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sabato 31 marzo 2012

ultimi misteri

Ricordate che qualche post fa accennavo al troppe volte rimandato match con la somma sbadilatrice e con la sua misteriosa e sfuggente amica
Bene, alla fine l’evento tanto atteso si è consumato, nel pomeriggio di una fredda domenica.
E che poi quella domenica pomeriggio ci fosse qualcosa di diverso nell’aria lo si era percepito subito.
Allo Stop and Go, appostate discretamente dietro i pilastri di sostegno del capannone, c’erano una troupe del National Geographic ed una della rivista Nature.
E, nascosto sotto la sabbia, Piero Angela. Suo figlio Alberto si era invece infilato nell’imbottitura di un palo di sostegno della rete del campo 3, ma in maniera così goffa che lo si vedeva lontano un miglio. Cecchi Paone era invece pericolosamente annidato nelle docce dentro agli spogliatoi. Mancava solo Roberto Giacobbo, che si era perso per strada a parlare con un Maya del tesoro dei Templari.

Alberto Angela mentre esamina alcuni reperti ritrovati dal padre 
tra le sabbie dello Stop and Go. Sapesse cosa avevo trovato io!

Gnucco come sono, io sulle prime non avevo capito un piffero di quanto stesse succedendo…
Ma poco dopo, quando ho visto arrivare la più autorevole candidata all’assegnazione del Badile d’Oro 2010 dietro alla quale s’intravvedeva l’ombra di una sagoma sfuggente, ho avuto la rivelazione. 
Era finalmente comparsa la mitica amica: la chimera, il liocorno, l'araba fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Inizialmente seminascosta in un felpone, la mitica amica ha cominciato a muoversi per il campo, annusando l’aria con diffidenza e sventagliando la racchetta sopra alla testa come per tenerci a bada. Le prime tre palle che le abbiamo lanciato le ha catturate e infilate rapidamente in un tascone (forse un marsupio?), probabilmente con l’intenzione di farne provvista per l’inverno. La quarta palla, invece, ce l’ha rimandata indietro.
Avevamo stabilito un contatto!
Pian piano allora abbiamo cominciato a palleggiare, immersi nel ronzio ovattato delle videocamere delle troupe maldestramente mimetizzate per documentare l’evento. Poi a gesti abbiamo concordato le modalità del gioco, chiarendone via via i concetti che in un primo momento sembravano essere stati fraintesi, e cioè che non vinceva chi tirava la palla più lontano, o più in alto, e tanto meno chi tramortiva a pallate l’avversario. Quasi al termine delle due ore è sembrato che questi princìpi fossero stati compresi e assimilati, anche se ormai era troppo tardi per iniziare a giocare seriamente, ed io ero barcollante per il continuo schiacciamento alle vertebre cervicali causato dalle ripetute osservazioni delle parabole dei pallonetti, e macchiato come un dalmata dagli ematomi blu causati dalle furibonde pallate che, quando mi mancavano, formavano profondi e pericolosi crateri sulla superficie sabbiosa, entro i quali rischiavo continuamente di precipitare.
Però man mano che si procedeva nel gioco, la tensione svaniva e il misterioso essere sembrava diventare sempre meno diffidente, tanto che le troupe sono cautamente uscite allo scoperto e, o raccogliendo e lanciandole una pallina uscita dal campo, o chiamandole buone delle palle palesemente fuori, hanno lentamente conquistato la sua fiducia.
Tanto che credo che qualcuno, con un artificio, sia addirittura riuscito a prelevarle alcuni campioni organici che serviranno probabilmente per mapparne il DNA.
Cosi potremo conoscere i segreti di uno degli ultimi esseri misteriosi del nostro pianeta.
Ora ci mancano solo il calamaro gigante degli abissi, lo yeti, il mostro di Loch Ness e abbiamo esaurito i misteri dell’universo mondo.

Quasi.

Rimane il mistero dei neutrini e della velocità della luce.
In questi giorni è naufragata l’ipotesi che avrebbe messo in discussione la teoria della relatività, pare per un errore di calibrazione dell’orologio che misurava il tempo del tragitto delle particelle dal CERN al Gran Sasso attraverso il mirabolante tunnel della Gelmini…
Bastava dirmelo! Avrei mandato quel mio collega di lavoro e tutto si sarebbe risolto! 
Poi anch’io avevo elaborato una teoria sul perché tutti quei neutrini, chiusi nel tunnel, fossero schizzati via più veloci della luce, ma secondo me (cosa sfuggita ai fisici presi dall’euforia nell’osservazione del fenomeno) non proprio tutti tutti… 
Tutti tranne uno: quello che aveva scorreggiato.

sabato 4 febbraio 2012

piccoli accorgimenti per sopravvivere alle insidie della neve

“Poropoppoppero poppoppò!” canticchiava un mio collega ieri mattina in ufficio percorrendo il corridoio. E rivolgendosi alla mia quasi dirimpettaia, le ha detto garrulo “Sai, quando mi senti cantare i motivi sono due: o sono molto contento o sono molto incasinato, e direi che stamattina l’ipotesi è la seconda!” 
O sei molto rincoglionito, ho pensato io. Così, come terza possibilità.
Come divevano i latini, "tertium datur".

Colpa della bufera, che ci ha colpiti così, inaspettatamente, proprio in inverno.
Sì, la neve di questi giorni ha rotto proprio i coglioni, sia nelle attività di ufficio che nella sfera privata. In ufficio ho vissuto da spettatore il grande marasma per ripulire le strade e cospargerle di sale (mi sono trattenuto a stento dal mandare ad un collega che so che sporadicamente mi legge e che era pesantemente coinvolto nell’emergenza, un sms che diceva “Mi raccomando, sala poco che ti va su la pressione”), e nel privato per prima cosa mi ha fatto saltare il tradizionale mercoledì beachtennistico e poi, cosa peggiore, mi ha obbligato a farmi carico di alcune sgradevoli incombenze condominiali.

Mercoledì, all’apparire dei primi fiocchi, ho comprato in una vicina ferramenta una pala da neve. Sulle prime avevo pensato di utilizzare la mia vecchia Turquoise Black Death, scordandomi che già la stavamo utilizzando in casa come tagliere per i formaggi.

il mio nuovo attrezzo: quasi quasi, se accorcio
il manico e gli rifaccio l'overgrip...

E ho cominciato a ripulire il marciapiede di fronte a casa.
Ho spalato due metri cubi di neve e dodici cacche di cane, che hanno sporcato con strisciate immonde l’attrezzo nuovo di zecca di cui ero orgoglioso, e rovinato la poesia e l’incanto del momento. 
L’ho ripulita alla bell’e meglio, strisciando e sventagliando cacca sul manto bianco come Jackson Pollock durante un action painting; poi mi sono dedicato al cortiletto interno e alla fine ho sparso il sale dappertutto come Scipione sulle rovine di Cartagine dopo le guerre puniche.

