lunedì 6 settembre 2010

piccoli inconvenienti di inizio ferie

Primi giorni di agosto.
Appena arrivato all’ombrellone, tutto era già stato deciso. L’infido amministratore delegato aveva già organizzato tutto, ed io ero l’indispensabile quarto del gruppo. Neanche il tempo di appoggiare il telo sul lettino, neanche il tempo di spalmarmi un po' di crema: sfilo la racchetta dallo zaino e mi avvio verso il campo. 
Non mi accorgevo che, nella mattinata torrida, nuvole oscure stavano addensandosi all’orizzonte.
Partita, rivincita, bella, scambio di coppia, nuova partita, rivincita, bella, passano veloci un paio d’ore, al termine delle quali ritorno verso l’ombrellone, percependo però qualcosa di anomalo.


Nonostante la  temperatura esterna fosse ben sopra i trenta gradi, sotto il mio ombrellone il termometro segnava -18.
Mi sono avvicinato garrulo al lettino di mia moglie, intuendo che qualcosa non andava sotto il sottile strato di brina. D'istinto mi sono chiesto perché i predatori di reperti archeologici avessero depositato la maschera funeraria di Tutankhamon - trafugata dal Museo Egizio del Cairo - sotto il mio ombrellone, ma immediatamente mi sono reso conto che quella che vedevo non era la maschera funeraria di Tutankhamon...


Era proprio mia moglie.
Aveva un muso tanto lungo che arrivava al Logonovo.
Con la voce della bambina indemoniata del film “L’esorcista”, mi comunica: ”Non ne posso più: io me ne vado a casa.”
Raccoglie tutta la sua roba e imperterrita si avvia a  passo di marcia sulla passerella.
La inseguo cercando di blandirla, mi aggrappo allo zaino ma vengo trascinato come il pellerossa dei western che, colpito da una pallottola, viene disarcionato dal cavallo ma rimane impigliato nelle briglie. Arrivato alla rastrelliera delle bici, la guardo partire spingendo sui pedali della Graziella come un ciclista gregario in fuga (cfr. "Boogie" di Paolo Conte, di cui consiglio di ascoltare tutto a tutti).
Non mi resta che tornare a raccogliere le mie povere cose, spiegare sommariamente la situazione agli astanti che fingevano  di non avere notato  l’increscioso episodio, e me ne torno a casa meditando su come cavarmela.
Tutto sommato poteva andare peggio; dopo due ore passate ad implorare perdono strisciando come un verme, ci siamo finalmente chiariti.
Il tempo di passare lo straccio sul rivolo di sangue che, attraversando il cortile, scolava nella caditoia stradale di fronte a casa, che eravamo già pronti per tornare in spiaggia.
Che poi non era neanche tanto, il sangue.
Solo che mi era uscito tutto dal naso.
Me l’aveva sempre detto il mio medico, che ho i capillari deboli.

...

Ne approfitto per due cose:
La prima: auguroni di buon compleanno alla mia signora, sperando che la vecchiaia la addolcisca un po'.
La seconda: la mia signora, grande lavoratrice, ha pubblicato su Facebook le tanto attese foto del D-day, il torneo del bagno Spina di Ferragosto. Chi non fosse in grado di visualizzarle, si faccia vivo nei commenti, o come diavolo preferisce: gli forniremo tutte le indicazioni necessarie.

1 commento:

  1. Per chi non lo sapesse sono, purtroppo, la moglie di Lorenzo e confermo che quello che ha scritto è la pura verità, un pò esagerata, ma non troppo.

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