giovedì 29 dicembre 2011

ogni promessa è debito

Ed eccomi qui, nell’amena Val Polenta (credo si chiami così, ma non sono proprio sicuro, questi posti si assomigliano un po’ tutti), sdraiato sul letto della mia cameretta d’albergo, con il computer appoggiato sulla pancia che emette lugubri borbottii causati probabilmente dalla cena con gli strozzapreti al fieno di malga d’altura, lo stesso di cui sono ghiotte le mucche che pascolano placidamente nei dintorni.
E che placidamente lo restituiscono alla terra nelle forme mostruose che tutti conosciamo e che anche qui costellano gli ameni pendii, in un virtuoso ciclo naturale in cui nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, in peggio.
Consapevole del fatto di non essere dotato del particolare apparato digerente dei bovini, né degli enzimi adatti a trasformare la cellulosa del foraggio in zuccheri o roba più semplice, già la vedo male. E non oso pensare ai prossimi giorni.  
Ma da persona seria che onora le promesse tengo duro, e non appena riuscirò ad appropriarmi della chiavetta internet che mi è stata sequestrata dall’essere qui a fianco che sta taggando a tutta manetta la copertina pubblicata ieri, metterò sul blog il tanto tormentato calendario 2012 dei dannati del beach tennis.

Ecco, finalmente il momento è arrivato… e se sta maledetta connessione si decide a partire… magari entro la notte…

Alè, fatto! Anche stavolta è andata. Ecco finalmente qui il

calendario 2012

de “i dannati del beach tennis”.

Potete come al solito guardarlo, copiarlo, stamparlo o, molto più semplicemente, ignorarlo.

Ma comunque decidiate, buon anno a tutti.

martedì 27 dicembre 2011

trailer

Siccome non mi decido mai a concludere le cose (come ben saprà chi gioca a beach tennis con me, e anche chi condivide altre esperienze… Ma ci si deve rassegnare, questa è la caratteristica di noi inguaribili sognatori), eccovi stasera l’anteprima del calendario 2012 dei dannati del beach tennis.
Con immagini rigorosamente in bianco e nero (ce la passiamo male e quindi occorre essere austeri), il tema del calendario è: i miti del nostro tempo.
E nella copertina che pubblico riconoscerete una nutrita schiera di miti del nostro tempo che, vedendosi ivi raffigurati, saranno orgogliosi e felici come bovini che si rotolano nel letame.


Gli assenti non si lamentino: saranno sfuggiti agli obiettivi delle nostre macchinette fotografiche per colpe solo e soltanto loro, la prossima estate siano più presenti e più protagonisti e le cose forse cambieranno.

Gli altri miti del nostro tempo li troverete nelle pagine interne del calendario, non appena risolverò i drammi interiori che mi dilaniano (la capacità di scegliere non è decisamente il mio forte).
Forse già da domani sera, se la chiavetta internet che mi porterò dietro mi consentirà di comunicare efficacemente con il web.
Perché domani si parte per la montagna, luogo in cui notoriamente io mi ritrovo come un pesce fuor d’acqua, un pollo nel giardino di casa Amadori, un pinguino all’equatore, un gorilla al polo nord.

venerdì 23 dicembre 2011

piccoli accorgimenti per ovviare all’inesistenza di Babbo Natale

Premesso che il tradizionale calendario (c’è anche quest’anno, che sarà anche l’ultimo, almeno secondo i Maya, popolo con una gran testa ma notoriamente privo di collo) lo pubblicherò tra qualche giorno, e cioè non appena mein doktor libererà mie braccia imprigionate da camicia bianca con lunghe maniche che si legano dietro la schiena, facendomi uscire da mia cameretta con pareti imbottite come trapunta invernale, devo darvi alcune notizie.

Brutte.

Prima notizia: le cose vanno come vanno, e cioè male.
Se l’anno scorso le renne comacchiesi - quelle dalle caratteristiche corna ritorte a forma di anguilla marinata -, volando nel cielo stellato sopra le nostre teste la notte di Natale, avevano sganciato di tutto tranne che doni, sappiate che quest’anno si sono alimentate con del foraggio molto ma molto più ricco di fibre: quindi vedete un po’ voi.

Seconda notizia: Babbo Natale non esiste.

Terza notizia: neanche la Befana.

Quindi facciamoci coraggio: ci siamo solo noi.
Che però di questi due personaggi sappiamo coglierne lo spirito. Dobbiamo riuscire quindi a riprogrammarci, guardare il futuro con occhi nuovi e da un diverso punto di vista, senza rimpianti, niente piagnistei, palla lunga e pedalare.
Cambia la scena, ma noi dannati (e non solo del beach tennis) siamo sempre gli stessi: voglio proprio vedere chi la spunterà alla fine!
E due sane racchettate, anche se maldestre come al solito, sono convinto che ci sappiano dare una bella mano.


Auguri, amici miei.

E tra qualche giorno sbirciate nel blog, che arriva il calendario.

giovedì 15 dicembre 2011

messaggi rassicuranti

Come dicevo qualche giorno fa, il passaggio è stato repentino, repentino e traumatico.
Troppo: da un giorno all’altro siamo passati dal nano Bagonghi al Rigor Montis.
Questo cambiamento ha lasciato tutti sbigottiti: e se l’Italia è attonita, l’Europa è addirittura spaventata.
L’Italia cialtrona del se po’ ‘ffa, la gretta arroganza del celodurismo, il paese della pizza, di Pulcinella e del mandolino, dov’è finita?  
Troppi sconvolgimenti. L’Italia e gli italiani non possono cambiare così di botto. 
C’è una reputazione, storicamente consolidata, da difendere.
E allora il nuovo premier – nelle opportune sedi – è stato costretto a fare un gesto rassicurante, ha dovuto dare un segnale di continuità…

… prima all’Italia…


… poi all’Europa.


E per tranquillizzare gli ultimi perplessi, il popolo, i mercati e quant'altro, et voilà, il colpo di teatro finale!


Ah, les italiens

...

Detto questo, per i reati – tipo vilipendio a chissacosa o altri a me ignoti – che mi verranno ascritti, qualcuno tenterà di formulare la sua richiesta di condanna: il rogo. Non è che ci sia per caso tra i lettori un avvocato bravo che, magari patteggiando, possa farmela cavare - che ne so -, con un paio di minuti nel microonde? 
Ma mi raccomando, un avvocato bravo: mica uno di quelli che d’estate calpestano inutilmente i campi da beach tennis tra il bagno Spina e il bagno Granchio!

sabato 10 dicembre 2011

una modestissima proposta (per uscire dalla crisi)

Non ho mica fatto in tempo!

Spero non pensiate che sia colpa mia, anche se avevo ipotizzato che il diciassettesimo post avrebbe potuto portare ulteriore sfiga.
Magari potevo essere più veloce a pubblicare il diciottesimo, forse sarebbe anche cambiato qualcosa, ma non credo.

Beh, siamo dunque alla stretta finale.
O meglio speriamo che questa sia davvero la stretta finale, perchè se come si vocifera questo non è che un primo passo, sarà davvero il caso di preoccuparsi sul serio.
Il governo dei tecnici ha fatto come temevo confusione, scambiando i bastoni molto piccoli con delle carote molto grosse. Ha cominciato a preparare l’albero di Natale e per prima cosa ha infilato subito il puntale. Le palle le metterà dopo, dicono.

