martedì 26 gennaio 2010

...against a sea of troubles

Scusate l’assenza, ma un po’ la stagione che non aiuta, un po’ il mio p.c. che si incarta sempre più spesso costringendomi a rituali informatici di ripristino di dubbia efficacia (sarebbe ora di cambiarlo, non trovi, cara?), un po’ le preoccupazioni del lavoro…

Sono tutte situazioni che non stimolano la creatività e la voglia di socializzare.

In ufficio si sta compiendo il grande “pogrom”: la riorganizzazione.

Strani pennuti volano rasoterra (ma non abbastanza), veloci come smash, e temo che la padella antiaderente del 28 che mi sono astutamente infilato nel posteriore dei jeans possa non bastare. Proverò a sostituirla con la racchetta da beach. C’è scritto che è in carbonio, qualcosa farà…

 

interi stormi di questi cosi qui infestano i nostri uffici; speriamo solo che non intendano nidificare in pertugi disdicevoli!

Tra i colleghi, le cui facce sembrano maschere funerarie etrusche, girano fotocopie di organigrammi sempre diversi l’uno dall’altro e sempre più somiglianti alle sculture mobili di Alexander Calder che a strutture organizzative funzionali agli obiettivi della nostra attività lavorativa.

una prima ipotesi di organigramma


una seconda, più complessa ma altrettanto nefasta ipotesi di organigramma

I discorsi alla macchinetta del caffè, solitamente garruli, adesso spaziano tra l’interpretazione di alcuni passi oscuri dell’Apocalisse a discussioni millenaristiche su come si scatenerà la potenza distruttiva del male che opera nel mondo (la profezia dei Maya, l’asteroide Apophis, le centurie di Nostradamus, la forfora…). Nei corridoi si bisbiglia, si sussurra, si vocifera, si auspica, si suppone, si trama, si ordisce, mentre a gestire la riorganizzazione pare siano stati incaricati alcuni daiachi del Borneo (e chi ha letto Salgari sa bene cosa sto dicendo). Serve qualcosa per uscire dal tunnel.

Butto lì un’idea.

Forse il Team dovrebbe ritrovarsi.

Forse ci vorrebbe un nuovo torneo di fine inverno; possiamo provarci.

Astenersi perditempo.

venerdì 15 gennaio 2010

rettifiche al post e risposte alla posta

Per evitare il risentimento di gente permalosa, rettifico alcune cose dell’ultimo post:

1) il gestore dell’agenzia d’aste d’arte “L’Ariete” non è l’uomo dalla “esse” più sonora dei Lidi, ma un fine dicitore dalla voce sexy e profonda, degno erede di Alberto Lupo;

2) il Presidente non è stato spacciato per una raffinata statua del Buddha dormiente, ma per una pregiata copia tardo ellenistica del Discobolo di Mirone;

copia romana della celebre statua del discobolo di Mirone

la raffinata copia del discobolo di Mirone battuta alla casa d'aste "L'Ariete"

3) la cifra di aggiudicazione è stata dichiarata in 12 euro e mezzo esclusivamente per motivi fiscali: in realtà si vocifera di un importo enormemente superiore;

4) i membri del team che si sono aggiudicati l’asta non erano vestiti da bonzi tibetani, bensì da guerrieri achei;

5) i due protagonisti della disavventura sulle nevi non sono anziani membri del team, ma giovani e vigorosi “membri anziani del team”: praticamente una carica onorifica;

6) la “Arbeit Zimmerfrei” non è una casa di riposo, ma la più esclusiva “beauty farm” della zona, gli assistenti sociali erano giovani massaggiatrici geishe e i rottweiler dei pechinesi, per di più castrati.

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Qualche sorpresa nella posta elettronica.

Si è rifatto vivo dopo tanto tempo uno dei desaparecidos (se non vi ricordate, guardate qui) - il più corpulento del gruppo - che, dopo averci fatto gli auguri, auspicava che ci si potesse “reincontrare magari su un campo neutrale...direi presso i campi del  B. Las Vegas tanto per intristirci tutti un pò..!!”.

Io direi che potremmo reincontrarci dietro il bagno Las Vegas, all’alba, assistiti dai padrini: scegli tu l’arma, basta che non sia una forchetta, (ovviamente, con quella saresti imbattibile…).

