiamo in bici, e dopo cento metri comincia a piovigginare. Torniamo indietro e prendiamo l’auto per andare al bagno, mentre il mio cervello captava messaggi subliminali (inviati non ho capito bene da chi) che ripetevano: “Voglio andare a casa, voglio andare a casa…”. 
Ma al bagno mi aspettavano la sbadilatrice ritrovata, due suoi amici e figlioli vari, tutti ansiosi di prendere a racchettate il maltempo che ci minacciava. C’era veramente un tempo da lupi, e la mia signora fissandomi rivoltava le pupille all’indietro di centottanta gradi mentre nel bianco dei suoi occhi compariva la scritta “Voglio andare a casa…”. 

Ciononostante, in quello che ci era sembrato uno sprazzo di miglioramento, abbiamo deciso di azzardare una partitella, siamo usciti e abbiamo cominciato a toglierci le tute. Beh, almeno i campi erano liberi. 

Mia moglie da dentro il bagno mi lanciava sguardi di fuoco ed io, interpretandone il labiale attraverso le vetrate del bagno, ho appreso la sua particolare posizione nei confronti del delicato tema dell’eutanasia. Infatti continuava a ripetermi, pur muta come un pesce nell’acquario, la seguente frase: “Se ti ammali, ti ammazzo!” Fortunatamente un colpo di vento, uno scroscio d’acqua e due orsi bianchi con le infradito che fuggivano dalla spiaggia ci hanno convinti a rinunciare definitivamente. 

Ci siamo quindi rintanati nell’ospitale hall del Bagno Spina dove, lontani dalla frenesia dei racchettoni e chiacchierando di questo e di quello, ci siamo pian piano scoperti come persone, e anche di un certo spessore, mica degli scemi qualunque!

Per cui, giornata comunque positiva, alla facciaccia del maltempo.

Poi è arrivato il momento di andarcene, mentre arrivavano secchiate d’acqua da tutte le parti, peggio che ad un tappone alpino del Giro d’Italia. Quando ci siamo immessi in superstrada, l’asfalto era una lastra di acqua costellata di pozze che ti bloccavano a volte le ruote di destra, a volte quelle di sinistra: un incubo.
Allora ho pensato di telefonare alla Capitaneria di Porto (con tutta quell’acqua, la competenza non poteva essere che loro), con l’intenzione di chiedere se per caso, già che eran caldi, non potevano venire a sequestrare anche la superstrada, disastrata e pericolosa com’era… 

Voi non ci crederete, ma non mi hanno minimamente cagato.

mercoledì 13 aprile 2011

e domenica, pienone!

E domenica scorsa (non questa, quella prima, ormai sapete che non sono tanto tempestivo), pienone al bagno Spina.
Con alcune importanti defezioni: il consulente legale del Team, che mi pare di aver capito fosse impegnato a seguire il figliolo in gare di canottaggio, e il tesoriere, colpito da morbo crudele - credo - ad una gamba. Cosa che rischia di tenerlo fuori gioco per diverso tempo. Tant’è che il Presidente, suo storico compagno di coppia, con la squisita sensibilità umana che tutti gli riconosciamo, si è subito preoccupato:
a) di sbolognare il cartellino, prima che le quotazioni precipitassero, cercando di appioppare una bufala agli ignari acquirenti;
b) di trovarsi un nuovo socio per l’inizio della stagione beachtennistica.
Scelte indubbiamente dure.
Tante responsabilità minano le persone sia nel morale che nel fisico, e francamente un certo decadimento fisico del nostro leader è stato tacitamente notato da alcuni. Si mormora che per fronteggiare la crisi nelle vendite delle verdure conservate, settore nel quale il nostro Presidente gloriosamente opera, talune aziende lo abbiano utilizzato per pubblicizzare i loro prodotti.
E così, come tanti altri gloriosi testimonial - Giovanni Rana per i sui tortellini, Amadori per i suoi polli ecc.-, anche il Presidente ha pubblicizzato un prodotto le cui caratteristiche corrispondevano al suo attuale phisique du role: i fagioli borlotti.

il Presidente al servizio, mentre al posto della pallina lancia in aria un barattolo dei gustosi legumi