Alla fine della rumba, il mio era l’unico marciapiede pulito e sghiacciato del quartiere, cosa molto apprezzata dai cani dei dintorni che hanno ricominciato immediatamente a cagarci sopra.
Penso che a breve mi consulterò con Archimede Pitagorico, o forse con Wile Coyote o direttamente con l’ACME che gli fornisce tutti i marchingegni, e installerò sul muro davanti al marciapiede una botola a scomparsa con dentro un forbicione collegato ad un pantografo che quando arriva un cane e accenna ad accucciarsi nella tipica posa, la prima volta guizza fuori e –zac! – una sforbiciata al pelo della coda dell’animale e –zac! – via una braga al padrone, poi la seconda volta, dovessero riprovarci, - zac! – un’altra spuntatina al pelo della coda della bestiola (perché in fin dei conti la colpa non è sua) e – zac! -, via una palla al padrone.

sulla destra il risultato del primo taglio,
sulla sinistra quello del secondo...

Oppure installerò sullo zoccolo intonacato di casa su cui gli amici a quattro zampe, tenuti al guinzaglio dai padroni che li guardano con benevola indulgenza, amano tanto segnare il territorio, un cavetto di acciaio come quelli che si adoperano negli impianti antipiccione, che appena si avvicina l’animale e accenna ad alzare la zampetta, - zot! – giù una scarica da ventimila volts che arriccia i peli uguale a cane e padrone. Così poi se ne vanno via a passeggio che fanno pendant.
E nello stesso tempo perfezioniamo anche l’odioso colorito che esibisce in questo periodo la maggior parte dei proprietari dei cani (almeno della mia zona), che complice evidentemente l’appena trascorsa settimana bianca sono tutti così abbronzati che sembrano in procinto di essere convocati dalla nazionale del Camerun.
Eh, miei cari, la guerra è guerra e non c’è nessuna pietà, quando la maleducazione impera.

Temendo poi che tutta quella neve minacciasse inoltre di paralizzare anche i prossimi impegni beachtennistici, per cautelarmi, non appena finito di spalare, sono andato a mettere in moto l’auto preoccupato dal fatto che il freddo potesse scaricare la batteria.
Poi l’ho ripulita dal cumulo di neve che la stava sommergendo e, trattenuto solo dalla constatazione che le dita delle mie mani erano ormai color fucsia, ho pensato (ma solo pensato) di montare le catene…
L’ultima volta che ho tentato di farlo, per liberarmi hanno dovuto chiamare un fabbro. Ero talmente avviluppato da quella ferraglia che sembravo Antony Quinn che interpretava Zampanò, quello che faceva saltare le catene gonfiando il petto nel film “La strada” di Federico Fellini.
Il fabbro, tra l’altro, mentre cercava di districarmi dal complicato groviglio, mi ha leccato un orecchio convinto di trovarsi nel mezzo di un festino sadomaso. Quando gli ho spiegato che non era così, se n’è andato un po’ deluso.  E senza farmi la fattura.

Nonostante tutto venerdì sera sono riuscito ad andare a giocare. Da due settimane mi sono reso disponibile come tappabuchi e per due venerdì consecutivi mi hanno chiamato. Neanche a fare il quarto, bensì a fare l’ottavo (!), e così nella girandola dei set ho giocato con quattordici persone diverse…
Ormai ho dato il mio numero di telefono a destra e a manca: sto diventando il più grande puttanone dello Stop and Go.

E domani – forse – riuscirò a disputare il tante volte programmato e altrettante volte rimandato match con la più autorevole candidata al (purtroppo mai assegnato) Badile d’Oro 2010 e con una sua - altrettanto preannunciata ma mai vista – amica: mitica creatura avvolta dal mistero, un po’ come lo yeti - su cui ci sono solo leggende, presunti avvistamenti, tracce, ma sostanzialmente nulla di concreto. 
Se dovesse saltare la partita anche questa volta, credo che dovremo rinunciare definitivamente. Perchè forse allora dovremo davvero rassegnarci al fatto che gli dei ci sono contrari, e non vorrei mai che insistendo in questo folle progetto non rischiassimo di far cadere, oltre che tutta questa neve, anche quel meteorite che distruggerà definitivamente la vita sulla Terra.

martedì 17 maggio 2011

una domenica bestiale

Tok…… tok!
Tokkititok!
Thump thump!
Slam!
Tinkle tinkle!
Sdeng!
Clang!

Butto la mano sul comodino e cerco a tastoni il cellulare per controllare l’ora, mentre realizzo che sono al mare e che è domenica mattina.
Le 7 e 40.
“Gulp!”, dico io, a proseguo: “Ma chi è quel rompicoglioni che fa le pulizie a quest’ora del mattino?”
“Grofszl” risponde l’essere che da svariati anni mi dorme a fianco.

Cerco di riaddormentarmi, mentre ricordo che già verso mezzanotte in un beato dormiveglia sognavo di essere ad Ascot al Grand Prix di galoppo, sogno veicolato dall’arrivo dei condomini dei piani di sopra, probabilmente Fred Astaire, Ginger Rogers e il loro cavallo preferito, Ribot – ferrato tacco dodici per l’occasione -, che hanno ballato languidamente insieme il “Cheeck to cheek” (o qualcosa del genere)  fino all’una di notte.


i vicini di casa ballano, felici di essere al mare, 
nel loro salone sopra la mia camera da letto

Niente da fare, il tormento continua.   
Mi alzo, infilo le ciabatte, esco nel cortiletto e guardo in su, cercando di individuare i responsabili. E dal balcone mi saluta sorridendo la vicina del primo piano, spazzolone alla mano. E come va e come non va, e finalmente la bella stagione ecc. ecc. , finchè non le chiedo un po’ sostenuto se non per caso era lei che stava facendo le pulizie a quell’ora infausta.  Mi guarda sorpresa dicendo che no, giammai!, lei doveva ancora cominciare. 
E nel frattempo spunta dal balcone di sopra il busto della vicina del secondo piano, guanti di gomma, Mocio Vileda nella mano destra e piumino Swiffer nella sinistra. 
Espongo le mie civili rimostranze, saluto e rientro in casa, mentre le due erinni dell’igiene domestica mi osservano perplesse.

E del perché mi guardassero in quella maniera l’ho capito subito dopo, specchiandomi in  bagno: oltre al fatto di essere in ciabatte e dentro un vecchio pigiama sgualcito, ero pettinato come un cacatua.

In quelle condizioni la mia autorevolezza non doveva essere decisamente granchè.
Comunque i rumori sono subito cessati, ma ormai ero sveglio. Mi sono sistemato la capigliatura alla bellemeglio, leccando ripetutamente il complicato shangai tricologico con un pettine bagnato. E ho fatto colazione, scrutando un cielo che non prometteva nulla di buono.

Quando siamo usciti per andare in spiaggia, mentre chiudevo il cancelletto ho buttato lo sguardo verso l’alto e le ho riviste, affacciate ai rispettivi balconi  armate di tutto punto con cartuccere di spugnette e detergenti, pronte a far ululare i loro aspirapolvere.
Le ho fissate dritto  in faccia, e con tutta la solennità di cui sono stato capace ho detto loro: “Ok ragazze: al mio segnale, scatenate l’inferno!”
Mi hanno guardato, di nuovo perplesse…

Per forza, ero pettinato come un’upupa!

la mia tipica acconciatura mattutina... 
c'e' un motivo, e avremo modo di riparlarne a breve!

