giovedì 5 maggio 2011

beati i perseguitati

Grazie alle preziose indicazioni strategiche del Presidente e complici anche le artriti delle nostre articolazioni che ci hanno ben presto reso insopportabile la permanenza nell’ambiente umido della torbiera (ormai noi tutti c’abbiamo un’età…), dopo neanche venti minuti ci hanno catturati, legati e appesi mani e piedi a delle pertiche.
E trasportati a spalla nella City, dove siamo subito stati rinchiusi della Torre di Londra, sorvegliati a vista dai Beefeater che il Presidente ha affermato di aver già visto ritratti sull’etichetta di alcune bottiglie di gin.
Neanche il tempo di chiudere il chiavistello che il Presidente ha iniziato a sbraitare le uniche due frasi in inglese che conosceva: “Merry Christmas!” e “Tie break!” (“Spina beach” non glie l’abbiamo data per buona), e ha cominciato a battere i pugni sul portone della cella chiedendo di parlare personalmente con la regina Vittoria o, in alternativa, con re Artù.
Per dargli man forte, il consulente legale, dando fondo alle sue scarse conoscenze di inglese, ha iniziato a strillare “The book is on the table!”, mentre noi tutti cantavamo sguaiatamente “Yellow submarine”.
Insomma, un casino tale che ad un certo punto abbiamo intravisto il fantasma di Anna Bolena che, testa sottobraccio, se ne è uscita dalla cella attraversando il muro, visibilmente seccata.
Poi all’improvviso il Presidente ha avuto l’intuizione.
Memore di quanto confidatogli durante la cerimonia di nozze dalla sorella della sposa, Pippa (quando l’abbiamo vista entrare nell’abbazia abbiamo esclamato tutti all’unisono “Mo pippa!” e lei, credendo che la conoscessimo, ci ha subito benvoluti), ha fatto allusivamente capire ai nostri carcerieri di conoscere la destinazione del viaggio di nozze degli sposi (che con la proverbiale spocchia della casa reale, hanno prenotato due lettini ed un ombrellone al Bagno Las Vegas per la prima settimana di maggio). E costoro, consultato il Foreign Office, per evitare complicazioni ci hanno scarcerati a patto che non rivelassimo nulla di quanto sapevamo.
Scaraventati fuori dalla Torre di Londra, com’è e come non è, nel giro di poche ore siamo stati recapitati in prossimità del nostro nuovo obiettivo: Roma, per la beatificazione di Papa Wojtyla.
Giusto il  tempo di abbigliarci in maniera consona alla cerimonia, che abbiamo cominciato ad avvicinarci a piazza San Pietro. 

il team, mirabilmente abbigliato per la storica cerimonia

Ma all’improvviso è successo l’imprevisto: non appena ci siamo incanalati tra la folla in via della Conciliazione, forse per colpa di una foto di Papa Roncalli pubblicata sul blog e probabilmente mal digerita dalle gerarchie ecclesiastiche, è scattata una task force vaticana: le Guardie Svizzere, alabarde alla mano e spalleggiate da un nugolo di cardinali inferociti, hanno cominciato ad inseguirci costringendoci a risalire come salmoni la corrente dei pellegrini che sciamava verso piazza San Pietro. Per alleggerire la situazione abbiamo cominciato a lanciare alle guardie svizzere alcuni pezzi di emmenthal, di cui sapevamo quanto fossero ghiotti, ma la schiera di cardinali, roteando degli incensieri sopra le loro teste come fossero bolas, ci ha ricacciati ben presto oltre Castel Sant’Angelo.
Per cui, cerimonia mancata: i dannati del beach tennis esclusi dallo storico evento per l’opposizione del Vaticano che però ha avuto il coraggio di tollerare la presenza, dopo tutto quello che ha combinato, di un Berlusconi che si è addirittura addormentato durante il rito!

mica giusto, lui si e noi no!

Ma riflettendo sull’accaduto, seduti attorno ad un tavolo di un’osteria di Trastevere, abbiamo concluso che chi non ci vuole, non ci merita.
Vorrà dire che aspetteremo pazienti la beatificazione dell’altro grande polacco della storia: Zbigniew Boniek.

magari ci sarà un tantino da aspettare, ma noi abbiamo pazienza...

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