Ero un po’ scettico, lo ammetto, e consapevole del fatto che se un malato chiama il medico questo poi gli ordina una medicina che in genere è amarissima. E anche un po’ impaurito dal nuovo premier, così austero ed algido.
D’altronde è noto come io, da buon beachtennista, ai monti - dovunque si trovino - preferisca di gran lunga il mare.
Così siamo passati da un circo cialtrone ai cavalieri dell’apocalisse, da Barnum a Bergman, da Stanlio e Ollio ad Amleto, e ci ritroviamo schiavi di una moneta, dei mercati, delle borse, dei titoli, dello spread, delle agenzie di rating che ci gufano contro e di chi più ne ha più ne metta, ma con la precisa sensazione che nonostante tutto la colpa non sia proprio nostra… Io perlomeno non mi sento di aver fatto nulla, non so voi, e quindi non capisco perché dovrò espiare delle colpe che sento non mie.
Poi noi beachtennisti abbiamo già dato. Da tempo ci obbligano sporadicamente a giocare il doppio misto: non possiamo assolutamente sopportare ulteriori gravi sacrifici.

Stiamo transitando da una democrazia che ha prodotto la classe politica che ha prodotto, seppur eletta dal popolo che c’è (non si può pretendere…se il Grande Fratello è alla sua decima edizione, un motivo ci sarà pure) ad una plutocrazia, dove dettano legge le borse, i mercati, le banche e gli economisti. Ma con l’impressione di essere continuamente in ritardo, per quante manovre faccia il governo c’è sempre qualcuno che gli frega il parcheggio e ci ritroviamo sempre in mezzo alla strada.

Serve uno scatto d’ingegno, un’invenzione, bisogna volare alti ed andare oltre.
Uscendo da una democrazia malaticcia, cerchiamo di saltare la plutocrazia: puntiamo direttamente ad una pippocrazia.
E se può essere utile, ecco il mio piccolo contributo: ho già pronto il simbolo.


mercoledì 30 novembre 2011

archiviamo novembre

Archiviamo novembre, per me il peggiore dei mesi.
La cui insita tristezza quest’anno è stata addirittura oscurata da una serie di eventi inquietanti: maltempo, danni, governi che vanno e vengono, crisi economica e lugubri prospettive per tutti noi. Un governo di tecnici farà le cose che i politici hanno ritenuto opportuno evitare di fare, avendo lo stesso appeal della peste bubbonica. Essendo tecnici, mi auguro che i componenti del nuovo governo abbiano ben chiara la differenza tra il bastone e la carota, e idee precise sulle pratiche lecite nell’utilizzo delle due cose.
Per noi continuare a lavorare sarà un privilegio, ma ci toccherà farlo fino a 65 anni o più (età peraltro alla quale più o meno inizieranno a lavorare i nostri figli). In pensione ci andremo sdraiati a pancia in su, un giglio tra le mani giunte sul petto e il prete che ci sventolerà attorno un incensiere. L’euro tra poco avrà un valore equivalente al lek albanese, tanto varrà farci dei coriandoli e con quelli tentare di pagare l’ICI. 
Io di mio sono riuscito a complicarmi la vita perdendo chissà dove gli occhiali da vista, li ho rifatti al costo di mezza finanziaria di sangue sudore e lacrime con lenti progressivo-bioniche, potenziate di quel minimo indispensabile per farmi vedere le cose doppie. Dovrò abituarmi piano piano, ma anche questo è stato un evento disgraziato che purtroppo rovina una delle poche cosa piacevoli rimaste: adesso giocando a beach tennis anche la pallina la vedo doppia, e sistematicamente tendo a colpire goffamente quella sbagliata.

...

L’attività beachtennistica autunnale è ripresa, e tutti i mercoledì pomeriggio siamo in una nota struttura cittadina dedicata al beach tennis di cui - per la privacy - dirò in cognome (and Go) ma non il nome, a pestare le sabbie del campo 1 – riservato al CRAL per diritto feudale -, celebre per le rinomate esalazioni solforose che lo appestano costringendo i giocatori a prolungate apnee (e chi lo frequenta saprà benissimo di cosa parlo).
Nessuno mai è riuscito a capire da dove provengano i gas venefici.
Dal bagno no. Una volta ho sbirciato dentro e me la sono svignata subito: là dentro c’era qualcosa che si contorceva gemendo, c’era una puzza terrificante (ora io capisco che uno ami cibarsi di cadaveri, ma putrefatti, no!), ma l’odore non era quello.
Allora forse dalle vasche biologiche? Da un condotto di urea danneggiato? Da una necropoli etrusca sottostante?
Ho fatto alcune ricerche. Con la mia racchetta Turquoise, rivelatasi ottima allo scopo, ho cominciato pian piano a scavare nella sabbia. Poco alla volta, con mia somma meraviglia, guardate un po’ cosa ho trovato:

Ecco svelato il mistero delle micidiali flatulenze! Bastava applicarsi un pochino e tutto si sarebbe risolto molto prima.
Stavo per andare alla reception per rivelare la mia scoperta, poi ho cominciato a pensare…
Metti che arrivi qui la Soprintendenza, transenna tutto, fa i saggi, chiama l’archeologo, il paleontologo e ora che chiede il finanziamento al Ministero e realizza gli scavi, addio stagione beachtennistica.
Quatto quatto sono ritornato sui miei passi, ho risotterrato tutto (oh, la mia Turquoise sembra fatta proprio apposta per questo!) e ho coperto per benino.
Poi sono andato a recuperare una maschera antigas e ho ricominciato a giocare.
Senza lamentarmi più.

p.s.- Noto or ora che questo è il diciassettesimo post dell'anno... Perbacco, porterà ulteriore sfiga! Quindi cercherò di rimediare nei prossimi giorni, pubblicando la seconda parte del resoconto del torneo dell'Amicizia 2011, con allegate nuove ed imperdibili foto.
Quindi occhio, amici miei, e mi raccomando: state in campana!

lunedì 31 ottobre 2011

Halloween non c’entra niente

L’ombra della foto è la mia, e no, ragazzi miei, stavolta Halloween non c’entra niente.

E’ che ormai ci siamo dentro fino al collo. Alcune settimane fa, entrando in casa a Spina, ho notato i ragni sul soffitto diversi dal solito. Mi sono avvicinato per controllare: avevano le muffole nelle zampe, e alcuni il paraorecchie di pelouche. E l’ultima volta, quando siamo andati per chiudere baracca, in alcune delle zampe (che evidentemente loro considerano i piedi) avevano infilato i moon boot. Ho lasciato per loro sul tavolo un bicchierino di grappa, così tireranno avanti fino alla prossima estate. Sistemata casa, ho scartabellato nei cassetti alla disperata ricerca di quei boxer da mare in cachemire che utilizzo nella spiaggia autunnale per sopravvivere alle intemperie durante le partite di beach tennis estremo. Purtroppo ho trovato soltanto quelli in lana merinos, ma con quell’imbottitura anteriore in piumino d’oca che mi ha sempre fatto fare un figurone… Sfoggio inutile perché in spiaggia eravamo in tre gatti, intirizziti e avviliti dall’impossibilità di giocarci l’ultima partita della stagione. 