Questa sua provvisoriamente critica condizione fisica non gli ha comunque impedito di giocare serrate partire, al termine delle quali, radunato un capannello di fedelissimi, si è dedicato alla sua seconda attività da spiaggia preferita (e secondo noi quella in cui riesce meglio): il gossip con cazzeggio.
Io ero impegnato sui campi, sentivo sghignazzare e non capivo, ma vedevo mia moglie che pur fingendo di dormicchiare sul lettino, aveva sfoderato il suo orecchio bionico, per cui ero certo di avere poi un dettagliato resoconto della discussione. Che mi è stato puntualmente fornito.
Alla discussione partecipava un ottimo beachtennista – a cui nella mattinata ero riuscito a far perdere per 9 a 8 una partita che vincevamo 7 a 2 -, informatore farmaceutico di una nota azienda che produce ausili chimici utili per aumentare le prestazioni degli ometti in disarmo. Insomma, quelle pastigliette color puffo. Argomentando sul tema, il discorso è inevitabilmente scivolato sul nostro Presidente del Consiglio che si vocifera si sia fatto impiantare un complicato sistema idraulico nelle zone basse per reggere al meglio nell’espletamento delle sue attività più o meno istituzionali. E così, mentre gli prelevavano da là sotto quei bulbi piliferi che poi gli hanno piazzato sul cranio, maligni insinuano che gli avrebbero anche installato una pompetta che, comandata da un pulsante, attiva dei pistoncini che rigonfiano di liquido l’amichetto dei bassifondi, a vai di bunga.
E di come funzionasse, e di dove fosse collocato il pulsante per evitare imbarazzanti alzabandiera accidentali, e di dove avessero messo la pila (rigorosamente Duracell!), e se d’inverno dovesse sostituire il liquido con il Paraflu per proteggerlo dai danni del gelo, e di come lo sgonfiasse a fine manovre, e della presenza di una valvola di sicurezza che sfiatasse per evitare le sovrappressioni, vi lascio immaginare come si è potuta evolvere la discussione, che si è naturalmente estesa anche all’attrezzo principale, che si insinua gli sia stato reinnestato grazie ad un donatore che pare sia un noto campione sportivo degli anni ’90, come diavolo si chiama – ah, si! -, Varenne.

 il presunto donatore, in un momento di relax

Che meraviglia, il primo Presidente del Consiglio a tre gambe, e quella di mezzo senza bisogno di rialzo nel tacco della scarpa!
Pensate un po’ come una notizia sicuramente falsa e tendenziosa riesca a scatenare la fantasia e la cattiveria delle persone, anche in un ambiente rilassato come quello di una spiaggia…
Fortuna che l’amore trionfa sempre sull’invidia e sull’odio!
Tra l’altro mi sono accorto per caso che per un certo periodo di tempo ho utilizzato un dentifricio prodotto dalla suddetta multinazionale farmaceutica. Solo adesso capisco perché, dopo essermi lavato i denti, avevo l’impressione di avere una racchetta da ping-pong al posto della lingua…


tutto velo! Dopo esselmi lavato i denti con quel dentiflicio, liusivo a pallale ploplio così!

Comunque sia, il bilancio complessivo è stato questo: una grande giornata, un grande weekend, il regalo inaspettato di una stagione bizzarra. Con qualche problemino collaterale, dovuto alla mia disabitudine ai rituali balneari. Per proteggermi la pelle color verde pisello (o verde cimice schiacciata, come qualcuno mi ha suggerito), mi sono abbondantemente cosparso di crema solare. Quasi dappertutto. Perché come al solito mi sono dimenticato alcuni dettagli importanti: le orecchie.
E la mattina successiva, dopo una notte d’inferno durante la quale ho cercato di addormentarmi o prono o supino – nell’impossibilità di poterlo fare su di un fianco - mi sono ritrovato le due solite dolenti braciole tumefatte appese ai lati della testa.

p.s. - Durante la settimana, quando ho pubblicato il penultimo post, la mia signora su Facebook (perché ormai – maledizione! – i pochi commenti che ci sono vengono fatti tutti lì, e non dove si dovrebbe, e cioè qui) mi ha informato di essere non un licantropo, come io avevo paventato, bensì una “splendida scimmia”.
Lo sospettavo (o perlomeno sapevo della “scimmia”, riguardo alla “splendida” ha fatto bene ad evidenziarlo perché non me n’ero proprio accorto). 
Perché rovistando nell’armadietto del bagno, a sua insaputa, ho trovato questo:

p.s.s. – Il nostro Premier ha affermato in questi giorni di aver dato tutti quei soldi a Ruby per evitare che si prostituisse. Eh, certo, e chi avrebbe poi avuto il coraggio di dirlo a suo zio…
Viste però le sue particolari e disinteressate attenzioni e la grande generosità nei confronti delle nipoti di anziani dittatori nordafricani, nel caso avesse altri soldi da buttar via, mi permetto di segnalarne un’altra (darò poi gli estremi per il bonifico):

perbacco, la nipote di Tutankhamon! 

mercoledì 6 aprile 2011

estate in anticipo

Nessuno ci sperava, e nessuno se l’aspettava.
Ma l’estate è arrivata e ci ha colti di sorpresa, per cui venerdì sera - mentre io cercavo per casa la roba da spiaggia - mia moglie si è chiusa in bagno, e dai ronzii che sentivo ho capito che stava depilandosi. Ed è uscita dopo tre ore. 
Beh, è singolare dirlo, ma proprio non sospettavo di convivere da anni con un licantropo! 

 il particolarissimo epilatore utilizzato da mia moglie 

La mattina dopo, riesumati dal fondo dei cassetti io un vecchio paio di boxer da mare in lana cotta e mia moglie un bikini in pile (in questa stagione il clima è traditore, e la depilazione certo non aiuta), e raccattato un flacone di crema solare con la data di scadenza sbiadita dal tempo, siamo partiti per Spina.

