martedì 27 luglio 2010

un tranquillo weekend di paura

Arrivo al bagno di buon'ora e mi accorgo con sgomento che nel weekend sono stati programmati, in combutta con la Turquoise e per l'ennesima volta, tutti i tornei di beach tennis possibili e immaginabili.
Innanzitutto i tornei "under" (under 12, under 14 e under 16), e per due giorni di seguito.
Ora io non capisco la ragione per cui si debba disputare nello stesso posto e  per due giorni consecutivi un torneo identico; forse per avvalorare il detto che se errare è umano, perseverare è diabolico. O magari qualcuno avrà riferito al gestore del bagno che un suo omonimo, tempo fa, aveva detto "Lasciate che i pargoli vengano a me" (Matteo 19,14), e lui si è fatto un pò prendere la mano dallo spirito di emulazione...
E poi di seguito doppio maschile, doppio femminile, doppio misto, doppio gay (di entrambi i sessi: ed è l’unico torneo in cui non ci si può lamentare se l’avversario spizza ripetutamente le righe e il nastro del net, anche perché rivolgergli l’epiteto canonico sarebbe del tutto pleonastico), doppio extraterresti (riservato esclusivamente agli abitanti della Via Lattea, con la sola esclusione di entità proteiformi provenienti da sistemi planetari di Alpha Centauri, che avevano oggettive difficoltà ad impugnare la racchetta), doppio misto in costume storico (vichinghi contro assiro-babilonesi, visigoti contro giacobini, centurioni romani contro lanzichenecchi ecc. ecc.) e doppio ventriloqui (in questo singolare doppio il giocatore impugna la racchetta con una mano, mentre con l'altra manovra il pupazzo che, muovendo la mascella, chiama il punteggio del game: “Quaranta a quindici!).

Ian Solo e Chewbecca, appena sbarcati dal Millenium Falcon, chiedono di potersi iscrivere al torneo

il corvo Rockfeller e Provolino partecipano al doppio ventriloqui

Decisamente non si sono fatti mancare niente.

Risultato: impossibile giocare.
  
Del fatto che nel frattempo fosse sopraggiunto alle mie spalle un altro membro del Team, anch'egli stupefatto dalla constatazione che stesse per iniziare l'ennesimo torneo, me ne accorgo dal sommesso moto di disappunto che sento proferire dalle sue labbra: “AC DU MARUN!”

Ma purtroppo è ormai tardi, e per questa volta non possiamo più farci niente; convochiamo però rapidamente un briefing operativo per escogitare le contromosse atte a  scongiurare lo svolgimento dei prossimi tornei in programma.

Decidiamo di iniziare attuando una tecnica di guerriglia detta della "segnaletica dispersiva": modificando opportunamente la segnaletica stradale si orientano gli aspiranti concorrenti verso altre mete. 
Nottetempo si installano cartelli farlocchi sui nodi viari critici, che se ben posizionati indirizzeranno la metà del flusso nel bel mezzo delle saline di Comacchio e l’altra metà dentro la zona umida delle vene di Bellocchio. 
Entrambe le zone saranno state preventivamente ripopolate con l’alligatore delle paludi.
Per coloro che comunque riuscissero a raggiungere il Bagno Spina, che si ritiene possano essere solo bambini o adolescenti, poco attenti ai segnali e che si spostano generalmente in bicicletta, l’ulteriore fase del piano prevede il falso  annuncio della distribuzione di gelato gratis, offerto a tutti i ragazzi fino a 16 anni dal Bagno Jamaica.
E approfittando del parapiglia generato dall'esodo verso il Jamaica, un primo commando del team cattura gli organizzatori dei tornei, li immobilizza ed imbavaglia con del nastro adesivo da pacchi, li chiude in una cabina e per sicurezza getta la chiave in mare. Contemporaneamente il secondo commando assale a morsi i gazebo gonfiabili,  li taglia a pezzi  e distribuisce i brandelli agli ambulanti extracomunitari che li useranno, assieme ai pannelli pubblicitari, come basi di appoggio per le loro mercanzie.
Poi, per maggiore tranquillità, provvederà a  spargere sale sulla porzione di spiaggia dove sorgevano quegli immondi catafalchi, un po’ come fecero i Romani a Cartagine.
Alla fine, ripulita generale e tutti sui campi a giocare, come se niente fosse.