Poi ho perso gli occhiali da vista, e ho ne ho ripescato un vecchio paio da un cassetto. Che però non solo non correggono la presbiopia, per cui scrivo al computer con le braccia distese verso la tastiera e con la testa ad un metro dallo schermo, e se ora riuscite a leggere qualcosa di sensato è sicuramente un miracolo, ma sospetto addirittura che siano quegli occhiali a raggi X che avevo comprato per posta tempo fa… Per cui, doveste incontrarmi per strada, mi raccomando copritevi bene.

Poi ho cominciato il vaccino per le mie allergie. Mix di alberi: hanno abbattuto mezzo bosco, hanno spremuto gli alberi, ne hanno concentrato il succo in 5 boccette da 10 ml e hanno trovato il pirla che le acquistasse per una cifra esorbitante impegnandosi a deglutirne il contenuto quattro gocce alla volta fino alla prossima estate, sopportandone l’estenuante prurito che provocano e con la prospettiva di proseguire per almeno tre anni.

Poi stiamo svuotando una casa e riempiendone un’altra, ricordi, cianfrusaglie, fatica e polvere. Una confusione di cose morte, tristi come l’autunno, e alcune scene memorabili in cui il comico e il tragico si confondevano sfumando l’uno nell’altro, tra cui quella della poltrona trasportata giù dalle scale che sembrava il rifacimento della sequenza della carrozzina che precipitava dalla scalinata di Odessa ne “La corazzata Potemkin”. E giornate di lavoro, sistemazione e riordino: un esercizio quasi zen dove il nulla è sostituito dal troppo. E nelle quali cerco di realizzare alcuni dei miei sogni di architetto mancato: dare ordine al caos, o più spesso viceversa, e perdermi nel dettaglio, smarrendo la visione complessiva dello scopo da raggiungere.

Poi ho ripreso la mesta attività beachtennistica indoor: e giocare per 2 ore con i soci del CRAL Montedison indossando gli occhiali a raggi X è un'esperienza estenuante, vi garantisco. Per cui ormai gioco senza guardare, e paradossalmente meno guardo e meglio gioco, forse perché in condizioni estreme l’istinto prevale sempre sulla ragione.

Poi è finita l’ora legale, per la gioia delle talpe.

Poi oggi siamo sette miliardi, di cui almeno sei miliardi e mezzo giocano a beach tennis meglio di me…

L’ombra della foto è la mia, e Halloween non c’entra niente…
Sono proprio io che sono così.

venerdì 30 settembre 2011

torneo dell'amicizia 2011 - il resoconto

Fine dell’estate.
Ormai nella casa di Spina i ragni stanno placidamente riprendendo possesso degli angoli del soffitto. Sono i discendenti di quegli stessi ragni che ho aspirapolverato via ad inizio stagione, ma sembra che per questo non mi serbino alcun rancore. I ragni di Spina sono pacifici e fatalisti, conoscono le regole del gioco e le accettano serenamente. Anche se ultimamente ho fatto un sogno. Venivo morso nel sonno da un ragno calatosi sul mio letto, e per effetto del morso mi trasformavo, da individuo timido ed impacciato che sono, in
Spider-Lore, supereroe che sparacchia dai polsi ragnatele a forma di reti da beach tennis dentro le quali si intrappolano le palline dei suoi stessi smash… Un incubo che non vi dico.
Ma bando alle chiacchiere, adesso che è passato abbastanza tempo e sta scattando l’effetto nostalgia, cominciamo a pubblicare il tanto atteso resoconto del Torneo dell’Amicizia 2011, che si è srotolato, come di un film la pellicola, sui campi del Bagno Spina il 13 agosto scorso.

 
Ore 7.45 del gran giorno. Presso la residenza dell’amministratore delegato del Team, sotto una stretta vigilanza armata (c’era mia moglie con la racchetta in mano), inizia il trasferimento dei trofei verso il Bagno Spina.
Sono trofei antichissimi, riciclati per l’occasione. Ora non vorremo creare allarmismi, false aspettative o illusioni, ma non possiamo neppure nascondervi quello che ci è stato rivelato dall’anziano amministratore delegato. E cioè che una delle coppe messe in palio al Torneo (e purtroppo non ricorda quale), l’aveva vinta tantissimo tempo fa giocando in singolo a tennis sui campi della Palestina contro un tale Giuseppe di Arimatea, che poi gli aveva raccontato una stranissima storia …
In sostanza, abbiamo il fondato sospetto una delle coppe messe in palio al Torneo dell’Amicizia 2011 altro non sia - nientepopodimeno - che il Sacro Graal!
E che qualcuno dei premiati, probabilmente, se lo sia portato a casa. Laddove hanno fallito Lancillotto, tutti i cavalieri della tavola rotonda, i crociati e chissà quanti altri, è forse riuscito uno di voi, grazie magari ad un quindici buttato via dagli avversari con una misera palla spizzata in rete o un inverecondo pallonetto fuori misura... L’unico modo per determinare se la coppa che avete appoggiato sulla mensola in soggiorno sia o non sia il Sacro Graal, è di andare alla Fonte dell’Eterna Giovinezza, sconfiggere in duello il Cavaliere Templare che la difende, riempire la coppa con l’acqua, bere e:
1) se invecchiate e vi decomponete immediatamente, purtroppo la vostra coppa non è il Graal;
2) se non succede niente, beh allora andate al bar del Bagno Spina e fatevi due spritz per consolarvi: non ringiovanirete ma almeno vi tirate un po’ su, (purchè non esageriate con le patatine…);
3) se invece udite una musica celestiale e venite irradiati da un raggio di luce ultraterrena, quello da cui avete bevuto è sicuramente il Graal, che vi donerà la vita eterna.
In quest’ultimo caso non siate egoisti: riportate per favore la reliquia al Bagno Spina dove ci sono diverse altre persone che ne hanno bisogno, se non per la vita eterna, almeno per spianare quelle fastidiose rughe d’espressione che si ritrovano sul viso.

 il banchetto dell'organizzazione allestito. 
Ma quale mai delle coppe sarà il Sacro Graal? 
Di sicuro siamo riusciti solo ad identificare la Mitropa Cup vinta dal Bologna nell’annata 1961-62

 la pigotta Agostino, realizzata dalla mia signora e messa all’asta a favore dell’UNICEF. Per diverse settimane il pupazzo – work in progress - è rimasto appoggiato sul tavolino di fronte al divano di casa mia, con alcuni ferri da maglia conficcati nel busto… 
Giusto nel periodo in cui a me è venuto il colpo della strega!

arrivano alla spicciolata i partecipanti. Questo è il pigotto Luca, transfuga del Bagno Granchio, che è stato venduto a peso: con il ricavato hanno ricevuto conforto tutti i bambini dell’Africa sudorientale e di Haiti, e qualcosa è anche avanzato…