Un rapido passaggio per la nostra casetta, oggetto di un recente intervento di sistemazione degli intonaci interni che l’ha ridotta come la Casa dei Gladiatori di Pompei - per cui l’ho aperta e subito richiusa come fanno i chirurghi con certi malati terminali -, il tempo di recuperare dall'armadio due teli da mare i cui lembi esposti a nord erano tappezzati da muschi e licheni, e ci siamo fiondati in spiaggia. 
Unico posto tra l’altro dove vengo risparmiato dai pollini che stanno cominciando ad infestare l’aria.

Sabato mattina siamo arrivati tra i primi, la spiaggia era spianata, e subito - paralizzando il lavoro delle maestranze con cui il gestore del bagno contava di aprire l’attività - ci siamo dedicati alle complesse operazioni di tracciamento ed installazione di quello che ritenevamo fosse il minimo necessario per giustificare la nostra presenza in spiaggia, vale a dire di almeno un paio di campi da beach tennis fatti per benino. Abbiamo allora recuperato reti, righe e attrezzi vari e ci siamo messi al lavoro di buona lena.

 Sulle prime abbiamo armato di cordella metrica l’amministratore delegato del Team, che in gioventù era stato un valente strumentista. Alla terza misura sbagliata (chiamava gli otto metri ogniqualvolta vedeva il numero 8 comparire sulla bandella di plastica), e dopo averci fatto disegnare sul terreno una complessa poligonale che ricordava la tormentata planimetria del Guggenheim Museum di Bilbao, ci siamo resi conto che non aveva alcuna dimestichezza con il sistema metrico decimale (che forse, all’epoca in cui lui lavorava, non era ancora stato codificato).
Per cui l’abbiamo riassegnato ad una diversa ma altrettanto prestigiosa mansione: addetto a conficcare dei picchetti che fissano le righe negli angoli del campo da gioco.
Ma anche in questo caso qualcosa è andato storto: avendo piantato i picchetti alla stessa profondità alla quale si piantano le begonie, questi saltavano via ogniqualvolta veniva sfiorata la riga. Per cui è intervenuto il ragazzo del bagno che, armato di badile, ha piantato i picchetti a una profondità tale che sembra che la punta di uno sia sbucata in Nuova Zelanda - precisamente nella baia di Auckland -, mentre l’amministratore delegato veniva investito di un nuovo, fondamentale compito: vice reggitore del badile (vice, perché si è ritenuto più pratico appoggiare il badile ai pali di sostegno delle reti, o addirittura per terra).

 veduta della città di Auckland. Sulla destra la punta 
del picchetto che gli astuti neozelandesi 
hanno subito trasformato in torre panoramica
  
In seguito, accertata anche la sua incapacità di reggere il badile (lo teneva per la pala anziché per il manico), lo abbiamo impiegato come unità di misura per determinare l’altezza delle reti, raccomandandogli di non saltellare. Una fatica terribile…

 l'Amministratore delegato del Team, ritratto nell'attività 
che gli riesce meglio: reggere se stesso appoggiandosi 
ad un palo ai margini di un campo da beach tennis
  
Dopo un lasso di tempo che ci è sembrato interminabile, i due campi erano pronti. E non abbiamo fatto in tempo ad occupare il primo che sull’altro si erano già spudoratamente precipitati quattro avventori dell’odiato Bagno Granchio, che avevano sorvegliato ghignando le nostre peripezie già con l’intenzione di approfittare come biechi parassiti delle nostre fatiche, mentre i gestori del loro bagno – invece di preparare la spiaggia -, stavano là a scriccare le teglie per l’inutile pizza della Franca.
Li abbiamo guardati malissimo per tutto il tempo in cui hanno giocato, e quando se ne sono andati la prima cosa che ci è venuta spontanea è stata quella di marcare il territorio, pisciando lungo il confine tra i due bagni. Cominciamo bene.