Ah, dimenticavo, i pennacchi.

 
Quelli verranno usati come banderillas – o peggio, perché non faremo buchi aggiuntivi sulla cute - su chiunque osasse presentarsi a protestare. 

Poi la giornata ha avuto un'evoluzione singolare... Ma per raccontarvelo dovrò ottenere la liberatoria da mia moglie, altrimenti ciccia!


martedì 20 luglio 2010

also sprach Zurmathustra

Un buon fine settimana, guastato appena dal vento di domenica.
E dagli esiti di una sanguinosa battaglia condotta a racchettate dal sottoscritto in coppia con il più rinomato hair stylist della città contro, nientepopodimenochè, il Tesoriere del Team e – udite udite – il Presidente.

 i due sfidanti in una foto di qualche anno fa, 
quando erano ancora in forma

Quel pomeriggio in cui tutto è cominciato c’era ancora un caldo torrido. Ma è bastato l’incrocio dei nostri quattro sguardi e il virtuale guanto di sfida è stato lanciato.
Il mio compagno, avvicinandosi al campo da beach tennis, si è cinto la fronte con una fascia della Turquoise che di sicuro non gli ha migliorato la lucidità, impedendo l’afflusso del sangue al cervello.

 il mio compagno in una foto di qualche anno fa, quando
 era decisamente inguardabile; adesso un pò è migliorato

Io personalmente, stravolto da ore di gioco (avevo da poco finito il mio turno di volontariato a servizio dell’ONLUS, cosa di cui riparleremo tra breve), mi ero svitato le gambe – che sentivo leggermente appesantite - e le avevo appoggiate sul lettino, avvolte in un asciugamano imbevuto di formalina. 
Mi sono poi legato ai moncherini due basamenti da ombrellone e sono sceso in campo così (e scusate se ho usato l’espressione “sceso in campo”).
I nostri sfidanti li abbiamo visti tonici, ben motivati. Dopo alcuni colpi riusciti ridevano come bambini, accennando passi di danza. Io e il mio compagno allora ci siamo guardati, e abbiamo tacitamente assentito…
Era l’ora dell’happy hour (la fascia oraria in cui si applicano sconti), e mandarli via delusi ci sembrava poco carino: ci vuole così poco a fare felici le persone! E quindi abbiamo deciso di perdere, con l’eleganza, la leggerezza e il fair play che ci contraddistingue.

Ovviamente il giorno dopo abbiamo riproposto la sfida: ci è sembrato doveroso ristabilire lo stato delle cose, perché donare un momento di felicità alle persone è sicuramente una cosa buona, ma alimentare illusioni è pericoloso. Per cui abbiamo ristabilito le distanze, con il consueto gioco-spettacolo che è un po’ ormai il nostro marchio di fabbrica, fatto di potenza e di grazia, di forza e di intelligenza, di incontenibile bellezza e di umile modestia.

Domenica sera, prima di tornare a casa, passando per il bagno all’ora dell’aperitivo, abbiamo visto  il Presidente seduto ad un tavolino, lo sguardo perduto attraverso un calice vuoto. Anche la compagnia di quelli seduti accanto non riusciva a consolarlo, ma è bastato un mio accenno all’esito della nostra ultima sfida che si è rianimato, e ha cominciato a filosofeggiare.

 silenzio, l'Illuminato ci parla...

