venerdì 22 aprile 2011

e nel weekend successivo

E nel weekend successivo ancora meglio, perché si sono rifatti vivi in tanti. Il tesoriere, il consulente legale, la sbadilatrice dispersa, vari componenti del Comitato dei saggi del Team e tanti altri, addirittura un transfuga desaparecido del bagno Granchio. E si è rifatto vivo anche il caldo, e il Bagno Spina ha riaperto in grande stile, e un sacco di altre cose, alcune sorprendenti. Ma andiamo con ordine.

La piscina sequestrata.
E’ stata la prima cosa balzata agli occhi degli avventori: la meravigliosa piscina, vanto e fiore all’occhiello del bagno, recintata da una squallida bandella di plastica bianco-rossa e messa sotto sequestro. 
Dalla Capitaneria di Porto.
Abusiva. 
Perché non rimovibile al termine della stagione balneare. 
D’altronde è tutto logico e comprensibile: chi, alla fine della stagione balneare, non ripiega la vasca della piscina, non ne imballa il pratico sistema di depurazione delle acque, non rimette le pompe nei pratici astucci, non rimuove le scalette in acciaio inox, non smonta la struttura di sostegno, i pannelli di recinzione, il pavimento in legno, le docce, i quadri elettrici, l’illuminazione e non infila il tutto nel baule della macchina e se lo riporta nello sgabuzzino di casa? 
Ora io non so se certe cose possano succedere solo a Comacchio, se chi rilascia le autorizzazioni abbia cognizione della realtà o dica semplicemente fischi per fiaschi e chi le richiede capisca esattamente il contrario, o se ci sia una tale confusione normativa per cui si fanno le cose nella convinzione che tutto quello che non è esplicitamente vietato sia consentito, al contrario di quanto succede nelle altre parti del pianeta Terra... 
Mah!
D’altra parte noi, che da tempo frequentavamo il bagno nei fine settimana assolati, già sapevamo dell’accaduto. Perché il giorno in cui tutto è successo, noi c’eravamo. 
Precisamente un sabato in cui io, dopo aver scaricato al bagno la mia signora e l’amministratore delegato del Team, ero dovuto andare a casa dove avevo un appuntamento col muratore che avrebbe dovuto sistemarmi il pilastro della loggia sul cortile, lesionato dal rigonfiamento dei ferri di armatura. Il tempo aspettare l’arrivo dell’umile artigiano, con il secchio degli attrezzi appoggiato sul sedile anteriore di una fiammante Porsche Cayenne – tanto per ribadire quanto sia più importante investire nello studio che non nel lavoro manuale -, il tempo di mostrargli il problema, il tempo di sentirmi dire che sì, il pilastro era lesionato ma non c’era nessun pericolo, il tempo di fargli notare che d’accordo, non c’era pericolo immediato, ma il pilastro reggeva comunque un paio di balconi che quando avrei fatto colazione-pranzo-cena nelle calde giornate estive sarebbero stati sopra la MIA testa e non sopra la SUA, il tempo di vederlo partire sgommando mentre diceva che avrebbe ripristinato al più presto il tutto in stile doricoionicocorinzio (specialmente coionico) – compresa la trabeazione che reggeva il balcone di sopra - che, tornando al bagno, ho notato parcheggiata nel piazzale una Fiat Punto della Guardia Costiera, che mi è subito parsa incongrua quanto un sommergibile del Corpo degli Alpini. 
E sbirciando, ho notato alcuni personaggi in divisa bianca e con in testa delle feluche come quelle dell’ammiraglio Nelson a Trafalgar che parlottavano col gestore. 

i due funzionari della Capitaneria di Porto
 mentre procedono al sequestro della piscina

E che alla fine della discussione sono saliti sulla loro Punto, hanno scrutato l’orizzonte con un cannocchiale, e dopo aver  fatto uscir fuori dai finestrini abbassati due pagaie si sono diretti remando verso la stradina di uscita dal bagno, mentre uno urlava “Vira a babordo!” e gli altri due intonavano la nota canzone pirata “Quindici uomini sulla cassa del morto”.
Poi si sono persi nella rotonda, e credo siano ancora lì che girano.
Poco dopo è spuntata la moglie del miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni che, ordinanza di sequestro alla mano, ci ha raccontato tutto.

Ora io credo che se ci fosse un po’ di buonsenso, a Spina qualcuno dovrebbe immediatamente sequestrare due cose: le strade e i marciapiedi. Perché disastrati, terrificanti, estremamente pericolosi e osceni biglietti da visita per una cittadina balneare che abbia interesse a mostrarsi con un minimo di decoro non solo ai turisti locali (che chissenefrega, hanno la casa, sono obbligati a venirci, se gli va bene è così altrimenti si attacchino), ma anche a quelli che vengono da fuori e che dovrebbero affezionarsi. Altrochè le piscine!
Fatto sta che adesso la piscina è ridotta ad uno stagno infestato da miriadi di zanzare i cui piani di volo vengono coordinati – per evitare il caos – dalla base NATO di Poggio Renatico che ha tentato di dirottarle verso la Libia, ma loro col cazzo che ci vanno, tengono duro e aspettano per azzannare i turisti che tra qualche settimana si faranno vivi.

il nuovo stagno del litorale, che verrà inserito tra zone umide 
di interesse naturalistico del Parco del Delta del Po

Forse qualcosa si smuoverà, perché per la prima volta ho sentito dare giudizi sconsolati e negativi sui nuovi amministratori, che non sanno mai cosa succede, quando succedono le cose non ci sono e se ci fossero dormirebbero. E per i quali comunque la colpa è sempre di quelli che c’erano prima.

Speriamo che qualcuno trovi una soluzione decente prima dell’estate, e che il massacro non continui. Perchè non oso pensare a cosa succederebbe se qualcuno si azzardasse a sequestrare i campi da beach tennis.

Fine dell’invettiva, il resto dopo Pasqua.
E, a proposito, auguri a tutti.
p.s. - Domani tutti al mare.
Noi ci saremo: lo intuisco dai ronzii provenienti dal bagno, dove mia moglie sta perfezionando gli ultimi ritocchi con il nuovo particolarissimo depilatore:


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