Anche perché, facendo i conti, i due campi erano proprio il minimo necessario rispetto alle presenze previste…
Perchè si è purtroppo verificata l’inspiegabile defezione della più autorevole candidata all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, che pur avendo più volte preannunciato telefonicamente il suo arrivo – tanto che avevamo avuto l’impressione che fosse già lì, dietro l’angolo, ad infilarsi le ciabatte – misteriosamente non è mai arrivata. Costringendoci tra l’altro a giocare estenuanti partite ONLUS, pessimo viatico per l’inizio della stagione agonistica…

 assistita ONLUS mentre esegue il suo colpo favorito: 
il rovescio a mazzancolla rancinata

Dev’esserle successo sicuramente qualcosa di grave.

E queste sono le ipotesi che – aspettando Godot -, sono state formulate.

1) Stava percorrendo la superstrada ed era ormai in prossimità dell’uscita sulla Romea quando, premendo un misterioso pulsante sul cruscotto della sua automobile nuova, ha subito un’impressionante accelerazione e tra lampi e fiamme si è ritrovata al Lido di Spina, ma nell’anno 1971 (come nel film “Ritorno al futuro”).

2) Dopo aver inconsapevolmente assunto cibi contaminati dalla radioattività proveniente dal Giappone, ha cominciato a dematerializzarsi nel tragitto tra Ferrara e Spina. Al suo arrivo al bagno era ormai completamente sparita: lei c’era, ma noi non potevamo vederla… (e adesso gira bendata e con gli occhiali scuri come il protagonista del film “L’uomo invisibile”).


3) Mentre partiva per il mare, la sua automobile è stata risucchiata in un vortice spazio-temporale creatosi in prossimità di una rotatoria di via Ravenna. Ancora adesso continua a girare in tondo a bordo della sua nuova fiammante auto rossa, costituendo un’attrazione che ormai tutti i bambini del quartiere preferiscono alle giostre installate sul Montagnone per la festa di S. Giorgio, e per fare un giro sulla quale tormentano i genitori piangendo e strillando come aquile.

4) Rapita dagli alieni, che l’hanno teletrasportata sul disco volante con il solito raggio verde, incuriositi più che altro dal rudimentale ed inefficiente mezzo meccanico sul quale viaggiava, denominato Alfa Romeo Mito.

5) Aggredita e sequestrata in casa da un criceto mannaro, che per rilasciarla ha chiesto come riscatto una tonnellata di semi di girasole. E un tapis roulant al posto della ruota agganciata alle sbarre della gabbietta.

a tarda notte, devastati dalla snervante attesa...

martedì 18 gennaio 2011

la ONLUS - 3

Come dicevamo qualche settimana fa, su tutt'altro livello ci sono i veri volontari, spina dorsale della ONLUS "Fai giocare chi è meno fortunato di te".
Eroi silenziosi appartenenti all’universo della solidarietà, della bontà, della carità e del disinteresse, sono coloro che, senza alcun obbligo, prestano la loro attività a favore di tutti, e non solo di mogli, figli o stragnocche.
Gentili e pazienti, invece di dedicarsi alle molteplici attività ludiche o ricreative praticabili sulla spiaggia, quali tacchinare le ragazze, scolare spritz o praticare lo shopping compulsivo al mercato sulla battigia, assistono persone trascurate, consolano casi disperati e hanno sempre un sorriso (talvolta un po' ebete) per tutti.

Sono i veri missionari del beach tennis. 

Qui di seguito vi mostriamo una galleria di galantuomini, santi e benefattori che con il loro luminoso esempio hanno ispirato  e continuano a sorreggere la missione dei volontari della ONLUS.

Coppi e Bartali, personaggi simbolo di come piccoli gesti di aiuto e solidarietà verso gli avversari possano rendere il mondo migliore.


 
Madre Teresa, ovvero il servizio verso i  più deboli, sempre dal basso verso l'alto come nei doppi misti.


Albert Schweitzer, benefattore, medico e missionario, ovvero l’attenzione ed il rispetto per ogni forma di vita, anche se con la racchetta pare schiacciasse le mosche tse-tse che infestavano le regioni subtropicali dell'Africa.


Il Mahatma Gandhi, ovvero il pacifismo e la nonviolenza: mai impallinato nessuno con uno smash.


Papa Roncalli. Celebre il suo discorso che ancora ispira i volontari ONLUS: 
“Tornando a casa, troverete i bambini. Date una racchettata ai vostri bambini e dite: questa è la racchettata del Papa. E l’anno prossimo, mi raccomando, fate i vostri tornei under 12, 14 e 16 in un altro bagno, non più al bagno Spina, altrimenti ve ne arriverà un’altra!”

...

In attesa della prevedibile scomunica, vi anticipo che a breve sarà pubblicata la quarta ed ultima parte di questo tributo alla bontà beachtennistica, che rivela i terribili rischi che l'attività del volontariato comporta.