Partiamo in bici, e dopo cento metri comincia a piovigginare. Torniamo indietro e prendiamo l’auto per andare al bagno, mentre il mio cervello captava messaggi subliminali (inviati non ho capito bene da chi) che ripetevano: “Voglio andare a casa, voglio andare a casa…”. 
Ma al bagno mi aspettavano la sbadilatrice ritrovata, due suoi amici e figlioli vari, tutti ansiosi di prendere a racchettate il maltempo che ci minacciava. C’era veramente un tempo da lupi, e la mia signora fissandomi rivoltava le pupille all’indietro di centottanta gradi mentre nel bianco dei suoi occhi compariva la scritta “Voglio andare a casa…”. 

Ciononostante, in quello che ci era sembrato uno sprazzo di miglioramento, abbiamo deciso di azzardare una partitella, siamo usciti e abbiamo cominciato a toglierci le tute. Beh, almeno i campi erano liberi. 

Mia moglie da dentro il bagno mi lanciava sguardi di fuoco ed io, interpretandone il labiale attraverso le vetrate del bagno, ho appreso la sua particolare posizione nei confronti del delicato tema dell’eutanasia. Infatti continuava a ripetermi, pur muta come un pesce nell’acquario, la seguente frase: “Se ti ammali, ti ammazzo!” Fortunatamente un colpo di vento, uno scroscio d’acqua e due orsi bianchi con le infradito che fuggivano dalla spiaggia ci hanno convinti a rinunciare definitivamente. 

Ci siamo quindi rintanati nell’ospitale hall del Bagno Spina dove, lontani dalla frenesia dei racchettoni e chiacchierando di questo e di quello, ci siamo pian piano scoperti come persone, e anche di un certo spessore, mica degli scemi qualunque!

Per cui, giornata comunque positiva, alla facciaccia del maltempo.

Poi è arrivato il momento di andarcene, mentre arrivavano secchiate d’acqua da tutte le parti, peggio che ad un tappone alpino del Giro d’Italia. Quando ci siamo immessi in superstrada, l’asfalto era una lastra di acqua costellata di pozze che ti bloccavano a volte le ruote di destra, a volte quelle di sinistra: un incubo.
Allora ho pensato di telefonare alla Capitaneria di Porto (con tutta quell’acqua, la competenza non poteva essere che loro), con l’intenzione di chiedere se per caso, già che eran caldi, non potevano venire a sequestrare anche la superstrada, disastrata e pericolosa com’era… 

Voi non ci crederete, ma non mi hanno minimamente cagato.

venerdì 22 aprile 2011

e nel weekend successivo

E nel weekend successivo ancora meglio, perché si sono rifatti vivi in tanti. Il tesoriere, il consulente legale, la sbadilatrice dispersa, vari componenti del Comitato dei saggi del Team e tanti altri, addirittura un transfuga desaparecido del bagno Granchio. E si è rifatto vivo anche il caldo, e il Bagno Spina ha riaperto in grande stile, e un sacco di altre cose, alcune sorprendenti. Ma andiamo con ordine.

La piscina sequestrata.
E’ stata la prima cosa balzata agli occhi degli avventori: la meravigliosa piscina, vanto e fiore all’occhiello del bagno, recintata da una squallida bandella di plastica bianco-rossa e messa sotto sequestro. 
Dalla Capitaneria di Porto.
Abusiva. 
Perché non rimovibile al termine della stagione balneare. 
D’altronde è tutto logico e comprensibile: chi, alla fine della stagione balneare, non ripiega la vasca della piscina, non ne imballa il pratico sistema di depurazione delle acque, non rimette le pompe nei pratici astucci, non rimuove le scalette in acciaio inox, non smonta la struttura di sostegno, i pannelli di recinzione, il pavimento in legno, le docce, i quadri elettrici, l’illuminazione e non infila il tutto nel baule della macchina e se lo riporta nello sgabuzzino di casa? 
Ora io non so se certe cose possano succedere solo a Comacchio, se chi rilascia le autorizzazioni abbia cognizione della realtà o dica semplicemente fischi per fiaschi e chi le richiede capisca esattamente il contrario, o se ci sia una tale confusione normativa per cui si fanno le cose nella convinzione che tutto quello che non è esplicitamente vietato sia consentito, al contrario di quanto succede nelle altre parti del pianeta Terra... 
Mah!
D’altra parte noi, che da tempo frequentavamo il bagno nei fine settimana assolati, già sapevamo dell’accaduto. Perché il giorno in cui tutto è successo, noi c’eravamo. 
Precisamente un sabato in cui io, dopo aver scaricato al bagno la mia signora e l’amministratore delegato del Team, ero dovuto andare a casa dove avevo un appuntamento col muratore che avrebbe dovuto sistemarmi il pilastro della loggia sul cortile, lesionato dal rigonfiamento dei ferri di armatura. Il tempo aspettare l’arrivo dell’umile artigiano, con il secchio degli attrezzi appoggiato sul sedile anteriore di una fiammante Porsche Cayenne – tanto per ribadire quanto sia più importante investire nello studio che non nel lavoro manuale -, il tempo di mostrargli il problema, il tempo di sentirmi dire che sì, il pilastro era lesionato ma non c’era nessun pericolo, il tempo di fargli notare che d’accordo, non c’era pericolo immediato, ma il pilastro reggeva comunque un paio di balconi che quando avrei fatto colazione-pranzo-cena nelle calde giornate estive sarebbero stati sopra la MIA testa e non sopra la SUA, il tempo di vederlo partire sgommando mentre diceva che avrebbe ripristinato al più presto il tutto in stile doricoionicocorinzio (specialmente coionico) – compresa la trabeazione che reggeva il balcone di sopra - che, tornando al bagno, ho notato parcheggiata nel piazzale una Fiat Punto della Guardia Costiera, che mi è subito parsa incongrua quanto un sommergibile del Corpo degli Alpini. 
E sbirciando, ho notato alcuni personaggi in divisa bianca e con in testa delle feluche come quelle dell’ammiraglio Nelson a Trafalgar che parlottavano col gestore. 

i due funzionari della Capitaneria di Porto
 mentre procedono al sequestro della piscina

E che alla fine della discussione sono saliti sulla loro Punto, hanno scrutato l’orizzonte con un cannocchiale, e dopo aver  fatto uscir fuori dai finestrini abbassati due pagaie si sono diretti remando verso la stradina di uscita dal bagno, mentre uno urlava “Vira a babordo!” e gli altri due intonavano la nota canzone pirata “Quindici uomini sulla cassa del morto”.
Poi si sono persi nella rotonda, e credo siano ancora lì che girano.
Poco dopo è spuntata la moglie del miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni che, ordinanza di sequestro alla mano, ci ha raccontato tutto.

Ora io credo che se ci fosse un po’ di buonsenso, a Spina qualcuno dovrebbe immediatamente sequestrare due cose: le strade e i marciapiedi. Perché disastrati, terrificanti, estremamente pericolosi e osceni biglietti da visita per una cittadina balneare che abbia interesse a mostrarsi con un minimo di decoro non solo ai turisti locali (che chissenefrega, hanno la casa, sono obbligati a venirci, se gli va bene è così altrimenti si attacchino), ma anche a quelli che vengono da fuori e che dovrebbero affezionarsi. Altrochè le piscine!
Fatto sta che adesso la piscina è ridotta ad uno stagno infestato da miriadi di zanzare i cui piani di volo vengono coordinati – per evitare il caos – dalla base NATO di Poggio Renatico che ha tentato di dirottarle verso la Libia, ma loro col cazzo che ci vanno, tengono duro e aspettano per azzannare i turisti che tra qualche settimana si faranno vivi.

il nuovo stagno del litorale, che verrà inserito tra zone umide 
di interesse naturalistico del Parco del Delta del Po

Forse qualcosa si smuoverà, perché per la prima volta ho sentito dare giudizi sconsolati e negativi sui nuovi amministratori, che non sanno mai cosa succede, quando succedono le cose non ci sono e se ci fossero dormirebbero. E per i quali comunque la colpa è sempre di quelli che c’erano prima.