E poi comunque dobbiamo smetterla con queste facili ironie sul bagno Las Vegas.  Non è un bagno triste o inospitale, ma solamente un bagno riservato. Sempre per  e-mail, una delle tre migliori giocatrici degli ultimi 150 anni mi ha mandato una foto, che casca a fagiolo.

in primo piano, un membro del team sorveglia le evoluzioni del gabbiano, che pare intenzionato a sganciare sui campi; sullo sfondo deserto, il bagno Las Vegas 

Come noterete, dietro si vede una rete del Las Vegas con due curiosi cartelli appesi ai  lati;

l'ingrandimento rivelatore!

ingrandendo si evidenzia la cordiale scritta di benvenuto: “L’utilizzo dei campi è riservato ai clienti del bagno Las Vegas”, a cui una vile mano ignota ha però misteriosamente aggiunto, tra le parole “ai” e “clienti”, il numero “3”. Come a rimarcare, tra i giocatori di beach tennis del suddetto bagno, la costante e cronica assenza di un quarto. 

Si vede che lì, come dicevano i latini, “quartum non datur”.

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Se qualche lettore di questo blog volesse poi dare una mano alla popolazione di Haiti, può donare 2 euro per ogni  SMS inviato al numero 48541 dai cellulari Tim e Vodafone, o anche da rete fissa Telecom Italia.

Grazie.

mercoledì 13 gennaio 2010

un felice epilogo ed una nuova disavventura

Come previsto, il Presidente è già tornato a casa.

I dubaiti lo hanno rispedito - addormentato -, avvolto in un vecchio tappeto persiano diretto a Smirne, ma erroneamente recapitato presso la nota agenzia di aste d’arte “L’Ariete” del Lido degli Estensi. Il gestore dell’agenzia (l’uomo dalla “esse” più sonora dei Lidi: memorabile la sua descrizione di un quadro di non so quale artista contemporaneo, le cui dimensioni erano di “centimetri sciescianta per sciescianta”), dopo un primo momento di comprensibile sorpresa, ha colto al volo l’opportunità di trarre vantaggio dall’inaspettato evento, e a parte il tappeto che ha spacciato per un Bukhara del XVI secolo (“sciedicescimo sciecolo”), ha tentato di battere all’asta anche il Presidente, ancora assopito, spacciandolo per una raffinata statua del Buddha dormiente.

falsi monaci tibetani tentano il recupero del Presidente

Alcuni membri del team, prontamente avvisati di quanto stava accadendo da amici della zona, si sono precipitati all’agenzia travestiti da bonzi e, dopo una strenua gara con offerte al ribasso, si sono aggiudicati la presunta statua per la ragguardevole cifra di 12 euro e mezzo.

Poche ore dopo il Presidente, ancora confuso, è stato restituito agli affetti della famiglia.

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Purtroppo dobbiamo segnalare un’altra disavventura occorsa a due anziani membri del team.

I due poveretti, raggirati da persone che avevano magnificato loro la bellezza della montagna durante l’inverno, sono stati avvistati sui campi innevati delle Dolomiti dove, storditi dall’ambiente ostile, per rinfrancarsi avevano cominciato a palleggiare lanciandosi sulle prime dei canederli e successivamente rudimentali palle di neve pressata.

Avvicinati con cautela dai feroci assistenti sociali di una casa di riposo della zona, la “Arbeit Zimmerfrei”, sono stati prontamente catturati e rispediti a casa. 

l'attimo prima della cattura, mentre i due vengono circondati dagli assistenti e dai loro rottweiler, di norma utilizzati per la pet therapy

Ora riposano serenamente, abbracciati alla loro racchetta, cercando di dimenticare la brutta avventura.

giovedì 7 gennaio 2010

tutto è bene quel che finisce bene

 Purtroppo l’inevitabile è accaduto. 