 - 3. continua -
  

martedì 28 dicembre 2010

habemus papam

Ecco, il file è pronto, ma se mi ricordo come si fa a metterlo in rete attraverso quel maledetto servizio di condivisione documenti che si chiama Scribd, che un fulmine mi incenerisca. Quindi procederò per tentativi, maledicendo chi aggiorna, modifica e stravolge le applicazioni sul web, pensando di favorire gli utenti ma risucchiandoli invece in un incubo di incertezze. 

Naturalmente nel calendario sono state inserite (e un tantino elaborate) le foto degli amici dello Zurma Team, del bagno Spina e del gruppo invernale che si ritrova tutte le settimane allo Stop and Go a rincorrere invano palline dalle improbabili traiettorie. Mi affido al senso dell'umorismo ed alla comprensione di chi vi è ritratto: spero che nessuno se ne abbia a male e comprenda lo spirito della pubblicazione, così come comprenderà lo spirito di questo blog. Nomino comunque fin da ora il mio legale di fiducia (esimio professionista, consulente del Team nonchè autorevole secondo candidato all'assegnazione del purtroppo abortito "Badile d'oro 2010"), che dovrà rappresentarmi, assistere e difendere in qualsiasi controversia, avvisandolo però - ai fini di eventuali risarcimenti a terzi o di sue inverosimili pretese di liquidazione di eventuali parcelle - che sono assolutamente al verde.
calendario 2011 de "i dannati del beach tennis"                                                          

Ecco, pare che funzioni, anche se straborda dalla colonna del blog e mi farà passare il resto della vita macerandomi nel tormento di cercare di capire come allinearlo.

E' già tardi, domani si parte per la montagna, e quindi lo lascerò lì. Ma l'importante è che possiate vederlo e, se volete, scaricarlo liberamente e stamparlo, per rallegrare anche durante il  prossimo anno le ostili pareti che ci rinchiudono.

E buon anno a tutti.

giovedì 23 dicembre 2010

la pallina cometa

Dopo il solstizio d'inverno, appena passato il giorno più buio degli ultimi quattrocento anni (durante il quale hanno accuratamente evitato di approvare la riforma dell'Università: sarebbe stato troppo facile farci su dell'ironia), il sole riprende a pedalare e finalmente i giorni ricominciano ad allungarsi.

Buon segno!

Messaggera di speranza e gioioso riferimento per i beachtennisti rabbuiati dal grigiore invernale, la pallina cometa ci guida verso est, verso la costa, sul mare, in un punto imprecisato della spiaggia tra il Bagno Granchio e il Bagno Las Vegas, dove ci accoglieranno tintinnanti le renne comacchiesi - dalle caratteristiche corna a forma di anguilla marinata - che, volando sopra le nostre teste nel cielo stellato, sganceranno di tutto tranne che doni (ma pazienza, di questi tempi dobbiamo saperci accontentare).

Comunque sia, coraggio!
E tanti auguri, anche di buon Natale.

 


martedì 30 novembre 2010

la ONLUS - 1


Novembre.
Passata Halloween, passato Ognissanti, passato Ognimmorti, novembre resta comunque uno dei mesi più angoscianti dell'anno. L'aria è talmente pregna di umidità che nella stanzetta dove c'è il computer con cui scrivo sono spuntati alcuni funghi. Per la precisione un Boletus Edulis sul tappetino del mouse, e un Amanita Phalloides sul sedile della mia seggiola. Di quest'ultimo mi ha preoccupato fin dal primo momento più l'aggettivo che il sostantivo, ragione per cui - capirete - sono rimasto alla larga per un po'.
E anche adesso, quando mi siedo, tendo a farlo con una certa, comprensibile circospezione.

Fin dall'ultimo post pubblicato, vi dovevo una spiegazione: la ONLUS.

Come sapete, il Team si dibatte da tempo in ristrettezze economiche che ne hanno impedito il suo potenziamento e rilancio in grande stile, con l’acquisizione di giocatori importanti e il taglio di segmenti improduttivi o dannosi.
E d’altra parte il Team, radicato com'è nella comunità umana del Bagno Spina, è consapevole del suo dovere morale di gestire l’impatto del beach tennis a livello sociale, contemperando le esigenze dei giocatori scarsi (la gran parte degli affiliati) con quelle dei giocatori incapaci (un'agguerrita minoranza). 
In sostanza le esigenze dei Bozambo con quelle degli Zambo.
Troppo spesso in spiaggia si assisteva a scene patetiche dove i giocatori scarsi, adducendo le scuse più inverosimili, si negavano a quelli incapaci, che si avvicinavano speranzosi ai campi - con lo sguardo del bastardone abbandonato-, per avere la possibilità di fare anche solo pochi palleggi...