Speriamo che qualcuno trovi una soluzione decente prima dell’estate, e che il massacro non continui. Perchè non oso pensare a cosa succederebbe se qualcuno si azzardasse a sequestrare i campi da beach tennis.

Fine dell’invettiva, il resto dopo Pasqua.
E, a proposito, auguri a tutti.
p.s. - Domani tutti al mare.
Noi ci saremo: lo intuisco dai ronzii provenienti dal bagno, dove mia moglie sta perfezionando gli ultimi ritocchi con il nuovo particolarissimo depilatore:


mercoledì 6 aprile 2011

estate in anticipo

Nessuno ci sperava, e nessuno se l’aspettava.
Ma l’estate è arrivata e ci ha colti di sorpresa, per cui venerdì sera - mentre io cercavo per casa la roba da spiaggia - mia moglie si è chiusa in bagno, e dai ronzii che sentivo ho capito che stava depilandosi. Ed è uscita dopo tre ore. 
Beh, è singolare dirlo, ma proprio non sospettavo di convivere da anni con un licantropo! 

 il particolarissimo epilatore utilizzato da mia moglie 

La mattina dopo, riesumati dal fondo dei cassetti io un vecchio paio di boxer da mare in lana cotta e mia moglie un bikini in pile (in questa stagione il clima è traditore, e la depilazione certo non aiuta), e raccattato un flacone di crema solare con la data di scadenza sbiadita dal tempo, siamo partiti per Spina.

Un rapido passaggio per la nostra casetta, oggetto di un recente intervento di sistemazione degli intonaci interni che l’ha ridotta come la Casa dei Gladiatori di Pompei - per cui l’ho aperta e subito richiusa come fanno i chirurghi con certi malati terminali -, il tempo di recuperare dall'armadio due teli da mare i cui lembi esposti a nord erano tappezzati da muschi e licheni, e ci siamo fiondati in spiaggia. 
Unico posto tra l’altro dove vengo risparmiato dai pollini che stanno cominciando ad infestare l’aria.

Sabato mattina siamo arrivati tra i primi, la spiaggia era spianata, e subito - paralizzando il lavoro delle maestranze con cui il gestore del bagno contava di aprire l’attività - ci siamo dedicati alle complesse operazioni di tracciamento ed installazione di quello che ritenevamo fosse il minimo necessario per giustificare la nostra presenza in spiaggia, vale a dire di almeno un paio di campi da beach tennis fatti per benino. Abbiamo allora recuperato reti, righe e attrezzi vari e ci siamo messi al lavoro di buona lena.

 Sulle prime abbiamo armato di cordella metrica l’amministratore delegato del Team, che in gioventù era stato un valente strumentista. Alla terza misura sbagliata (chiamava gli otto metri ogniqualvolta vedeva il numero 8 comparire sulla bandella di plastica), e dopo averci fatto disegnare sul terreno una complessa poligonale che ricordava la tormentata planimetria del Guggenheim Museum di Bilbao, ci siamo resi conto che non aveva alcuna dimestichezza con il sistema metrico decimale (che forse, all’epoca in cui lui lavorava, non era ancora stato codificato).
Per cui l’abbiamo riassegnato ad una diversa ma altrettanto prestigiosa mansione: addetto a conficcare dei picchetti che fissano le righe negli angoli del campo da gioco.
Ma anche in questo caso qualcosa è andato storto: avendo piantato i picchetti alla stessa profondità alla quale si piantano le begonie, questi saltavano via ogniqualvolta veniva sfiorata la riga. Per cui è intervenuto il ragazzo del bagno che, armato di badile, ha piantato i picchetti a una profondità tale che sembra che la punta di uno sia sbucata in Nuova Zelanda - precisamente nella baia di Auckland -, mentre l’amministratore delegato veniva investito di un nuovo, fondamentale compito: vice reggitore del badile (vice, perché si è ritenuto più pratico appoggiare il badile ai pali di sostegno delle reti, o addirittura per terra).

 veduta della città di Auckland. Sulla destra la punta 
del picchetto che gli astuti neozelandesi 
hanno subito trasformato in torre panoramica
  
In seguito, accertata anche la sua incapacità di reggere il badile (lo teneva per la pala anziché per il manico), lo abbiamo impiegato come unità di misura per determinare l’altezza delle reti, raccomandandogli di non saltellare. Una fatica terribile…

 l'Amministratore delegato del Team, ritratto nell'attività 
che gli riesce meglio: reggere se stesso appoggiandosi 
ad un palo ai margini di un campo da beach tennis
  
Dopo un lasso di tempo che ci è sembrato interminabile, i due campi erano pronti. E non abbiamo fatto in tempo ad occupare il primo che sull’altro si erano già spudoratamente precipitati quattro avventori dell’odiato Bagno Granchio, che avevano sorvegliato ghignando le nostre peripezie già con l’intenzione di approfittare come biechi parassiti delle nostre fatiche, mentre i gestori del loro bagno – invece di preparare la spiaggia -, stavano là a scriccare le teglie per l’inutile pizza della Franca.
Li abbiamo guardati malissimo per tutto il tempo in cui hanno giocato, e quando se ne sono andati la prima cosa che ci è venuta spontanea è stata quella di marcare il territorio, pisciando lungo il confine tra i due bagni. Cominciamo bene.

Anche perché, facendo i conti, i due campi erano proprio il minimo necessario rispetto alle presenze previste…
Perchè si è purtroppo verificata l’inspiegabile defezione della più autorevole candidata all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, che pur avendo più volte preannunciato telefonicamente il suo arrivo – tanto che avevamo avuto l’impressione che fosse già lì, dietro l’angolo, ad infilarsi le ciabatte – misteriosamente non è mai arrivata. Costringendoci tra l’altro a giocare estenuanti partite ONLUS, pessimo viatico per l’inizio della stagione agonistica…

 assistita ONLUS mentre esegue il suo colpo favorito: 
il rovescio a mazzancolla rancinata

Dev’esserle successo sicuramente qualcosa di grave.

E queste sono le ipotesi che – aspettando Godot -, sono state formulate.

1) Stava percorrendo la superstrada ed era ormai in prossimità dell’uscita sulla Romea quando, premendo un misterioso pulsante sul cruscotto della sua automobile nuova, ha subito un’impressionante accelerazione e tra lampi e fiamme si è ritrovata al Lido di Spina, ma nell’anno 1971 (come nel film “Ritorno al futuro”).

2) Dopo aver inconsapevolmente assunto cibi contaminati dalla radioattività proveniente dal Giappone, ha cominciato a dematerializzarsi nel tragitto tra Ferrara e Spina. Al suo arrivo al bagno era ormai completamente sparita: lei c’era, ma noi non potevamo vederla… (e adesso gira bendata e con gli occhiali scuri come il protagonista del film “L’uomo invisibile”).