… e questo è il pigotto Rocco, che però è stato venduto a centimetri, e non state a chiedermi niente di più…

quando si dice che ti rubano la scena… I due onesti beachtennisti, uno dei quali è un vecchio amico proveniente addirittura dal remoto e derelitto Lido degli Scacchi, pensavano di essere i protagonisti dello scatto. Ma, come dicevano i latini, “ubi maior, minor cessat” e sul chi siano i “minor” qui, secondo me, ci sono pochissimi dubbi…

in questo emblematico scatto, il passato ed il futuro del Team.
In secondo piano il Presidente dimissionario (almeno così si vocifera, ma non tutti ci credono), ed il primo piano il Presidente in pectore: Abdel Abdul Karim Ben Khalifa El Zurmalek, che con il suo nuovo motto “Tutto per un euro” conta di risanare la difficile situazione finanziaria del Team, creatasi per la sciagurata gestione precedente

 arriva anche il Consulente Legale del Team. Negli ultimi tempi ha assistito il Tesoriere, che vedete sullo sfondo, responsabile del pauroso dissesto finanziario del Team. Come ben saprete il Tesoriere era il depositario del patrimonio, che ammontava ad un euro. Una mattina, entrando distrattamente al bar del Moro, con quell’euro si è bevuto un caffè. Resosi conto del misfatto, è subito fuggito in uno di quei paradisi fiscali dei Caraibi, condividendo la latitanza con altri celebri bancarottieri…

…ma naturalmente è ritornato a Spina, cedendo alle pressanti richieste del Presidente che lo ha convinto promettendo di triplicargli lo stipendio. E consigliato naturalmente anche dal Consulente Legale il quale però ha omesso di fargli notare che, comunque, il triplo di zero è pur sempre zero.

- 1. continua - 

mercoledì 31 agosto 2011

torneo dell'amicizia 2011 - l'anteprima

Se qualcuno pensasse che questo blog sia stia esaurendo, beh, si sbaglia di grosso.

Diciamo che c’è una piccola pausa di riflessione, c’è della carne sul fuoco che però deve cuocere a puntino: in questi tempi di crisi violente, non bisogna essere troppo reattivi, occorre saper aspettare, le cose cambiano così rapidamente che il ritardare le reazioni ci fa risparmiare un sacco di energie. 

Ciononostante non si può sorvolare sull’evento che ha segnato l’estate beachtennistica al Bagno Spina: l’immancabile Torneo dell’Amicizia 2011, tenutosi il 13 agosto scorso con la partecipazione di tantissimi giocatori del bagno e di alcuni, selezionatissimi, “stranieri”. 
In totale 64 partecipanti, altrochè i tornei Turquoise!

Pubblichiamo, in prima battuta, le locandine appiccicate con mezzi di fortuna (meglio non specificare quali, ma posso confidarvi che è stato in parte utilizzato anche il composto più appiccicoso del mondo: la piadina con lo squaquerone) alla porta a vetri del bagno prima e dopo lo svolgimento del torneo.

 





E nei prossimi giorni potrete godervi un esauriente reportage fotografico sull’evento (la cui visione è consigliata solamente ad un pubblico adulto).
Niente male se si considera che ancora non è stato pubblicato, come incautamente promesso, assolutamente niente del torneo dell'anno scorso! La pausa di riflessione, appunto. Ma non bisogna disperare: magari tra un po' si riciccia anche su di quello.

domenica 31 luglio 2011

un eroe dei nostri tempi - 2: fuga da Spinatraz

Poi finalmente la malattia è finita, e con tutte le cautele del caso ci siamo trasferiti a Spina. Dove mi sono ripromesso di sfuggire ai racchettoni, legandomi al lettino come Ulisse con le sirene. Ma prima ho fatto un salto nel mio nuovo ufficio, dove ho verificato come i facchini avessero piazzato tutti i pacchi del trasloco secondo l’innovativa disposizione denominata, in termini strettamente tecnici, “a culo in su”.
Ci penserò al mio ritorno, mi sono detto tra me e me, pur sapendo che il pensiero mi avrebbe tormentato per l’intero periodo delle ferie.
E prima ancora ho fatto una visita medica, per verificare che il malanno fosse risolto.
“Come va?”, mi ha chiesto la dottoressa.
“Meglio”, ho risposto.
Fine della visita, abile e arruolato. Ma prima di lasciarmi andare, consultando i vecchi referti, mi ha chiesto se avevo fatto la risonanza magnetica al “rachide lombare” (facendomi velatamente intendere, con uno sguardo complice, di ignorare il significato del termine).
“No”, ho risposto, “la farò ad inizio luglio”.
“Ah, bene, perché sa, lei è alto, e alle persone alte è facile che esca un’ernia… Ma cos’è, ha male anche lì davanti?”
“No, non ho male, poi le spiego…”
“Ah…”
“Eh…”

E siamo partiti per Spina. Vacanze zoppe ma pur sempre vacanze, nei primi giorni delle quali ho sperimentato cosa volesse dire “soffrire il supplizio di Tantalo”. Otto campi da racchettoni a disposizione, bel tempo, giocatori di primordine disponibili, ma oltre al disagio fisico che ancora mi tormentava, incombeva sospesa come una spada di Damocle sulla mia testa la velata minaccia di cosa mi avrebbe fatto la mia signora nel caso in cui io, osando giocare a racchettoni ancora convalescente, avessi avuto un anche pur leggera ricaduta: non solo mi avrebbe spennato, ma mi avrebbe anche passato sulla fiamma come si fa con i polli prima di metterli in pentola.
Viste le premesse, sulle prime sono stato piuttosto cauto, e sono rimasto sdraiato sul lettino con lo sguardo fisso ai campi e la lingua a penzoloni sulla sabbia. Poi pian pianino nella mia mente si è sviluppato un piano diabolico, grazie anche ai ricordi di quei film americani di genere carcerario ambientati nei più biechi penitenziari, ed in particolare alle vicende raccontate da Don Siegel nel magistrale “Fuga da Alcatraz”.


fuga da Spinatraz! Durante il primo tentativo, mentre cerco
di sbucare da una delle piastre in cemento della passerella

Quatto quatto ho raccattato materiali vari in riva al mare (ceppi di legno, meduse, polistirolo, alghe e reti), qualcosina ho fregato ai bimbi degli ombrelloni vicini (secchielli, palette, palloncini), e circospetto mi sono messo al lavoro.
Dopo poche ore di lavoro avevo pronti un pupazzo con le mie sembianze (anche più bello, secondo alcuni maligni), che ho piazzato sul lettino un po’ coperto dal telo, e un tunnel sotto la sabbia che secondo le mie intenzioni puntava dritto al campo numero 8.

dai, il pupazzo è venuto benino, ma io sono un po' meglio!