No, decisamente non si poteva continuare così!
Nei beachtennisti più sensibili sono scattate particolari dinamiche di solidarietà umana, in virtù delle quali è maturata la convinzione che anche gli individui (beachtennisticamente parlando) meno fortunati, non potevano essere ignorati o abbandonati. Anche nel beach tennis, nessuno può essere lasciato solo.
Così è nata l’idea di fondare la ONLUS, che è stata denominata - significativamente -: “Fai giocare chi è meno fortunato di te”.

L'uovo di Colombo: da una parte si potevano risolvere i problemi economici del Team, permettendogli di accedere - come ONLUS -  a succulente quote del 5 per mille dell'IRPEF, dall'altra si mitigava il malcontento nei rapporti tra beachtennisti di diversa (seppur infima) levatura.
Ne abbiamo parlato con il Presidente che, convocato il Tesoriere, ci ha chiesto chiarimenti su cosa significasse la sigla ONLUS. Alla parola “organizzazione”, il Presidente ha cominciato a sorridere, sorriso che si è trasformato in sghignazzo quando abbiamo pronunciato i termini “non lucrativa”. Quando poi abbiamo concluso l’acronimo con le parole “di utilità sociale”, il Presidente ululava scomposto rotolandosi al suolo e sbattendo alternativamente i palmi delle mani per terra.
Poi però quando però ha sentito il Tesoriere che tintinnava come un registratore di cassa, mentre gli occhi gli roteavano nelle orbite visualizzando alternativamente al posto delle pupille i simboli del dollaro e dell'euro, si è fatto improvvisamente attento, e dalla sua bocca sono uscite solenni le seguenti parole:
"Ok, procedete!"
Quindi i due si sono abbracciati, dandosi grandi pacche sulle spalle e accennando pazzi di danza.
E mentre si allontanavano parlottando tra di loro, abbiamo percepito alcuni spezzoni di frasi, come "stimolare il benessere psicofisico degli affiliati”, " trasformare il bagno", " centro benessere", "privè", "massaggi", "riutilizzare  i pali di sostegno delle reti", "lap dance", "ucraine", "Lido delle Nazioni", "bunga" e altre cose che non abbiamo ben capito e di cui non siamo riusciti a collegare i reconditi significati.  Ma certo quei due ci hanno dato l'impressione di pensare veramente in grande!
Poi sono emerse alcune difficoltà. La prima di carattere economico, in quanto pare che con la recente legge di Stabilità il Governo abbia pesantemente ridotto le quote dei fondi del 5 per mille destinate alle ONLUS. 

  
Il ministro dell'economia, durante il consueto controllo urologico: 
anche stavolta la prostata è a posto! O forse è spuntato un fungo anche sulla sua poltrona, e si è seduto soprappensiero?

La seconda, prettamente di carattere pratico, è data dal fatto che - sfortunatamente - la componente essenziale di una ONLUS sono i volontari.
Dettaglio che si è rivelato non proprio insignificante...

- 1. continua - 

p.s. -  Mario Monicelli ha deciso di andarsene. Ok, sempre più soli...

domenica 10 ottobre 2010

la volpe e la lepre

10.10.10
Come vi avevo accennato circa un anno fa, questa è una data da ricordare; il giochino durerà ancora un paio di anni, poi ciccia.
Per festeggiare, oggi siamo andati a Spina ad inaugurare il campo invernale da beach tennis - gentilmente predisposto dal miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni, che ringraziamo di cuore per la cortesia e l'attenzione.


La giornata è stata notevole, calda e soleggiata: l'atmosfera era rilassata e abbiamo giocato con una certa serenità, senza quell'agonismo esasperato e quella voglia di primeggiare che ha sempre contraddistinto tutti i membri del nostro Team.

Tuttavia ci sono due notizie da dare.
La prima è che per quest'anno il Badile d'Oro non verrà assegnato. A causa del buonismo imperante, nessuno si è espresso, e anche oggi sul campo non ci sono stati acuti tali da poterlo assegnare a furor di popolo, per cui tutto è rimandato al 2011, anno in cui però si prevede una lotta furibonda.
La seconda è che il mio storico socio di beach tennis ha fatto "outing", dichiarando - alla fine di uno scambio serrato nel corso di una partita - di "essere veloce come una volpe".
Al che la mia signora, donna di sani e solidi principi, ha ribattuto che secondo la tradizione popolare uno poteva al massimo ritenere di essere "veloce come una lepre", in quanto peculiarità della volpe era di essere furba, piuttosto che veloce...

 la mia signora in azione; dietro, la velocissima volpe

Ma dopo una stringente discussione, nessuno dei due ha cambiato idea.
Per cui il sorprendente e doloroso esito è stato che il mio socio è rimasto effettivamente convinto di essere - beachtennisticamente - "veloce come una volpe e furbo come una lepre".
E in quel preciso istante io ho cominciato a capire tante, ma tante cose...