3) Mentre partiva per il mare, la sua automobile è stata risucchiata in un vortice spazio-temporale creatosi in prossimità di una rotatoria di via Ravenna. Ancora adesso continua a girare in tondo a bordo della sua nuova fiammante auto rossa, costituendo un’attrazione che ormai tutti i bambini del quartiere preferiscono alle giostre installate sul Montagnone per la festa di S. Giorgio, e per fare un giro sulla quale tormentano i genitori piangendo e strillando come aquile.

4) Rapita dagli alieni, che l’hanno teletrasportata sul disco volante con il solito raggio verde, incuriositi più che altro dal rudimentale ed inefficiente mezzo meccanico sul quale viaggiava, denominato Alfa Romeo Mito.

5) Aggredita e sequestrata in casa da un criceto mannaro, che per rilasciarla ha chiesto come riscatto una tonnellata di semi di girasole. E un tapis roulant al posto della ruota agganciata alle sbarre della gabbietta.

a tarda notte, devastati dalla snervante attesa...

giovedì 31 marzo 2011

sfasamenti - 2

112.
Per l’appunto, giusto per rompere i maroni.

Cosicché ci si deve tenere controllati, e nel frattempo guai a sgarrare.
Fortunatamente, almeno i valori relativi alla prostata sono a posto, così mi risparmio la misteriosa e tanto temuta visita urologica.
Io non l’ho ancora fatta, ma sono titubante, e ho sentito pareri controversi: c'è chi la discredita e c'è chi la magnifica, con un entusiasmo sospetto.
Ma sempre in maniera velata, allusiva, poco chiara e per certi versi inquietante.
Si narra di nonni che, estenuati da ore e ore di racconti per far addormentare i nipotini alla sera, alla fine ricorressero alla terribile minaccia: “E adesso o vi addormentate alla svelta, o vi racconto di quella volta che l’urologo mi ha fatto l’ispezione prostatica!”

nipotini terrorizzati dalle minacce del nonno: la figura dell'urologo li perseguiterà fino all'età adulta

E poi la singolare figura dell’urologo, medico specialista controverso dotato di un codice etico tutto suo, che secondo alcune voci malevole pare prediliga indagare la realtà da un altro punto di vista, applicando con proverbiale pragmatismo metodi empirici fin dalle origini ammantati dal mistero.
I pazienti che sono riusciti a superare la visita senza esserne distrutti moralmente, raccontano comunque che in quel preciso momento hanno percepito che la loro vita era ad una svolta.
Bah, non riesco proprio a capire: secondo me per me ci dev'essere qualcosa dietro

 la mano guantata dell'urologo che si appresta 
a visitare un normale paziente

 la mano guantata dell'urologo che si appresta 
a visitare un beachtennista

Fatto sta che mi ritrovo sfasato, sfasato e depresso.

Depresso per alcune sfide beachtennistiche andate buche negli ultimi fine settimana con la più autorevole candidata all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, depresso per la sequenza di partite non indimenticabili inanellate nei mercoledì pomeriggio canonici con i dannati del CRAL.
E sfasato di quella frazione di secondo per cui, giocando, mi trovavo in ritardo su tutto: in ritardo sulla palla, in ritardo sullo scatto, in ritardo sul salto, in ritardo perfino ad insaponarmi sotto la doccia, tanto che l’acqua riusciva a togliermi il bagnoschiuma di dosso ancor prima che io me lo mettessi…
Per forza che poi mia moglie continua a lamentarsi del fatto che io rientro a casa sempre più tardi!
Di sicuro deve essermi successo quello che, a volte, succede anche in natura…

Avrete sentito che ogni tanto, per accidenti vari del pianeta - rallentamento della rotazione, variazione di moti gravitazionali, spostamento dell’asse terrestre causato da terremoti ecc. ecc. -, gli scienziati di tutto il mondo si accorgono che gli orologi atomici che scandiscono il tempo nei diversi continenti si trovano ad essere in ritardo - o in anticipo - rispetto all’armonia dell’universo.
Magari anche solo di un milionesimo di secondo, ma in quel momento – tac! – bisogna intervenire: occorre riallineare tutti gli orologi atomici esistenti, un colpetto e via, si risistema tutto.

Proprio la stessa cosa che dovrei fare io.

Anche se secondo me non la raccontano giusta, perché va bene che ci siano in circolazione fior di scienziati, ma che riescano a calcolare degli scarti così infinitesimali e che tutti si ritrovino d’accordo sul risultato finale mi pare una cosa veramente impossibile.
Secondo me adottano metodi più empirici, e questa convinzione nasce da una telefonata sospetta che ho ricevuto qualche tempo fa in ufficio…

Dovete sapere che un mio collega di lavoro (che chiamerò ***, per la privacy), da quando sono stati introdotti i marcatempo per la rilevazione delle presenze, riesce a timbrare infallibilmente l’entrata in ufficio alle 7:30 e l’uscita alle 13:30, con una precisione tanto sconcertante che si vocifera che, nel giorno in cui dovesse malauguratamente sgarrare, accadranno eventi terribili e catastrofici per l’umanità intera. Per cui molti colleghi si sono già premurati, in vista del 21 dicembre 2012, avvisandolo in modo molto esplicito: “Allora mi raccomando, ****: quel giorno lì o te lo prendi di ferie o vedi di essere preciso, eh!”

La telefonata mi è arrivata in ufficio, quasi al termine della giornata di lavoro.
Drin! Drin!
“Buongiorno, scusi, qui è l’Istituto Galileo Ferraris di Torino, sa per caso mica dirci se il signor *** è già uscito?”
“Sì, proprio in questo momento.”
“Ah, perfetto, grazie”.
Click.
E il giorno dopo ho letto sui giornali che erano stati sincronizzati tutti gli orologi atomici del mondo…

Potenza di ***!
Noi lo avevamo sempre sottovalutato, ma mentre lo guardavo allontanarsi sbiciclando nel cortile, ho capito che è lui che governa il mondo, ristabilisce l’armonia del cosmo e di noi tutti con esso.

lunedì 21 febbraio 2011

sfasamenti

25.
Speravo di prendere 26, ma è andata buca, il responso finale degli esami è 25.
Alcuni diranno che è comunque un’ampia sufficienza, ma come paventavo nell’ultimo post, ci sono quei maledetti valori che ballano sul limite, come acrobati su un cavo teso sopra ad un precipizio.
Borderline è un termine che rivela il suo particolare fascino solo se viene associato ad una personalità tormentata, che si muove al limite della società, delle convenzioni, delle relazioni, a cavallo tra il disagio e il disadattamento, sulla soglia tra l’ambiguità e l‘oscura capacità seduttiva delle personalità complesse.
Se invece è associato ai valori delle analisi cliniche, è una merda.
E i miei valori borderline sono svariati: il colesterolo è un po’ alto, la glicemia è un po’ alta, e in più ci sono alcune altre cosette caratterizzate da varie lettere dell’alfabeto greco che sono lì lì.
Aggiungiamoci pure che anche la pressione è altina, e il quadro (nefasto) è completo.
Altro che beach tennis e altre fantasie visionarie di vita spensierata, ormai sono pronto per la rottamazione, e per di più senza la minima ombra di incentivi all’orizzonte.