L’assunto iniziale dei suoi ragionamenti è stato che innanzitutto la loro non era stata una sconfitta, bensì una mancata vittoria.
Poi ha sviluppato un concetto piuttosto complesso, affermando che nella vita non esistono i problemi: esistono solo le soluzioni, che diventano problemi nel momento in cui non funzionano.  Estendendo poi il ragionamento in un ambito umanistico-antropologico, ha aggiunto che, a ben guardare, tutte le soluzioni sono dentro noi stessi. E che pertanto non potevano essere altro che soluzioni di merda (e scusate se ho usato l’espressione “merda”, ma è doveroso riportare esattamente i concetti espressi).
Corollario conclusivo che ha tracciato un’ardita parabola tra l’escatologico e lo scatologico.
Sono rimasto stupito. Quell’uomo non finisce mai di meravigliarmi.
E’ noto che, all’interno di comunità socialmente strutturate, chi è in grado di elaborare pensieri di tale profondità assume un’autorevolezza, un’aura magica che spaventa e che gli fa guadagnare il rispetto di tutti i membri.
Gli sciamani si affidano a sostanze che amplificano la percezione della realtà, come il fungo peyote, i druidi ricorrevano alle erbe magiche, gli stregoni dei nativi americani alla percussione ossessiva dei tamburi sacri….
Credo che il suo segreto sia in quel calice vuoto, lente attraverso cui filtra una visione del mondo che gli rivela verità superiori, che noi non saremo mai in grado di cogliere.
Me ne sono andato, meditabondo e un po’ preoccupato. 
Per me, nel vino bianco frizzante del Bagno Spina ci deve essere del metanolo.

venerdì 16 luglio 2010

qualche foto, in attesa del "D-day"

In attesa del “D-day” (il giorno dei Dannati),  previsto in agosto in concomitanza con il tradizionale torneo interno del bagno Spina a cui tutti siete invitati a partecipare, domenica scorsa abbiamo radunato un gruppo di volenterosi che, sfidando le sabbie infuocate, hanno posato per alcune foto ricordo.


Molte sono state le defezioni, qualcuno è sparito, altri si sono defilati accampando scuse insostenibili; comunque, le foto sono state fatte e - senza dilungarci in sterili valutazioni estetiche sui soggetti - le pubblichiamo volentieri. L’analisi dei comportamenti dei soggetti ritratti ha dato oltretutto al Presidente utili indicazioni sulle possibili nuove dismissioni di membri del Team. 
Esaminiamole nel dettaglio.




innanzitutto il Presidente segnala di far presto, 
per i suoi soliti, ormai noti, problemi di incontinenza


probabili tagli n. 1 e 2 - Causa: inadeguatezza estetica
 (pur assumendo un atteggiamento patriottico, i due  coprono
con la racchetta l’unica cosa guardabile del loro abbigliamento)



probabile taglio n. 3 - Causa:  disattenzione palese 
(il soggetto appare distratto: ma dove guarda, dove avrà mai la testa?)


probabile taglio n. 4 - Causa: oltraggio alla maglietta
(troppo striminzita, ha forse sbagliato lavaggio?)



probabile taglio n. 5 - Causa: diffamazione gratuita 
(il soggetto sta chiaramente  alludendo al fatto che, 
a suo parere,  il fotografo ce l’ha piccolo)


 
probabile taglio n. 6 - Causa:  sovrappeso molesto
(ma insomma, proprio non si regge sulle gambe!)



probabili tagli n. 7 e 8 - Causa:  passione illecita 
(l’intreccio di sguardi perduti alimenta il sospetto; 
che tra i due stia scoccando  una scintilla?)



probabile taglio n. 9 - Causa: molestie improprie
 (il soggetto indugia con una manomorta persistente sulla spalla
 presidenziale, anzichè  - come sembrerebbe più logico, 
toccare il culo alla giocatrice davanti)



probabile taglio n. 10 - Causa: vilipendio alla perfezione tricologica 
(il soggetto, pensando di essere spiritoso, 
scompiglia con un sospiro la capigliatura presidenziale)


 

ma il Presidente, visto che si trattava del Tesoriere, 
non solo accetta lo scherzo, ma lo perdona e lo benedice