martedì 27 luglio 2010

un tranquillo weekend di paura

Arrivo al bagno di buon'ora e mi accorgo con sgomento che nel weekend sono stati programmati, in combutta con la Turquoise e per l'ennesima volta, tutti i tornei di beach tennis possibili e immaginabili.
Innanzitutto i tornei "under" (under 12, under 14 e under 16), e per due giorni di seguito.
Ora io non capisco la ragione per cui si debba disputare nello stesso posto e  per due giorni consecutivi un torneo identico; forse per avvalorare il detto che se errare è umano, perseverare è diabolico. O magari qualcuno avrà riferito al gestore del bagno che un suo omonimo, tempo fa, aveva detto "Lasciate che i pargoli vengano a me" (Matteo 19,14), e lui si è fatto un pò prendere la mano dallo spirito di emulazione...
E poi di seguito doppio maschile, doppio femminile, doppio misto, doppio gay (di entrambi i sessi: ed è l’unico torneo in cui non ci si può lamentare se l’avversario spizza ripetutamente le righe e il nastro del net, anche perché rivolgergli l’epiteto canonico sarebbe del tutto pleonastico), doppio extraterresti (riservato esclusivamente agli abitanti della Via Lattea, con la sola esclusione di entità proteiformi provenienti da sistemi planetari di Alpha Centauri, che avevano oggettive difficoltà ad impugnare la racchetta), doppio misto in costume storico (vichinghi contro assiro-babilonesi, visigoti contro giacobini, centurioni romani contro lanzichenecchi ecc. ecc.) e doppio ventriloqui (in questo singolare doppio il giocatore impugna la racchetta con una mano, mentre con l'altra manovra il pupazzo che, muovendo la mascella, chiama il punteggio del game: “Quaranta a quindici!).

Ian Solo e Chewbecca, appena sbarcati dal Millenium Falcon, chiedono di potersi iscrivere al torneo

il corvo Rockfeller e Provolino partecipano al doppio ventriloqui

Decisamente non si sono fatti mancare niente.

Risultato: impossibile giocare.
  
Del fatto che nel frattempo fosse sopraggiunto alle mie spalle un altro membro del Team, anch'egli stupefatto dalla constatazione che stesse per iniziare l'ennesimo torneo, me ne accorgo dal sommesso moto di disappunto che sento proferire dalle sue labbra: “AC DU MARUN!”

Ma purtroppo è ormai tardi, e per questa volta non possiamo più farci niente; convochiamo però rapidamente un briefing operativo per escogitare le contromosse atte a  scongiurare lo svolgimento dei prossimi tornei in programma.

Decidiamo di iniziare attuando una tecnica di guerriglia detta della "segnaletica dispersiva": modificando opportunamente la segnaletica stradale si orientano gli aspiranti concorrenti verso altre mete. 
Nottetempo si installano cartelli farlocchi sui nodi viari critici, che se ben posizionati indirizzeranno la metà del flusso nel bel mezzo delle saline di Comacchio e l’altra metà dentro la zona umida delle vene di Bellocchio. 
Entrambe le zone saranno state preventivamente ripopolate con l’alligatore delle paludi.
Per coloro che comunque riuscissero a raggiungere il Bagno Spina, che si ritiene possano essere solo bambini o adolescenti, poco attenti ai segnali e che si spostano generalmente in bicicletta, l’ulteriore fase del piano prevede il falso  annuncio della distribuzione di gelato gratis, offerto a tutti i ragazzi fino a 16 anni dal Bagno Jamaica.
E approfittando del parapiglia generato dall'esodo verso il Jamaica, un primo commando del team cattura gli organizzatori dei tornei, li immobilizza ed imbavaglia con del nastro adesivo da pacchi, li chiude in una cabina e per sicurezza getta la chiave in mare. Contemporaneamente il secondo commando assale a morsi i gazebo gonfiabili,  li taglia a pezzi  e distribuisce i brandelli agli ambulanti extracomunitari che li useranno, assieme ai pannelli pubblicitari, come basi di appoggio per le loro mercanzie.
Poi, per maggiore tranquillità, provvederà a  spargere sale sulla porzione di spiaggia dove sorgevano quegli immondi catafalchi, un po’ come fecero i Romani a Cartagine.
Alla fine, ripulita generale e tutti sui campi a giocare, come se niente fosse.

Ah, dimenticavo, i pennacchi.

 
Quelli verranno usati come banderillas – o peggio, perché non faremo buchi aggiuntivi sulla cute - su chiunque osasse presentarsi a protestare. 