 La cosa singolare di questi valori bastardi è che non sono abbastanza bassi per poter far finta di niente e non sono abbastanza alti per giustificare una terapia.
Per cui devi cambiare tu: alimentazione, stile di vita, abitudini ecc. ecc., non puoi più fare questo e quello, tutto ciò che ti piace è proibito e tutto quello che ti fa schifo è consigliato.
Niente pastiglie, arrangiati e buona fortuna.

Il cardiologo che mi ha visto per la pressione ha sentenziato:
“Devi fare più movimento!”
e io: “Gioco a beach tennis un paio d’ore a settimana…”
“E’ deleterio, e per te non serve a niente!”
“Allora potrei andare a correre.”
“Correre fa malissimo alle articolazioni!”
“E quindi?”
“Quindi devi fare delle lunghe camminate, anche per 4 o 5 ore a settimana.”
E questo è stato il primo colpo.
Poi ha soggiunto: “Si, lunghe passeggiate, magari in compagnia di tua moglie, così ritrovate anche un tempo per voi stessi, per stare assieme, un momento per parlare, l’occasione per discutere e confrontarvi…”
E questa è stata la mazzata finale.
Sono uscito agitato, avevo tutti i sintomi della pressione alle stelle. Mi sono fermato da un gommista che me l’ha provata sommariamente ed ero come una Fiat Punto: 1,9 davanti e 2,2 dietro.
Peccato, a naso mi sembrava che sarebbe stato meglio il contrario.

Però il cardiologo non mi frega, se proprio devo fare del movimento andrò a correre, perché - posto che sia il correre che il camminare sono attività che mi fanno schifo -, almeno se corro ci impiego meno tempo.
Ma ci sono ulteriori problemi: correre d’inverno all’aperto è una prospettiva deprimente, farlo su di un tapis roulant dentro ad una palestra è un’altra cosa che mi fa stracagare, per cui devo trovare una soluzione. Penso proprio che monterò una ruota da criceti sulla parete della camera da letto, così ci trotterello dentro, magari riempiendomi prima le guance di semi di girasole come quegli stupidissimi animali.

Per la glicemia, il mio dottore ha ordinato perentorio:
“Niente dolci!” e mi ha consigliato di fare un ulteriore controllo mettendomi d’accordo con l’infermiera del centro medico per il prelievo, da fare il lunedì successivo. Naturalmente l’infermiera era la protagonista delle vignette dell’ultimo post, che quando mi ha visto mi ha minacciosamente preannunciato, con un sorrisino poco rassicurante - e sobillata anche dalla perfida segretaria del centro, nonché autorevole candidata all’assegnazione del Badile d’Oro 2010 – che mi avrebbe prelevato il sangue punzecchiandomi, anzichè la punta di un dito, quella del naso. Perché così – a suo dire - ci sarebbe stata una più precisa caratterizzazione del test. 
Bene, naturalmente avevo giusto appena ordinato una tenerina da portare ad una cena del sabato sera, e come al solito ne avevo leggermente sovrastimato le dimensioni rispetto alle ragionevoli necessità conviviali, tanto che il pasticcere, con simpatica ironia, aveva disegnato con lo zucchero a velo al centro della torta una enorme H, come quella che c’è nelle piattaforme degli eliporti… E più in piccolo, scritto lungo il bordo, aveva evidenziato il potere calorico del dolce, espresso però non in kilocalorie come al solito, ma in gigawatt, come per le centrali atomiche di ultima generazione.


Morale: a fine cena abbiamo diviso la parte rimasta, ognuno dei commensali se ne è portata a casa una quantità esagerata e io stesso, non potendone programmare il consumo in tempi ragionevolmente brevi, ho contattato alcune organizzazioni non governative che contano di sfamarci per diversi mesi alcune tribù dell’Africa centrale, ammesso che non si stanchino prima.

Ma nonostante la cena, nonostante la tenerina, nonostante il prelievo dalla punta del naso (per me quelle due non me l’hanno raccontata giusta, ma come diavolo potevo controbattere… io faccio il geometra!), e posto 110 come valore limite, secondo voi quale è stato il fottuto esito dell’esame?
La risposta tra qualche giorno, quando continuerò a tediarvi su questi sfasamenti, ma dandovi anche qualche buona notizia, come quella ad esempio sul dosaggio dell’indicatore della prostata.
Oltre naturalmente all’ulteriore irrinunciabile dato sull’analisi delle urine che, avvertendo una tensione palpabile tra le vostre menti e i vostri cuori, vi comunico immediatamente:
“aspetto: limpido”.

martedì 28 dicembre 2010

habemus papam

Ecco, il file è pronto, ma se mi ricordo come si fa a metterlo in rete attraverso quel maledetto servizio di condivisione documenti che si chiama Scribd, che un fulmine mi incenerisca. Quindi procederò per tentativi, maledicendo chi aggiorna, modifica e stravolge le applicazioni sul web, pensando di favorire gli utenti ma risucchiandoli invece in un incubo di incertezze. 

Naturalmente nel calendario sono state inserite (e un tantino elaborate) le foto degli amici dello Zurma Team, del bagno Spina e del gruppo invernale che si ritrova tutte le settimane allo Stop and Go a rincorrere invano palline dalle improbabili traiettorie. Mi affido al senso dell'umorismo ed alla comprensione di chi vi è ritratto: spero che nessuno se ne abbia a male e comprenda lo spirito della pubblicazione, così come comprenderà lo spirito di questo blog. Nomino comunque fin da ora il mio legale di fiducia (esimio professionista, consulente del Team nonchè autorevole secondo candidato all'assegnazione del purtroppo abortito "Badile d'oro 2010"), che dovrà rappresentarmi, assistere e difendere in qualsiasi controversia, avvisandolo però - ai fini di eventuali risarcimenti a terzi o di sue inverosimili pretese di liquidazione di eventuali parcelle - che sono assolutamente al verde.
calendario 2011 de "i dannati del beach tennis"                                                          

Ecco, pare che funzioni, anche se straborda dalla colonna del blog e mi farà passare il resto della vita macerandomi nel tormento di cercare di capire come allinearlo.

E' già tardi, domani si parte per la montagna, e quindi lo lascerò lì. Ma l'importante è che possiate vederlo e, se volete, scaricarlo liberamente e stamparlo, per rallegrare anche durante il  prossimo anno le ostili pareti che ci rinchiudono.

E buon anno a tutti.

domenica 10 ottobre 2010

la volpe e la lepre

10.10.10
Come vi avevo accennato circa un anno fa, questa è una data da ricordare; il giochino durerà ancora un paio di anni, poi ciccia.
Per festeggiare, oggi siamo andati a Spina ad inaugurare il campo invernale da beach tennis - gentilmente predisposto dal miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni, che ringraziamo di cuore per la cortesia e l'attenzione.


La giornata è stata notevole, calda e soleggiata: l'atmosfera era rilassata e abbiamo giocato con una certa serenità, senza quell'agonismo esasperato e quella voglia di primeggiare che ha sempre contraddistinto tutti i membri del nostro Team.