 E questo quando ancora non avevamo ancora smaltito l’euforia per l’affare appena concluso: in cambio delle tre migliori giocatrici degli ultimi 150 anni avevamo inaspettatamente ottenuto i quattro cammelli richiesti. 

le tre migliori giocatrici degli ultimi 150 anni posano ignare dei tumultuosi eventi in corso (sullo sfondo le quattro creature coinvolte, altrettanto ignare di quanto sta succedendo) 

 Anche se il quarto cammello, per la verità, era piuttosto spelacchiato e si è rivelato fin da subito affetto da una brutta forma di colite cronica, flatulenza molesta e incontinenza intestinale. Il tutto completato da strane cose che si agitavano nelle feci dello sfortunato animale e che sulle prime pensavamo fossero dei serpenti ma che poi esperti locali ci hanno rivelato essere vermi, generati dal fatto che probabilmente la bestia non era stata adeguatamente sverminata nella prima infanzia (vale a dire, supponiamo, non meno di 50 anni fa).

 Beh, dicevo, non avevamo ancora smaltito l’euforia che ci è arrivata subito addosso l’inaspettata doccia fredda: in sostanza è successo che, a poche ore dalla conclusione dello scambio, i nostri contraenti arabi hanno invocato il diritto di recesso. 

 L’interprete ha provato a sintetizzarci le motivazioni di questo inaspettato dietro-front.

 Pare che la meno remissiva delle tre ragazze abbia cominciato a rompere i maroni (strano, per come la conosco non è da lei…) in misura tale che l’emiro avrebbe, in sintesi, esclamato: “Vabbè Dubai, ma grosse come me le hanno fatte venire queste – specialmente quella piccola mora (quella al centro della foto, per capirci) che non ha fatto altro che starnazzare fin dal primo momento - proprio NO!”

 Visto che i datteri ce li eravamo spazzolati in un battibaleno e che ai cammelli c’eravamo già un po’ affezionati, ci dispiaceva rinunciare all’affare concluso, e quindi abbiamo cercato di riaprire la trattativa salvando il salvabile.

 Dopo un faticoso balletto di proposte e controproposte con i vertici dell’emirato, siamo comunque riusciti ad arrivare alla geniale soluzione! Tenuto conto dell’immaginario estetico e delle preferenze somatiche dei popoli mediorientali (si sa, il capello biondo, le forme procaci e generose…), al posto delle tre donzelle abbiamo ceduto qualcosa di altrettanto prezioso: 

in primo piano, l’allettante contropartita 

 Tanto tra un po’, quando capiranno cosa gli costerà mantenerlo, ci rimanderanno indietro pure lui.

lunedì 4 gennaio 2010

potevamo forse mancare?

Tanto per smentire le voci secondo le quali nel pomeriggio di ieri sarebbero state viste sagome sospette agitarsi attorno alla rete ancora issata nei pressi del Bagno Spina (pare sbuffassero come cetacei spiaggiati, ma più probabilmente saranno stati leoni marini, o forse otarie…), pubblico volentieri la foto del team che, in qualità di ambasciatore del beach tennis nel mondo, ha appena partecipato alla cerimonia inaugurale del grattacielo più alto del mondo, il “Burj Dubai” – il cui nome è stato prontamente cambiato in “Burj Khalifa” in onore dello sceicco che ci ha messo i soldi.

Vista la promettente vocazione beachtennistica del Golfo Persico, ci è stato proposto di organizzare sulle spiagge dell’Emirato il prossimo torneo di racchettoni. Dopo un  breve consulto, abbiamo accettato con entusiasmo; in cambio ci siamo limitati a chiedere che il grattacielo venisse ribattezzato “Burj Zurma”, di essere nominati Gran Visir, che ci fossero messi a disposizione sine die i cinque piani centrali dell’Hotel Armani che, per l’occasione, abbiamo preteso venissero riarredati da Dolce&Gabbana (così, tanto per rompere i maroni), oltre naturalmente ad un harem a testa di giovani danzatrici del ventre.

Gli astuti arabi, dopo una frenetica discussione nella lingua locale i cui fonemi ricordano curiosamente delle risate sguaiate, hanno formulato la loro controproposta: offrirebbero mezzo chilo di datteri, due taniche di benzina e tre cammelli in cambio delle “tre migliori giocatrici degli ultimi 150 anni”.

Beh, se arrivano a darci quattro cammelli, quasi quasi accettiamo…