 

probabili tagli n. 11, 12 e 13 - Causa:  abuso colposo della pratica 
del beach tennis (con la morte nel cuore saremo costretti 
a  procedere ad una integrale sostituzione
della componente femminile del Team)

 Beh, continuando così non è che ne rimangano poi tanti...


mercoledì 14 luglio 2010

quando il mercato non gira (il ritorno dei rami secchi)

Non c’è stato niente fa fare, ce li hanno rispediti indietro.
Come raccontavamo qualche post fa, per motivi congiunturali (e per raggiungere obiettivi più ambiziosi, con l’ingaggio di giocatori di fama), il Team si è scisso, creando una bad company in cui sono stati fatti confluire alcuni rami secchi che sono stati rapidamente ceduti ai bagni vicini.


Ma già la sera dopo il Presidente se li è ritrovati, tremanti e avviliti, avvolti nei loro asciugamani da spiaggia, nel sottoscala di casa sua. E in quel momento ha intuito che il problema era più complesso di quanto previsto.
La mattina seguente, dopo la consueta lettura degli annunci economici sulla stampa locale, si è consultato con i suoi più stretti collaboratori. Dalle fertili menti è scaturito un primo, sofisticato piano: lo scambio.
In pratica il ramo secco che era stato ceduto al bagno Corallo è stato reindirizzato al bagno Bussola, e viceversa.
Lo stratagemma ha funzionato per un solo pomeriggio; prima di cena il Presidente se li è ritrovati nuovamente che bivaccavano nel sottoscala.
Dopo alcune frenetiche telefonate, è stato partorito un secondo geniale piano: abbiamo tolto barba, baffi e occhiali al primo, li abbiamo applicati all’altro e li abbiamo rispediti via entrambi, sperando che il camuffamento sortisse un qualche effetto.
Come dei boomerang sono ritornati alla base dopo mezz’ora.
Ormai alla disperazione, li abbiamo presi, avvolti in fasce come dei neonati, messi in una cesta di vimini e spinti di nascosto sul bagnasciuga davanti al bagno Las Vegas, come Mosè sul Nilo. Il risultato è stato che sotto al cordiale cartello che ricordava che “L’utilizzo dei campi è riservato ai clienti del bagno Las Vegas”, il gestore del bagno ha aggiunto le foto delle loro facce, barrate con una croce.
Chissà cosa avrà mai voluto dire…
Seguendo poi il rumore di alcuni gemiti soffocati, a stento siamo riusciti a recuperarli, il primo dal cestone della raccolta differenziata della plastica, il secondo da quello dell’umido riciclabile.
Ma ormai non sapevamo più che fare.
Come ultimo tentativo, il Presidente li ha portati la mattina presto a Porto Garibaldi, li ha fatti sdraiare ciascuno dentro ad una cassetta di polistirolo, li ha coperti con quattro spalettate di ghiaccio tritato e li ha messi sul nastro trasportatore del mercato ittico locale dicendo loro: “Mi raccomando, occhietto vispo e muovetevi un po’, così sembrate vivi!”
Cosa peraltro che tanti di noi gli avevano già raccomandato quando stavano piantati, imperterriti, sui campi da beach tennis.
E se lo avessero fatto, forse non sarebbero finiti così.
Ma anche lì, niente. Hanno girato per ore sul nastro trasportatore, senza che nessuno facesse un’offerta. Il Presidente ha sperato fino all’ultimo nell’incaricato di una friggitoria cinese di Ponte Maodino, a cui aveva magnificato quanto i turisti del litorale comacchiese amassero il sushi di merluzzo, ma non c’è stato niente da fare, alla fine ha preferito comprare una cassetta di meduse.
Invenduti.
Eh, purtroppo quando il mercato è fermo e le iniziative brillanti vengono boicottate, non c’è spazio altro che per ansie e preoccupazioni!

 ma nonostante tutto, il Presidente resta sereno.

venerdì 9 luglio 2010

un duro lavoro...