Poi la giornata ha avuto un'evoluzione singolare... Ma per raccontarvelo dovrò ottenere la liberatoria da mia moglie, altrimenti ciccia!


martedì 20 luglio 2010

also sprach Zurmathustra

Un buon fine settimana, guastato appena dal vento di domenica.
E dagli esiti di una sanguinosa battaglia condotta a racchettate dal sottoscritto in coppia con il più rinomato hair stylist della città contro, nientepopodimenochè, il Tesoriere del Team e – udite udite – il Presidente.

 i due sfidanti in una foto di qualche anno fa, 
quando erano ancora in forma

Quel pomeriggio in cui tutto è cominciato c’era ancora un caldo torrido. Ma è bastato l’incrocio dei nostri quattro sguardi e il virtuale guanto di sfida è stato lanciato.
Il mio compagno, avvicinandosi al campo da beach tennis, si è cinto la fronte con una fascia della Turquoise che di sicuro non gli ha migliorato la lucidità, impedendo l’afflusso del sangue al cervello.

 il mio compagno in una foto di qualche anno fa, quando
 era decisamente inguardabile; adesso un pò è migliorato

Io personalmente, stravolto da ore di gioco (avevo da poco finito il mio turno di volontariato a servizio dell’ONLUS, cosa di cui riparleremo tra breve), mi ero svitato le gambe – che sentivo leggermente appesantite - e le avevo appoggiate sul lettino, avvolte in un asciugamano imbevuto di formalina. 
Mi sono poi legato ai moncherini due basamenti da ombrellone e sono sceso in campo così (e scusate se ho usato l’espressione “sceso in campo”).
I nostri sfidanti li abbiamo visti tonici, ben motivati. Dopo alcuni colpi riusciti ridevano come bambini, accennando passi di danza. Io e il mio compagno allora ci siamo guardati, e abbiamo tacitamente assentito…
Era l’ora dell’happy hour (la fascia oraria in cui si applicano sconti), e mandarli via delusi ci sembrava poco carino: ci vuole così poco a fare felici le persone! E quindi abbiamo deciso di perdere, con l’eleganza, la leggerezza e il fair play che ci contraddistingue.

Ovviamente il giorno dopo abbiamo riproposto la sfida: ci è sembrato doveroso ristabilire lo stato delle cose, perché donare un momento di felicità alle persone è sicuramente una cosa buona, ma alimentare illusioni è pericoloso. Per cui abbiamo ristabilito le distanze, con il consueto gioco-spettacolo che è un po’ ormai il nostro marchio di fabbrica, fatto di potenza e di grazia, di forza e di intelligenza, di incontenibile bellezza e di umile modestia.

Domenica sera, prima di tornare a casa, passando per il bagno all’ora dell’aperitivo, abbiamo visto  il Presidente seduto ad un tavolino, lo sguardo perduto attraverso un calice vuoto. Anche la compagnia di quelli seduti accanto non riusciva a consolarlo, ma è bastato un mio accenno all’esito della nostra ultima sfida che si è rianimato, e ha cominciato a filosofeggiare.

 silenzio, l'Illuminato ci parla...

L’assunto iniziale dei suoi ragionamenti è stato che innanzitutto la loro non era stata una sconfitta, bensì una mancata vittoria.
Poi ha sviluppato un concetto piuttosto complesso, affermando che nella vita non esistono i problemi: esistono solo le soluzioni, che diventano problemi nel momento in cui non funzionano.  Estendendo poi il ragionamento in un ambito umanistico-antropologico, ha aggiunto che, a ben guardare, tutte le soluzioni sono dentro noi stessi. E che pertanto non potevano essere altro che soluzioni di merda (e scusate se ho usato l’espressione “merda”, ma è doveroso riportare esattamente i concetti espressi).
Corollario conclusivo che ha tracciato un’ardita parabola tra l’escatologico e lo scatologico.
Sono rimasto stupito. Quell’uomo non finisce mai di meravigliarmi.
E’ noto che, all’interno di comunità socialmente strutturate, chi è in grado di elaborare pensieri di tale profondità assume un’autorevolezza, un’aura magica che spaventa e che gli fa guadagnare il rispetto di tutti i membri.
Gli sciamani si affidano a sostanze che amplificano la percezione della realtà, come il fungo peyote, i druidi ricorrevano alle erbe magiche, gli stregoni dei nativi americani alla percussione ossessiva dei tamburi sacri….
Credo che il suo segreto sia in quel calice vuoto, lente attraverso cui filtra una visione del mondo che gli rivela verità superiori, che noi non saremo mai in grado di cogliere.
Me ne sono andato, meditabondo e un po’ preoccupato. 
Per me, nel vino bianco frizzante del Bagno Spina ci deve essere del metanolo.