Al primo tentativo sono sbucato ai margini di un campo del Bagno Las Vegas, sono stato prontamente estratto dal tunnel per le orecchie dall’addetto ai lettini, preso per il coppino e scaraventato armi e bagagli oltre il confine tra i due bagni come un gatto randagio.
Al secondo tentativo sono spuntato dentro il casotto dei lettini, riuscendo a spaventare a morte gli addetti alla spiaggia, solitamente imperturbabili e loquaci come statue dell’isola di Pasqua, al terzo sotto un tavolino del bar del bagno Spina dove quattro pensionati attorniati dai loro fans stavano disputando la consueta partita di trionfo acrobatico (1).
Ho dovuto riesaminare tutti i calcoli di traiettorie e i piani di scavo e al quarto tentativo, dopo un ampio giro sotterraneo, sono sbucato – racchetta tra i denti -, a fianco del lettino di mia moglie… Che guardando un po’ stupita quel talpone spuntato dalla sabbia che tanto mi assomigliava, ha controllato subito il fagotto che c’era sul mio lettino (che anche per lei era meglio dell’originale!), ha fatto due più due, mi ha acchiappato per le orecchie (evidentemente la mania dell’estate), ha recuperato un guinzaglio, una catena e una ciotola d’acqua e mi ha legato al fungo di sostegno dell’ombrellone.
Fine della fuga.
Però non è giusto… A Clint Eastwood era andata meglio!

(1) - Il trionfo acrobatico è una particolare variante del tradizionale gioco di carte, praticata ai tavolini del Bagno Spina. Ne riparleremo in modo più circostanziato.

giovedì 30 giugno 2011

un eroe dei nostri tempi - 1

Questo blog sta diventando sempre meno uno spazio dedicato al beach tennis e sempre più un bollettino sui miei malanni fisici.
Ma se le due cose sono così strettamente correlate, cosa diavolo posso mai farci?
Posso comunque garantirvi che la maniera peggiore di iniziare l’estate, la stagione beachtennistica e – ahimè – il primo spiraglio di ferie, è di inchiodarsi con la schiena.
Tutto nasce da una serie di spostamenti di uffici in cui sono stato anch’io coinvolto, dalla baraonda di traslochi che tradizionalmente si svolge negli uffici pubblici a cadenze regolari. Ci si deve muovere, forse anche solo per sentirsi vivi.
Dopo aver impacchettatto tutte le mie cose per benino, ho atteso i facchini per tutta la mattinata e questi sono arrivati giusto dieci minuti prima di andarsene in pausa.
Vabbè, mi sono detto, magari comincio io.
Bellissima idea, inutile eroismo.  
Sono quelle cose che uno fa d’istinto, convinto di fare bene, e di cui ci si pente un attimo dopo.
Ma tant’è, è un periodo che se faccio una cosa la sbaglio, se dico una cosa avrei dovuto dire l’opposto. Decisamente il mio momento magico.
All’ennesimo paccone di cartaccia inutile che ho spostato, ho cominciato ad avvertire un dolorino in fondo alla schiena che pian pianino ha cominciato ad allargarsi, e man mano che il dolore si irradiava io mi piegavo sempre di più in avanti, e di lì a poco mi sono ritrovato piegato in due come la strega di Biancaneve, mi mancava solo la mela avvelenata.
Posizione critica e pericolosa, specie di questi tempi e specie dentro ad un ufficio pubblico.
Dopo aver passato il pomeriggio a spalmarmi creme che si sono rivelate efficaci quanto quella contenuta nei bomboloni, la mattina dopo una nottata d’inferno mi sono infilato come un origami nell’abitacolo della mia auto e ho cominciato un calvario medico che mi ha portato alfine al pronto soccorso, dove sono entrato camminando come Igor in Frankenstein Junior.  E dove mi aspettavano un paio di ortopedici.
“Cos’ha combinato, ha male alla schiena?”
“ No, si figuri, è che mi è caduta una lente a contatto…”
“Spiritoso, eh?”
“Eh…”
“Vediamo”, disse cominciando a tastarmi il più truce dei due, “la fa male QUI? E in QUESTO PUNTO? E magari anche QUI?”, mentre io mi contorcevo come una biscia sui carboni ardenti, augurandomi che Ippocrate lo maledicesse per l’eternità, mentre acquisivo la consapevolezza del limitato senso dell’umorismo dei medici.
Poco dopo il responso: colpo della strega, da fare un mix letale di iniezioni e quindici giorni di riposo. Ad una settimana dall’inizio delle ferie! 
E la richiesta di una risonanza magnetica ad una cosa che ignoravo di possedere: il rachide lombare.
“Sa, lei è alto, e le persone alte son predisposte, potrebbe esserle uscita un’ernia… Ma cos’è, ha male anche lì davanti?”
“No, mi sto semplicemente toccando i maroni.”
“Ah…”
“Eh…”
Sono uscito dall’ambulatorio e camminando a quattro zampe mi sono diretto verso casa, la prigione dorata dove avrei sperimentato cosa prova chi viene messo agli arresti domiciliari.
Erano secoli che non facevo delle punture, dai tempi in cui ero piccolino e una parente vicina di casa arrivava, faceva bollire ago e siringa in un bizzarro pentolino di alluminio e mi siringava dopo avermi strofinato lungamente con l’ovatta imbevuta di alcool denaturato (un toccasana dell’epoca: ricordo ancora la prima volta che mi sono fratturato un braccio giocando a pallone nel cortile davanti a casa, ero steso dolorante sul divano e mio nonno, rientrando in casa e vedendomi in quelle condizioni, mi disse in dialetto: “Dat d’l’alcool!”).
Comunque ho cominciato a farle la sera stessa, non senza un qualche timore maldestramente dissimulato e vergognandomi sotto sotto di mostrare le chiappe ad un’estranea sotto lo sguardo divertito di mia moglie.
Siringone con doppia fiala di Muscoril e Voltaren.
Dovevo farne sette, ne ho fatte otto per amor di simmetria perché particolarità di queste iniezioni è quella di gonfiarti i glutei con un imbarazzante effetto “push up”, tanto che avevo la precisa sensazione di avere un culo come una ballerina brasiliana (non fosse stato per il resto del fisico, avrei fatto un figurone in tanga).
E per di più ho preso il vizio di massaggiarmi in continuazione le chiappe, gonfie ed indolenzite, gesto che visto da fuori mi avrebbe fatto passare per un maniaco sessuale (mi veniva sempre in mente quella battuta credo di Woody Allen: “Meno male che non sono nato donna, passerei tutto il giorno a palparmi le tette!”).
La mattina dopo ero ancora piegato ad angolo retto, come se mi fossi mangiato una squadra. Con il pragmatismo tipico del tecnico, ho prontamente inghiottito un righello, e così mi sono rimesso dritto. Dopo un paio di giorni chiuso in casa, non sapevo più dove sbattere la testa, tormentato anche dalle rimostranze di mia moglie che continuava a ripetermi sei sempre il solito stramanone, e mi hai rovinato le ferie, e adesso col cavolo che andiamo al mare perché poi vuoi giocare a racchettoni e poi ti blocchi di nuovo e se rimani offeso non credere che io stia lì ad assisterti, meglio che ti venga un colpo secco e via.
Insomma uno strazio.
Le immagini seguenti documentano alcuni momenti del durissimo periodo di detenzione domestica cui sono stato costretto.

 il vostro eroe mentre legge le ultime notizie di gossip su un giornaletto di pettegolezzi…

 … mentre consulta una rivista specializzata sulle nuove rivoluzionarie scoperte della scienza e della tecnica…
  
 … mentre studia le tattiche da attuare sui campi da beach tennis…

 … e i modelli di comportamento da adottare nei confronti degli avversari durante il gioco.