Tuttavia ci sono due notizie da dare.
La prima è che per quest'anno il Badile d'Oro non verrà assegnato. A causa del buonismo imperante, nessuno si è espresso, e anche oggi sul campo non ci sono stati acuti tali da poterlo assegnare a furor di popolo, per cui tutto è rimandato al 2011, anno in cui però si prevede una lotta furibonda.
La seconda è che il mio storico socio di beach tennis ha fatto "outing", dichiarando - alla fine di uno scambio serrato nel corso di una partita - di "essere veloce come una volpe".
Al che la mia signora, donna di sani e solidi principi, ha ribattuto che secondo la tradizione popolare uno poteva al massimo ritenere di essere "veloce come una lepre", in quanto peculiarità della volpe era di essere furba, piuttosto che veloce...

 la mia signora in azione; dietro, la velocissima volpe

Ma dopo una stringente discussione, nessuno dei due ha cambiato idea.
Per cui il sorprendente e doloroso esito è stato che il mio socio è rimasto effettivamente convinto di essere - beachtennisticamente - "veloce come una volpe e furbo come una lepre".
E in quel preciso istante io ho cominciato a capire tante, ma tante cose...

martedì 28 settembre 2010

tristi case di fine stagione

 Giorni frenetici.

Case di Montecarlo di cui non si conosce il proprietario, non si conosce l’affittuario, niente, nessuno…  Viene da pensare che, in confronto,  al Lido di Spina ci siano delle agenzie immobiliari decisamente più serie.

E poi cognati, ministri caraibici, servizi paralleli, bufale, dossier.
E Marcegaglia che attacca: “Ora il governo agisca!”
E la replica di Bossi: "È facile parlare!"
E Marcegaglia che rilancia: “Proprio tu, che ti esprimi solo a gesti”.
E il figlio di Bossi: “Facile parlare?!? Mica tanto, io per esempio…” (detto naturalmente tramite il suo portavoce).
  
Ecchediavolo!!!

 il linguaggio dei segni, utilizzato anche nel beach tennis

Ma su questa palude di letame, si erge chiara e cristallina la voce del nostro Premier, volta a fermare il gioco al massacro:  
"In questi giorni l’immagine che da di sé la politica è un vero disastro, è molto peggio del teatrino di sempre, del teatrino delle chiacchiere, degli insulti, delle falsità.  Fuori da questo teatrino, il nostro governo invece, il 'governo del fare', ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete, nell'interesse di tutti gli italiani".

 fatti, non pugnette!

Ma va!

Certo che uno così al di sopra delle parti, queste cose può ben permettersi di dirle.

Anche se più che il governo del fare sembra il governo di tutte quelle altre penitenze che si facevano nei giochi da bambini: del dire (generalmente baggianate, ma anche insinuazioni, denigrazioni, bordate di affermazioni pronte per essere fraintese e raffiche di stronzate pronte per essere smentite), del baciare (escort e compiacenti massaggiatrici dei vari beauty center nel migliore dei casi, amici degli amici e uomini d'onore nel peggiore), della lettera (attività di dossieraggio e furibonde campagne di stampa orchestrate contro gli antagonisti politici) e – inevitabilmente tra un po’, e purtroppo trascinando tutto il Paese – del testamento.


Ma ritornando alla faccenda di Montecarlo, io proprio non mi capacito. Ma secondo voi, al di là delle carte, dei notai, dei rogiti, e dato che le case di vacanza alla fine sono tutte molto simili, è così complicato stabilire se uno ne è o no il proprietario? O se lo è, magari a sua insaputa?

Per me è semplice: basta osservare i comportamenti.

Quella indubbiamente è la tua casa se:

- quando arrivi nel weekend cominci a riposarti ramazzando via montagne di aghi di pino;
- ad inizio stagione ti affanni a spazzolare via dal cortile, dalle persiane, dalle finestre, dalle inferriate ecc. quel maledetto polline giallo che ti irrita gli occhi e ti gonfia il naso come quello di un clown;
- ti preoccupi di pagare l'ICI, sputando veleno contro il Comune perchè poi quei soldi li sperpera da altre parti;
- al momento delle pulizie generali di inizio stagione, a malincuore sei costretto ad aspirapolverare quei ragni che si annidano negli angoli del soffitto, per fargli capire che il padrone sei tu, e non loro;
- ti rassegni a partecipare alle assemblee di condominio che si tengono di regola il giorno prima o il giorno dopo ferragosto, e sorbirti la canonica filippica su quanto alte siano le spese di tenuta del conto corrente;
- prima di lasciarla ti premuri di chiudere acqua, gas, spegnere lo scaldabagno e staccare il cavo dell’antenna  tv, salvo poi - tornato in città - macerarti nel dubbio di non aver chiuso a chiave la porta di ingresso;
- quando schiacci una zanzara sul muro schizzi subito in bagno, afferri una spugnetta e ti precipiti freneticamente a strofinare la macchia di sangue nel patetico tentativo di cancellarla;
- appena intuisci l'ombra di una macchietta di umidità sull'intonaco, ti precipiti al primo Bricocenter e spendi centinaia di euro in prodotti che si riveleranno puntualmente inefficaci;
- ti adombri constatando che dopo esserti disarticolato la spalla per potare la siepe a perfetto livello, il giorno dopo i tuoi due vicini di lato tagliano la loro uno mezzo metro più alta, l’altro mezzo metro più bassa;
- ogniqualvolta ti trovi a passare nel raggio di trenta chilometri dalla casa, ti allunghi a spalancare porte e finestre per far respirare i muri;
- passi ore ad osservare le abitudini delle formiche che ti divorano gli scuri in legno, per poterne programmare al meglio il piano di sterminio.

Ma forse mi illudo, Fini è un politico e i politici queste cose non le fanno, trovano sempre qualcun’altro che le fa per loro: genitori, amici, domestici, sodali compiacenti.

 Loro se la godono e basta; perbacco, hanno ben altro a cui pensare!

... 

Dimenticavo.

La casa è indubbiamente tua anche se, come abbiamo fatto noi domenica scorsa – doloroso epilogo di fine stagione – parti dalla città con la penosa prospettiva di passare la giornata a sbaraccare tutto, vuotare la dispensa, sbrinare il frigo, disfare il letto, vuotare l'armadio, fare enormi fagottoni di biancheria, asciugamani, accappatoi, lenzuola, tende, strofinacci ecc. ecc. ecc.

Salvo poi farti sorprendere da una stupenda, calda e soleggiata domenica di fine estate, per cui costume e maglietta e via, in spiaggia per le ultime racchettate con gli amici (e gli ultimi furibondi scontri per aggiudicarsi il "Badile d'Oro 2010"). 

Perchè, se la casa è importante, ancora più importante è tutto quello che ci ruota attorno.
E al diavolo tutto il resto.

sabato 18 settembre 2010

giocatori da badile


Siamo ormai alla stretta finale.

La selezione è stata durissima, ma la cerchia dei candidati all’assegnazione del “Badile d’Oro 2010”, ambìto trofeo che premierà il giocatore di beach tennis del Bagno Spina e immediati dintorni più falloso dell’anno, è ormai ben delineata.


Con la fine dell’estate, poche sono ancora per i contendenti le occasioni per cercare di affermarsi nell’agguerrito gruppo dei finalisti, e la lotta negli ultimi weekend si preannuncia furibonda.