Generalmente da noi il problema è il quarto. In Sardegna no, il quarto c’era (ero io), il problema erano gli altri tre.
Torno da una settimana di vacanza trascorsa sulla costa di fronte all’isola di Tavolara, passata principalmente a valutare l’attitudine delle spiagge sarde alla pratica del gioco del beach tennis. Un lavoro duro, ma qualcuno lo doveva pur fare.

 
i due inviati del Team al lavoro per voi!
  
In Sardegna si pratica un beach tennis primordiale, direi quasi nuragico. Le attrezzature sono ancora rudimentali, si va dalle racchette in sughero a quelle composite, in bottarga e pane carasau; le palline utilizzate sono in pelle di porceddu e solo negli ultimi tempi sono comparse delle palline mid in pecorino semistagionato.

Anche l’utilizzo da parte dei giocatori dello smanicato in pelle di pecora, utile quando batte il maestrale ma che li fa apparire buffe parodie dei mamutones, non conferisce il giusto appeal al gioco. Tuttavia il vero problema è quello dei campi; il territorio aspro e selvaggio, con spiagge compresse tra il mare e gli stagni, non agevola di certo il decollo dello sport.

la natura della Sardegna: selvaggia e matrigna

Oltretutto il tipico affollamento estivo e le stravaganti abitudini dei villeggianti di riversarsi sulle spiagge anziché visitare, che ne so, il Supramonte, non solo scoraggiano la pratica del beach tennis, ma disturbano anche la ricerca di quel riposo psicofisico necessario dopo i tanti weekend passati sui campi del Lido di Spina, di quel relax che deriva semplicemente dal godersi il mare e la spiaggia. L’atteggiamento di certe categorie di turisti merita poi una particolare attenzione.

I tedeschi, ad esempio: non so se siano così di natura o se non arrivino proprio a capire le cose. Un po’ come gli ingegneri (e non oso pensare a come possano essere gli ingegneri tedeschi).
Cala Brandinchi, spiaggia soprannominata Tahiti, un carnaio già alle dieci di mattina. Guadagniamo miracolosamente uno spazio a quattro metri dalla riva e non facciamo in tempo a stendere gli asciugamani che si piazzano davanti a noi due tedeschi con due bambini piccolissimi. Iniziano a montare una tenda che, vista di fronte, sembrava la bocca del forno della strega di Hansel e Gretel, e da dietro era identica alla tenda di Rommel ad El Alamein.


Subito dopo, con secchielli, palette e stampini vari, in quattro e quattr’otto edificano con la sabbia un modello in scala 1:50 del Reichstag, precludendoci definitivamente la vista del mare. 
 
Non mi dilungherò poi sul gonfiaggio del canotto a forma di Panzer con il quale i due adulti si sono lanciati tra le onde nel tentativo – credo – di invadere la Polonia via mare, mentre i due bimbi cuocevano a fuoco lento nella bocca del forno.

Neppure il tempo di realizzare quanto accaduto che, pochi istanti dopo, nell’ultimo metro quadrato di spiaggia libero, si sdraiano a pochi centimetri da noi altri due individui di razza germanica, che in pratica si impadroniscono del nostro uovo prossemico e se lo divorano dopo averlo cucinano a la coque.

Per alleggerire la situazione, ci avviciniamo alla riva e tentiamo di entrare in acqua. Non so dire quanto sia freddo l’azoto liquido, ma secondo me c’eravamo abbastanza vicini.

 la vostra inviata avvista un pesce: era un raro esemplare di bastoncino di merluzzo

Quando realizzo di aver assunto una colorazione della pelle sufficientemente livida, decido di uscire, mi stendo al sole e visto che mi era inibita la pratica del beach tennis e precluso l’accesso al mare, mi dedico all’analisi dell’ambiente e del comportamento degli individui nel contesto naturale.  
L’osservazione della corpulenta femmina della coppia ultima arrivata, del suo modo di rotolarsi nella sabbia e di sguazzare nell’acqua, mi ha fatto riflettere sul motivo per cui gli abitanti locali hanno l’abitudine di attribuire agli anfratti costieri il toponimo di “Grotta del bue marino”.

 a destra, il bue marino unge il suo compagno col grasso secreto dalle proprie ghiandole sudoripare;
 a sinistra un suggestivo scorcio del plastico del Reichstag

Una più attenta riclassificazione della specie mi ha poi persuaso che l’esemplare esaminato non fosse una femmina di bue marino, pur possedendone oggettivamente tutte le caratteristiche, ma semplicemente un esemplare – abbastanza comune – di Teutone Invadente (frangiballe alemanica molesta).

 anonimo anfratto della costa; se una tedesca ci nuoterà davanti,
prenderà il nome di "Grotta del Bue Marino"
 
Oltre alle valutazioni di ordine beachtennistico, anche lo studio degli aspetti naturalistici locali e l’osservazione della fauna era un obiettivo di questa faticosa trasferta.  
Alcuni amici appassionati del genere mi avevano incidentalmente raccomandato lo studio degli esemplari di una particolare specie che pare alligni in questo periodo sulle coste sarde: la Gnocca Imperiale (melatirus vanesia).
Affermazione naturalmente rivelatasi imprecisa: magari migrerà più avanti, dalla metà di luglio in poi, ma qui, a fine giugno, della Gnocca Imperiale non abbiamo trovato traccia. Al momento ce ne sono sicuramente di più da noi, sulla costa adriatica. Ho avuto invece modo di osservare alcuni esemplari di Gnocca Discreta (melatirus domestica), ma gran  parte della costa sarda  in questo periodo dell’anno pullula di stormi di Buzzicona Tatuata (melatirus impropria), di Buzzicona dalla Gamba Corta (chiappona rasoterris) e di Buzzicona Urlante (riconoscibile del tipico richiamo verso i cuccioli della sua stessa specie: “Nicholasvienisubitofuoridallacquaaltrimenticometihofattotiammazzo!”). Sono tutte specie provenienti dall’altra sponda del Tirreno, migratrici stagionali, che dopo una breve traversata nidificano in queste zone generalmente per un paio di settimane.
 
... 

Dopo alcuni giorni, mi sono sentito in dovere di informare il Presidente della situazione riscontrata sull’isola; mi ha ascoltato pazientemente, e alla fine  – con il piglio e l’autorità morale che tutti gli riconosciamo – mi ha dato disposizioni perentorie: “Niente beach tennis? Niente Gnocca??? Allora piantala di buttare via tempo e denaro, e ritorna immediatamente alla base!”

... 

A testimonianza del lavoro svolto, eccovi il poderoso apparato iconografico prodotto:

 
il vostro inviato studia la spiaggia della Cinta: parzialmente idonea alla pratica del beach tennis…

 
… non fosse per i temibili ciottoli che la infestano!

si studiano le rudimentali forme di beach tennis ivi praticate…

 … e le rozze attrezzature disponibili

il vostro inviato testa la pelle di porceddu, utilizzata nella produzione di palline…

… spronato dall’entusiasmo scientifico manifestato dalla sua compagna

 Spiaggia dell’Isuledda: inidonea alla pratica del beach tennis

il vostro inviato nei pressi dell’isola di Tavolara, mentre valuta la possibilità di giocare un beach tennis abbinato al free climbing: ipotesi bocciata

 il vostro inviato, orfano dei racchettoni, si dedica alla sua antica passione: l’architettura.

si scruta l’orizzonte, alla ricerca della Gnocca Imperiale.
Nel frattempo, vista l’inidoneità delle spiagge alla pratica del beach tennis,
si studia il modo di trasferire il mare sardo sul litorale ferrarese

la geniale soluzione: questa gigantografia verrà installata davanti al tratto di mare compreso tra il bagno Granchio e il bagno Las Vegas!

 stremato dalla sconfortante ricerca, al vostro inviato sfugge forse l’unico esemplare di Gnocca Imperiale

 
il Presidente ci ha richiamato:
l’ultima foto, prima di chiudere la valigia