 mentre si aggiorna per migliorare il blog che tanto vi appassiona…

 …e pianifica le attività vacanziere alternative, nel caso fosse impossibilitato a giocare a beach tennis…

 … prospettiva che, leggendo un idoneo testo,  tenta di esorcizzare in tutte le maniere.

 il vostro eroe, insofferente al forzato riposo, mentre tenta di organizzare un partitozzo di beach tennis con il primo giocatore disponibile…

 … e mentre spiega tutte le sue perplessità sulla terapia in atto, poco prima che entrassero gli infermieri con quella singolare camicia a maniche lunghe che si legano dietro.

 il vostro eroe mentre cerca sul dizionario il significato della parola rachide, che per la serie “parla come mangi”, pare voglia dire “colonna vertebrale”…

 … non rinunciando poi però ad una profonda meditazione sul significato del noto detto popolare “par i occh an fa mai l’alba”

P.S. - Ne approfitto per fare gli auguri a mia mamma. Neanche sa che scrivo queste cretinate, e se lo sapesse potrebbe soffrirne... Conoscendola, direi di no, quel poco di ironia che possiedo l'ho presa da lei. Oggi compie ** anni (non posso dirlo, mi ucciderebbe), e sono 53 anni che mi sopporta. 
Un'eroina dei nostri tempi.

 - 1. continua -

martedì 17 maggio 2011

una domenica bestiale

Tok…… tok!
Tokkititok!
Thump thump!
Slam!
Tinkle tinkle!
Sdeng!
Clang!

Butto la mano sul comodino e cerco a tastoni il cellulare per controllare l’ora, mentre realizzo che sono al mare e che è domenica mattina.
Le 7 e 40.
“Gulp!”, dico io, a proseguo: “Ma chi è quel rompicoglioni che fa le pulizie a quest’ora del mattino?”
“Grofszl” risponde l’essere che da svariati anni mi dorme a fianco.

Cerco di riaddormentarmi, mentre ricordo che già verso mezzanotte in un beato dormiveglia sognavo di essere ad Ascot al Grand Prix di galoppo, sogno veicolato dall’arrivo dei condomini dei piani di sopra, probabilmente Fred Astaire, Ginger Rogers e il loro cavallo preferito, Ribot – ferrato tacco dodici per l’occasione -, che hanno ballato languidamente insieme il “Cheeck to cheek” (o qualcosa del genere)  fino all’una di notte.


i vicini di casa ballano, felici di essere al mare, 
nel loro salone sopra la mia camera da letto

Niente da fare, il tormento continua.   
Mi alzo, infilo le ciabatte, esco nel cortiletto e guardo in su, cercando di individuare i responsabili. E dal balcone mi saluta sorridendo la vicina del primo piano, spazzolone alla mano. E come va e come non va, e finalmente la bella stagione ecc. ecc. , finchè non le chiedo un po’ sostenuto se non per caso era lei che stava facendo le pulizie a quell’ora infausta.  Mi guarda sorpresa dicendo che no, giammai!, lei doveva ancora cominciare. 
E nel frattempo spunta dal balcone di sopra il busto della vicina del secondo piano, guanti di gomma, Mocio Vileda nella mano destra e piumino Swiffer nella sinistra. 
Espongo le mie civili rimostranze, saluto e rientro in casa, mentre le due erinni dell’igiene domestica mi osservano perplesse.

E del perché mi guardassero in quella maniera l’ho capito subito dopo, specchiandomi in  bagno: oltre al fatto di essere in ciabatte e dentro un vecchio pigiama sgualcito, ero pettinato come un cacatua.

In quelle condizioni la mia autorevolezza non doveva essere decisamente granchè.
Comunque i rumori sono subito cessati, ma ormai ero sveglio. Mi sono sistemato la capigliatura alla bellemeglio, leccando ripetutamente il complicato shangai tricologico con un pettine bagnato. E ho fatto colazione, scrutando un cielo che non prometteva nulla di buono.

Quando siamo usciti per andare in spiaggia, mentre chiudevo il cancelletto ho buttato lo sguardo verso l’alto e le ho riviste, affacciate ai rispettivi balconi  armate di tutto punto con cartuccere di spugnette e detergenti, pronte a far ululare i loro aspirapolvere.
Le ho fissate dritto  in faccia, e con tutta la solennità di cui sono stato capace ho detto loro: “Ok ragazze: al mio segnale, scatenate l’inferno!”
Mi hanno guardato, di nuovo perplesse…

Per forza, ero pettinato come un’upupa!

la mia tipica acconciatura mattutina... 
c'e' un motivo, e avremo modo di riparlarne a breve!

Partiamo in bici, e dopo cento metri comincia a piovigginare. Torniamo indietro e prendiamo l’auto per andare al bagno, mentre il mio cervello captava messaggi subliminali (inviati non ho capito bene da chi) che ripetevano: “Voglio andare a casa, voglio andare a casa…”. 
Ma al bagno mi aspettavano la sbadilatrice ritrovata, due suoi amici e figlioli vari, tutti ansiosi di prendere a racchettate il maltempo che ci minacciava. C’era veramente un tempo da lupi, e la mia signora fissandomi rivoltava le pupille all’indietro di centottanta gradi mentre nel bianco dei suoi occhi compariva la scritta “Voglio andare a casa…”. 

Ciononostante, in quello che ci era sembrato uno sprazzo di miglioramento, abbiamo deciso di azzardare una partitella, siamo usciti e abbiamo cominciato a toglierci le tute. Beh, almeno i campi erano liberi. 

Mia moglie da dentro il bagno mi lanciava sguardi di fuoco ed io, interpretandone il labiale attraverso le vetrate del bagno, ho appreso la sua particolare posizione nei confronti del delicato tema dell’eutanasia. Infatti continuava a ripetermi, pur muta come un pesce nell’acquario, la seguente frase: “Se ti ammali, ti ammazzo!” Fortunatamente un colpo di vento, uno scroscio d’acqua e due orsi bianchi con le infradito che fuggivano dalla spiaggia ci hanno convinti a rinunciare definitivamente. 

Ci siamo quindi rintanati nell’ospitale hall del Bagno Spina dove, lontani dalla frenesia dei racchettoni e chiacchierando di questo e di quello, ci siamo pian piano scoperti come persone, e anche di un certo spessore, mica degli scemi qualunque!

Per cui, giornata comunque positiva, alla facciaccia del maltempo.