Mentre vi mostriamo i concorrenti in lizza, ricordiamo qui di seguito le particolari specialità poste alla base delle valutazioni che hanno consentito di selezionarli. 

un candidato escluso perchè difficilmente valutabile: 
in questa stagione fortunatamente ha giocato troppo poco 

la badilata
Qualsiasi colpo portato alla pallina che, per la sua peculiarità, abbia ricevuto l’approvazione dai vertici della Coldiretti. E’ un colpo portato con rara potenza e pervicace determinazione, ma sbagliato per tempo, forza, direzione ed intensità. E’ per antonomasia  il colpo sbagliato a 360 gradi: il colpo sbagliato perfetto.

Approfondimento tecnico. Come può il giocatore di beach tennis avere la certezza di aver tirato una badilata? Semplice: se c’è un cane nei dintorni, per solidarietà abbaia.

la sbadilata
Come la badilata, ma – se possibile - di più.

Approfondimento tecnico. Come può il giocatore di beach tennis avere la certezza di aver tirato una sbadilata? Semplice: se c’è un cane nei dintorni, per solidarietà ulula. 

  
il primo candidato: già dall'espressione capirete che 
non ha cognizione di cosa gli stia succedendo attorno
  
Talvolta succede che ad una badilata l'avversario risponda con una ribattuta incongrua, a cui poi segue una sbadilata e via così, e spesso lo scambio continua per diverso tempo nonostante i compagni di gioco si sgolino, invochino gli dei del beach tennis e si strappino i capelli nel tentativo di fermare l'orribile sequenza.

Approfondimento tecnico. Come può il beachtennista essere sicuro di aver eseguito  una corretta sequenza di badilate e sbadilate? Semplice: se c’è un cane nei dintorni, non solo si avvicina al giocatore uggiolando felice, ma gli chiede il pedigree, il numero di microchip che gli hanno inserito (a sua insaputa) sottocute, e se anche lui ha già fatto il vaccino contro il cimurro.
  
il servizio tendente all’infinito
Qualsiasi servizio in cui la traiettoria della pallina, parallela al terreno, lo incontra solo all’infinito, rispettando quanto affermato da Euclide nel V postulato. In realtà nessun servizio sbadilato è mai riuscito a tanto; sono però stati segnalati servizi che hanno scavato crateri al lido di Volano da una parte, e a Marina di Ravenna dall’altra.

il secondo candidato mentre carica il servizio,
con la potenza e l'agilità di un mietitrebbia

la spizzata laterale
In questo colpo la palla, colpita con l’estremo bordo della racchetta, schizza lateralmente abbattendo il compagno di gioco, o l’eventuale ignaro spettatore, o un giocatore del campo accanto, o un ambulante senegalese di passaggio, ecc. ecc.)

la smorzata fiappa
Detto così non è bello, ma trattasi di un tentativo di palla corta che rimane desolatamente al di qua della rete.

il servizio ad obice
E' un servizio spizzato in alto, la cui vertiginosa parabola semina terrore tra gabbiani e deltaplanisti.

il servizio sul nastro 
E' il servizio in cui la pallina, dopo aver  incenerito l'orecchio del vostro compagno impattandone il lembo auricolare ai duecento all'ora, colpisce il net e rimbalza miseramente nel proprio campo.

la terza candidata: noterete l'estrema concentrazione,
 che si rivelerà del tutto inutile ai fini del gioco

 il lungolinea largo
Colpo che richiede doti naturali che derivano dalla particolare conformazione delle articolazioni di radio e ulna rispettivamente sul gomito e sul polso, e che determinano il cronico disallineamento di tale colpo di  5-10 gradi sessagesimali verso l’esterno rispetto alla traiettoria voluta.

la “macarena”
Colpo già citato in un vecchio post: andatevelo a vedere cliccando qui.

il pallonetto fuori luogo
Colpo improvvido che nasce dall’incapacità del giocatore di valutare correttamente l'azione del vento. Provoca pallonetti corti i cui conseguenti smash perforano di norma il compagno incolpevole, o pallonetti lunghi che,  trasportati dagli alisei, depositano la palla in luoghi esotici di struggente bellezza ma di norma situati all’esterno del campo di gioco.

 
 il quarto candidato: talmente avvezzo all'uso 
del badile che qui pare essersi scavato la fossa da solo

la chiamata incongrua
Particolare capacità del giocatore di chiamare al compagno, affannosamente impegnato ad inseguire una palla diretta sui bordi del campo, “Out!!!” la palla dentro e “Buona!!!” la palla fuori.

lo "smash trash"
Lo dice il termine stesso: qualunque tentativo di schiacciata mal riuscito, degno solo di essere buttato nell’immondizia.

l’ingroppata autolesionista fratricida
Nel generoso tentativo di colpire una palla destinata palesemente nella parte di campo di competenza del compagno, l'ingroppatore travolge quest'ultimo e lo pesta come un hamburger, sbagliando poi ovviamente la ribattuta.

il “Non pensavo di sbagliarla!”
Detto anche il “Ma dai che c’ero!”.  Qualsiasi colpo in cui la racchetta, pur sventagliata con balda sicurezza, non impatta la pallina, dando l’impressione che essa la attraversi misteriosamente, quasi dematerializzandosi.

il quinto candidato: leggendari 
suoi inutili tuffi nella sabbia

il salto del ranone
Goffo tentativo di colpire la palla saltando ma sbagliando il tempo, il modo, il luogo e pare anche la declinazione.

la bella statuina
Capacità di un giocatore di restare immobile su una palla indiscutibilmente diretta verso di lui. D'altra parte, come diceva Altan in una vecchia vignetta che voleva colpire l'inerzia di certi partiti di sinistra nell’organizzare un’alternativa, perchè stare fermi quando si può rimanere immobili?

la ribattuta generosa
Capacità del giocatore di ribattere una palla nonostante i ripetuti avvertimenti del compagno che si sfiata nel tentativo di fargli comprendere quanto essa sia destinata a cadere non solo al fuori del campo di gioco, ma anche dai confini amministrativi del Comune di Comacchio.

la sesta candidata: dietro l'apparente tranquillità 
nasconde l'indole della sterminatrice

la mazzolata involontaria
Capacità del giocatore di percuotere con la racchetta il compagno a fianco, nel tentativo di intervenire su una palla equidistante tra i due. Mentre il mazzolando - prudentemente - cerca di ritrarsi, l’infame picchia a vanvera  selvaggiamente, provocando al compagno lesioni paragonabili a quelle dei pestaggi sistematici di certe dittature sudamericane. Dopo la mazzolata, mentre il compagno agonizza al suolo, il mazzolatore ha spesso il coraggio di chiedere, con ostentata disinvoltura: “Non ti avrò mica fatto male, vero?”

... 


 
 quando due candidati al “Badile d’Oro” giocano in coppia,
possono costituire un reale pericolo alla pubblica incolumità


 
qui,  probabilmente con una spizzata laterale, hanno
appena  polverizzato la ragazza con il bikini lilla,
 a bordo campo nella foto precedente 
 (e che ad un più attento esame, è risultata essere la candidata n. 6!)

Ragazzi miei, è ben più difficile aggiudicarsi il “Badile d’Oro” che non il Master Turquoise!

... 

E visto che oggi piove (governo ladro), invece di crogiolarvi nell'ozio grattandovi, potreste indicare altri candidati, dare le vostre preferenze, individuare e proporre altre specialità in cui secondo voi dovrebbero eccellere i giocatori fallosi; insomma datevi da fare e, se volete, fatevi poi vivi nei commenti o dove diavolo vi pare.