Poi è arrivato il momento di andarcene, mentre arrivavano secchiate d’acqua da tutte le parti, peggio che ad un tappone alpino del Giro d’Italia. Quando ci siamo immessi in superstrada, l’asfalto era una lastra di acqua costellata di pozze che ti bloccavano a volte le ruote di destra, a volte quelle di sinistra: un incubo.
Allora ho pensato di telefonare alla Capitaneria di Porto (con tutta quell’acqua, la competenza non poteva essere che loro), con l’intenzione di chiedere se per caso, già che eran caldi, non potevano venire a sequestrare anche la superstrada, disastrata e pericolosa com’era… 

Voi non ci crederete, ma non mi hanno minimamente cagato.

giovedì 5 maggio 2011

beati i perseguitati

Grazie alle preziose indicazioni strategiche del Presidente e complici anche le artriti delle nostre articolazioni che ci hanno ben presto reso insopportabile la permanenza nell’ambiente umido della torbiera (ormai noi tutti c’abbiamo un’età…), dopo neanche venti minuti ci hanno catturati, legati e appesi mani e piedi a delle pertiche.
E trasportati a spalla nella City, dove siamo subito stati rinchiusi della Torre di Londra, sorvegliati a vista dai Beefeater che il Presidente ha affermato di aver già visto ritratti sull’etichetta di alcune bottiglie di gin.
Neanche il tempo di chiudere il chiavistello che il Presidente ha iniziato a sbraitare le uniche due frasi in inglese che conosceva: “Merry Christmas!” e “Tie break!” (“Spina beach” non glie l’abbiamo data per buona), e ha cominciato a battere i pugni sul portone della cella chiedendo di parlare personalmente con la regina Vittoria o, in alternativa, con re Artù.
Per dargli man forte, il consulente legale, dando fondo alle sue scarse conoscenze di inglese, ha iniziato a strillare “The book is on the table!”, mentre noi tutti cantavamo sguaiatamente “Yellow submarine”.
Insomma, un casino tale che ad un certo punto abbiamo intravisto il fantasma di Anna Bolena che, testa sottobraccio, se ne è uscita dalla cella attraversando il muro, visibilmente seccata.
Poi all’improvviso il Presidente ha avuto l’intuizione.
Memore di quanto confidatogli durante la cerimonia di nozze dalla sorella della sposa, Pippa (quando l’abbiamo vista entrare nell’abbazia abbiamo esclamato tutti all’unisono “Mo pippa!” e lei, credendo che la conoscessimo, ci ha subito benvoluti), ha fatto allusivamente capire ai nostri carcerieri di conoscere la destinazione del viaggio di nozze degli sposi (che con la proverbiale spocchia della casa reale, hanno prenotato due lettini ed un ombrellone al Bagno Las Vegas per la prima settimana di maggio). E costoro, consultato il Foreign Office, per evitare complicazioni ci hanno scarcerati a patto che non rivelassimo nulla di quanto sapevamo.
Scaraventati fuori dalla Torre di Londra, com’è e come non è, nel giro di poche ore siamo stati recapitati in prossimità del nostro nuovo obiettivo: Roma, per la beatificazione di Papa Wojtyla.
Giusto il  tempo di abbigliarci in maniera consona alla cerimonia, che abbiamo cominciato ad avvicinarci a piazza San Pietro. 

il team, mirabilmente abbigliato per la storica cerimonia

Ma all’improvviso è successo l’imprevisto: non appena ci siamo incanalati tra la folla in via della Conciliazione, forse per colpa di una foto di Papa Roncalli pubblicata sul blog e probabilmente mal digerita dalle gerarchie ecclesiastiche, è scattata una task force vaticana: le Guardie Svizzere, alabarde alla mano e spalleggiate da un nugolo di cardinali inferociti, hanno cominciato ad inseguirci costringendoci a risalire come salmoni la corrente dei pellegrini che sciamava verso piazza San Pietro. Per alleggerire la situazione abbiamo cominciato a lanciare alle guardie svizzere alcuni pezzi di emmenthal, di cui sapevamo quanto fossero ghiotti, ma la schiera di cardinali, roteando degli incensieri sopra le loro teste come fossero bolas, ci ha ricacciati ben presto oltre Castel Sant’Angelo.
Per cui, cerimonia mancata: i dannati del beach tennis esclusi dallo storico evento per l’opposizione del Vaticano che però ha avuto il coraggio di tollerare la presenza, dopo tutto quello che ha combinato, di un Berlusconi che si è addirittura addormentato durante il rito!

mica giusto, lui si e noi no!

Ma riflettendo sull’accaduto, seduti attorno ad un tavolo di un’osteria di Trastevere, abbiamo concluso che chi non ci vuole, non ci merita.
Vorrà dire che aspetteremo pazienti la beatificazione dell’altro grande polacco della storia: Zbigniew Boniek.

magari ci sarà un tantino da aspettare, ma noi abbiamo pazienza...

sabato 30 aprile 2011

impegni istituzionali

Volevo continuare con il racconto degli eventi di questi primi fine settimana al mare, ma l’attualità incalza. 
Ci sono eventi, nella storia dell’umanità, a cui è indispensabile partecipare. E il nostro Team, ambasciatore del beach tennis nel mondo, di sicuro non può tirarsi indietro. 
Oggi a Londra si è celebrato il matrimonio dell’anno, tra il principe William e Kate Middleton: potevamo forse mancare? 
Dopo una frenetica consultazione con il Tesoriere, che ci ha illustrato con il consueto tecnicismo professionale la complessa situazione patrimoniale del team (1 euro in cassa, sempre quello), abbiamo freneticamente discusso sul da farsi. Dalle accurate ricerche svolte e dal formidabile brainstorming che si è scatenato, sono emerse le geniali soluzioni per affrontare il delicato impegno. Innanzitutto il regalo di nozze. Si è optato per il riciclo di una pentola a pressione Lagostina da 5 litri, ancora imballata dai tempi del mio matrimonio, oltre ad un vasetto di alici marinate gentilmente offerto dal “miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni”. Per raggiungere Londra abbiamo trovato un volo “low cost” in deltaplano che per un euro, partendo dall’aviosuperfice di valle Gaffaro ci avrebbe scaraventato nella Manica in prossimità delle bianche scogliere di Dover. Poi, da lì a Londra cosa ci sarebbe mai voluto? E difatti siamo arrivati, elegantemente bardati da cerimonia, anche se inizialmente siamo stati scambiati per i rappresentanti di una qualche sperduta colonia del Commonwealth: sti barbari di inglesi non sanno proprio cosa sia l’eleganza!

cliccate sulla foto per ingrandirla ed apprezzare così la raffinata eleganza dei membri del Team

Comunque, il Presidente si è subito precipitato a porgere i doni agli sposi, piacevolmente stupiti soprattutto dalla pentola a pressione, oggetto evidentemente gradito alla casata dei Windsor tanto che poi la regina Elisabetta lo ha subito indicato come modello per i suoi prossimi cappellini.

i due giovani sposi hanno talmente apprezzato il regalo 
del Team che non hanno voluto separarsene 
nemmeno nei momenti cruciali della cerimonia

E a sorpresa ha consegnato a Kate una lattina dei famosi fagioli borlotti di cui è testimonial, sussurrandole però all’orecchio di non abusarne, specialmente in vista della prima notte di nozze.   

i due sposini mostrano felici i doni del Team, impegnandosi
 tacitamente a consumarli, per un motivo o per l'altro,  
solo dopo il viaggio di nozze

Finita la cerimonia a Canterbury, ci siamo spostati per il rinfresco, durante il quale il Presidente ha chiesto ad un pronipote dell’ammiraglio Nelson con che sistema si poteva risolvere la diatriba tra i gestori dei bagni dei lidi comacchiesi e la locale Capitaneria di Porto, e la risposta è stata netta: prima il gatto a nove code e poi tre giri di chiglia, e chi sopravvive ha ragione, mentre poco distante un discendente di sir Francis Drake e il suo pappagallo appollaiato sulla spalla annuivano soddisfatti. 
Ma in quel momento è successo l’imprevedibile: il Presidente, al suo ennesimo drink, ha inavvertitamente appoggiato il bicchiere sul cappellino giallo della regina, scambiandolo per un tavolino di servizio. Apriti cielo! Si sono sentiti suoni di corni da caccia, l’abbaiare di mute di cani e il frastuono del galoppo dei cavalli montati da cortigiani in livrea rossa… Si è scatenata una massiccia caccia alla volpe, e le volpi eravamo noi! Ci hanno inseguiti per ore nelle brughiere del Kent, ma sotto l’abile guida del nostro Presidente ora siamo semisommersi negli acquitrini di una torbiera, dove i cani – che guaiscono ininterrottamente - non possono raggiungerci.
Ma dobbiamo trovare una rapida via d’uscita.
Perché il primo maggio – perbacco!- dovremo essere in piazza San Pietro, per la beatificazione di Karol Wojtyla!

venerdì 22 aprile 2011

e nel weekend successivo

E nel weekend successivo ancora meglio, perché si sono rifatti vivi in tanti. Il tesoriere, il consulente legale, la sbadilatrice dispersa, vari componenti del Comitato dei saggi del Team e tanti altri, addirittura un transfuga desaparecido del bagno Granchio. E si è rifatto vivo anche il caldo, e il Bagno Spina ha riaperto in grande stile, e un sacco di altre cose, alcune sorprendenti. Ma andiamo con ordine.

La piscina sequestrata.
E’ stata la prima cosa balzata agli occhi degli avventori: la meravigliosa piscina, vanto e fiore all’occhiello del bagno, recintata da una squallida bandella di plastica bianco-rossa e messa sotto sequestro. 
Dalla Capitaneria di Porto.
Abusiva. 
Perché non rimovibile al termine della stagione balneare. 
D’altronde è tutto logico e comprensibile: chi, alla fine della stagione balneare, non ripiega la vasca della piscina, non ne imballa il pratico sistema di depurazione delle acque, non rimette le pompe nei pratici astucci, non rimuove le scalette in acciaio inox, non smonta la struttura di sostegno, i pannelli di recinzione, il pavimento in legno, le docce, i quadri elettrici, l’illuminazione e non infila il tutto nel baule della macchina e se lo riporta nello sgabuzzino di casa? 
Ora io non so se certe cose possano succedere solo a Comacchio, se chi rilascia le autorizzazioni abbia cognizione della realtà o dica semplicemente fischi per fiaschi e chi le richiede capisca esattamente il contrario, o se ci sia una tale confusione normativa per cui si fanno le cose nella convinzione che tutto quello che non è esplicitamente vietato sia consentito, al contrario di quanto succede nelle altre parti del pianeta Terra... 
Mah!
D’altra parte noi, che da tempo frequentavamo il bagno nei fine settimana assolati, già sapevamo dell’accaduto. Perché il giorno in cui tutto è successo, noi c’eravamo. 
Precisamente un sabato in cui io, dopo aver scaricato al bagno la mia signora e l’amministratore delegato del Team, ero dovuto andare a casa dove avevo un appuntamento col muratore che avrebbe dovuto sistemarmi il pilastro della loggia sul cortile, lesionato dal rigonfiamento dei ferri di armatura. Il tempo aspettare l’arrivo dell’umile artigiano, con il secchio degli attrezzi appoggiato sul sedile anteriore di una fiammante Porsche Cayenne – tanto per ribadire quanto sia più importante investire nello studio che non nel lavoro manuale -, il tempo di mostrargli il problema, il tempo di sentirmi dire che sì, il pilastro era lesionato ma non c’era nessun pericolo, il tempo di fargli notare che d’accordo, non c’era pericolo immediato, ma il pilastro reggeva comunque un paio di balconi che quando avrei fatto colazione-pranzo-cena nelle calde giornate estive sarebbero stati sopra la MIA testa e non sopra la SUA, il tempo di vederlo partire sgommando mentre diceva che avrebbe ripristinato al più presto il tutto in stile doricoionicocorinzio (specialmente coionico) – compresa la trabeazione che reggeva il balcone di sopra - che, tornando al bagno, ho notato parcheggiata nel piazzale una Fiat Punto della Guardia Costiera, che mi è subito parsa incongrua quanto un sommergibile del Corpo degli Alpini. 
E sbirciando, ho notato alcuni personaggi in divisa bianca e con in testa delle feluche come quelle dell’ammiraglio Nelson a Trafalgar che parlottavano col gestore. 

i due funzionari della Capitaneria di Porto
 mentre procedono al sequestro della piscina

E che alla fine della discussione sono saliti sulla loro Punto, hanno scrutato l’orizzonte con un cannocchiale, e dopo aver  fatto uscir fuori dai finestrini abbassati due pagaie si sono diretti remando verso la stradina di uscita dal bagno, mentre uno urlava “Vira a babordo!” e gli altri due intonavano la nota canzone pirata “Quindici uomini sulla cassa del morto”.
Poi si sono persi nella rotonda, e credo siano ancora lì che girano.
Poco dopo è spuntata la moglie del miglior imprenditore balneare degli ultimi 150 anni che, ordinanza di sequestro alla mano, ci ha raccontato tutto.

Ora io credo che se ci fosse un po’ di buonsenso, a Spina qualcuno dovrebbe immediatamente sequestrare due cose: le strade e i marciapiedi. Perché disastrati, terrificanti, estremamente pericolosi e osceni biglietti da visita per una cittadina balneare che abbia interesse a mostrarsi con un minimo di decoro non solo ai turisti locali (che chissenefrega, hanno la casa, sono obbligati a venirci, se gli va bene è così altrimenti si attacchino), ma anche a quelli che vengono da fuori e che dovrebbero affezionarsi. Altrochè le piscine!
Fatto sta che adesso la piscina è ridotta ad uno stagno infestato da miriadi di zanzare i cui piani di volo vengono coordinati – per evitare il caos – dalla base NATO di Poggio Renatico che ha tentato di dirottarle verso la Libia, ma loro col cazzo che ci vanno, tengono duro e aspettano per azzannare i turisti che tra qualche settimana si faranno vivi.

il nuovo stagno del litorale, che verrà inserito tra zone umide 
di interesse naturalistico del Parco del Delta del Po

Forse qualcosa si smuoverà, perché per la prima volta ho sentito dare giudizi sconsolati e negativi sui nuovi amministratori, che non sanno mai cosa succede, quando succedono le cose non ci sono e se ci fossero dormirebbero. E per i quali comunque la colpa è sempre di quelli che c’erano prima.

Speriamo che qualcuno trovi una soluzione decente prima dell’estate, e che il massacro non continui. Perchè non oso pensare a cosa succederebbe se qualcuno si azzardasse a sequestrare i campi da beach tennis.

Fine dell’invettiva, il resto dopo Pasqua.
E, a proposito, auguri a tutti.
p.s. - Domani tutti al mare.
Noi ci saremo: lo intuisco dai ronzii provenienti dal bagno, dove mia moglie sta perfezionando gli ultimi ritocchi con il nuovo particolarissimo depilatore: